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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia Torremaggiore

Antonio Russo, il giovane enologo che sogna in grande: "Fare arte a partire dai prodotti della terra"

La visione del giovane enologo foggiano: “Un vino o un extravergine sono storie di persone e popoli, di territori, colori, profumi. Della musica bellissima, un quadro di un artista tra l’impressionismo e l’espressionismo. La metamorfosi di un’emozione”. Il progetto per rilanciare il territorio

Quella di Antonio è una storia di passioni. Il suo sogno è fare arte a partire dai prodotti della terra: “Un vino o un extravergine sono storie di persone e popoli, di territori, colori, profumi. Della musica bellissima, un quadro di un artista tra l’impressionismo e l’espressionismo. La metamorfosi di un’emozione”, spiega. Antonio Russo, 26enne enologo ed imprenditore agricolo di Torremaggiore, nasce da una famiglia fortemente legata all’agricoltura e che nell’ultimo ventennio si è specializzata nella viticoltura e l’olivicoltura di qualità.

Questa passione, Antonio, l’ha fatta sua. Dopo aver conseguito la laurea triennale in Scienze e tecnologie agrarie presso l’università di Campobasso si trasferisce ad Asti per proseguire gli studi magistrali in Scienze viticole ed enologiche. Negli anni astigiani partecipa attivamente alla vita enoica del Monferrato e delle Langhe. Svolge due vendemmie nella storica cantina ‘Vietti’ di Castiglione Falletto dove ha l’opportunità di partecipare alla produzione di alcuni dei più importanti ‘cru’ di Barolo.

“Le Langhe sono il mio primo amore enologico. In quelle terre il vino è una cosa seria. Una geometrica perfezione di uomini ed agricoltura.” Continua: “Ammetto che ero quasi certo di voler iniziare una nuova vita in Piemonte. Avevo già acquistato un maggiolino e stavo cercando casa ad Alba”. Poi è arrivato il primo lockdown e tutto è cambiato. “La cosa che faceva più male era l’impossibilità di tornare a casa, il sentirsi lontano. Ricordo, da bambino, scrissi una poesia su un uccello che voleva diventare pesce e di un pesce che voleva diventare uccello”. Fu, dunque, l’inquietudine della solitudine a traslare il sogno nel suo posto di appartenenza: nella sua Puglia.

“Il Tavoliere è un territorio dalle forti potenzialità con un’importante radice agricola che non riesce, tuttavia, ad emergere come identità territoriale nel senso vero del “luogo comune”. Questo, a causa di politiche a lunghi tratti sbagliate che si sono susseguite a partire dalle riforme agricole della seconda metà del ‘900 e che, in un certo senso, hanno fatto comodo all’umile contadino rallentando il concetto di “imprenditorialità agricola” e “cooperazione”. Per citare Mannarino: “la tua vera rivoluzione sarà rivoluzionare te stesso”, per questo ho iniziato a concepire l’inutilità del fuggire, quella che, un mio carissimo amico poeta, definisce restanza. Ed io ci resto e ci provo.”

Oggi Antonio lavora assieme ad un’importate consulente enologico pugliese tra San Severo, Cerignola e Venosa in Basilicata. L’obiettivo è quello di avere la massima espressione dalle nostre uve con un occhio rivolto verso l’ispirazione artistica e naturalistica dell’enologia “perché, in fin dei conti, l’enologia è l’arte di fare Vino.” Nasce, inoltre, l’ambizione di regalare all’azienda di famiglia un riconoscimento nel mondo, dopo tanti anni di sforzo agricolo. Il 2021 è l’anno di esordio di “Evoè” un extravergine di Peranzana. L’idea fondamentale è quella di legare una bottiglia di extravergine di Peranzana (simbolo dell’agricoltura dell’Alto Tavoliere) ad un’opera d’arte e di portare un pezzo delle Langhe nella sua terra. Evoè vuole essere un’opera d’arte in un’opera d’arte ed il maestro Pino Spadavecchia, pittore molfettese, autore dell’etichetta, è riuscito in questa impresa. “È stato bellissimo poter osservare un’artista che materializzava su tela un mio pensiero”. Enologo e poeta. “La poesia è un mio vizio infantile, tuttavia non mi sento di dire di aver mai avuto un vero e proprio guizzo artistico”. Sorride. “L’arte mi ha sfiorato delicatamente. Dell’artista ho ereditato la malinconia, l’inquietudine, il sogno”. Sorride ancora.

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