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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Mons. Pelvi non le manda a dire: "Ci stiamo abituando alla corruzione e alla politica dei favori"

Si tratta del messaggio ‘Giovani seminatori di legalità’ preparato per il ‘Patto provinciale della legalità’ stipulato in accordo con la Prefettura di Foggia

La corruzione non è un atto, ma uno stato personale e sociale, nel quale ci si abitua a vivere”. E “non può essere perdonata” nemmeno dalla Chiesa se non c’è “autentico pentimento senza riparare con gesti concreti l’ingiustizia commessa e il dolore procurato”. Non le manda di certo a dire l’arcivescovo di Foggia, mons. Vincenzo Pelvi. Sono di questo tenore le parole che scrive nel suo messaggio ‘Giovani seminatori di legalità’ preparato per il ‘Patto provinciale della legalità’ stipulato in accordo con la Prefettura di Foggia.

Parole che non risparmiano nessuno. Infatti Monsignore parla di criminalità, ma fa anche riferimento ai casi in cui “l’illegalità viene da persone che hanno responsabilità pubbliche”. Uno stato di cose che provoca “rassegnazione e sfiducia” nelle tante famiglie e nei giovani “che con onestà e fatica si preoccupano di mantenere integra la loro dignità”. “Ne consegue – scrive - che ci stiamo abituando ai fatti di corruzione, come se facessero parte della vita normale della società, quasi uno stile accettabile e desiderabile nella convivenza cittadina”.

E allora cosa fare per invertire la rotta? “È urgente – spiega - ripristinare la legalità nel campo delle relazioni sociali (…). Per ricostruire una cultura della legalità occorre cominciare dal basso (…), condividere valori, prospettive, diritti e doveri, pensarsi dentro un futuro comune da costruire insieme, curando le ferite di legami spezzati e della fiducia tradita”.

Di qui l’impegno di un elettorato attivo e partecipativo – propone – che non può sperare il proprio avvenire dal piccolo grande privilegio, dall’eccezione, dalla propria singola, particolare condizione di favore (…). Serve, infatti, un nuovo modo di intendere l’impegno politico con la capacità di creare un protagonismo diffuso a partire dalle realtà sociali più dinamiche e positive, all’interno delle quali il mondo cattolico è spesso tra le componenti più vitali n(…).Torniamo alla politica della verità (…) anche perché la politica non è un incontro tra uguali, ma la convivenza e la comprensione tra persone diverse, che possono raggiungere obiettivi comuni”.

La politica non deve accontentare tutti – conclude - ma rappresentare tutti”.

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