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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca San Severo

Ucciso in un cantiere edile a San Severo, chiesta l'assoluzione del reo confesso: "Fu legittima difesa"

Il processo sull'omicidio di Bonifazio Buttacchio, imputato l'imprenditore Vincenzo Gualano, verrà aggiornato al prossimo maggio per eventuali repliche e sentenza

Riconoscimento del vizio parziale di mente e delle attenuanti generiche prevalenti, oltre all’esclusione dell’aggravante della premeditazione.

Sono queste le richieste avanzate dalla difesa dell’imprenditore Vincenzo Gualano, a giudizio dinanzi alla Corte d’Assise di Foggia (presidente Mario Talani), per l’omicidio di Bonifazio Buttacchio, 57enne di San Severo ucciso il 20 novembre 2021, nel cantiere edile in via Cannelonga, dove erano in corso i lavori per la realizzazione della nuova curia vescovile. L’uomo, unico imputato nel procedimento, si costituì dai carabinieri subito dopo il fatto.

Nell’udienza di ieri, è stato dato spazio alla discussione della difesa, rappresentata dall’avvocato Gianluca Ursitti.

Nella sua requisitoria, durata poco più di un’ora, il difensore ha ripercorso i fatti mettendo in luce gli aspetti che dimostrerebbero, a suo avviso, l’assenza della premeditazione nell’azione omicidiaria.

Al contrario, l'uomo avrebbe agito per legittima difesa. Caduta tale aggravante, l’imputato potrebbe vedersi riconosciuti i benefici del rito abbreviato, consistenti nello sconto di un terzo della pena.

Ancora, la difesa ha richiamato alla memoria della Corte le varie consulenze e perizie mediche che certificherebbero il vizio parziale di mente dell’imputato, nonché le aggressioni e pressioni subìte nel corso dei mesi da parte della vittima. Precedentemente, la pm Roberta Bray aveva chiesto per l’uomo una condanna complessiva a 24 anni di reclusione (22 per il reato di omicidio e 2 per porto abusivo di arma), riconoscendo inoltre l’aggravante della premeditazione, a compensazione della diminuente del vizio parziale di mente. Il processo verrà aggiornato al prossimo maggio per eventuali repliche e sentenza.

LA VICENDA | L’omicidio, secondo l'accusa, sarebbe avvenuto all’esito di un litigio tra la vittima e il titolare del cantiere. Il movente sarebbe da ricondurre ad un piccolo credito che la vittima, carpentiere, vantava nei confronti dell’ex datore di lavoro. Un somma di denaro che il 57enne avrebbe più volte preteso con fare minaccioso, tanto da indurre l’imprenditore a denunciare la vittima, per le pressanti richieste di estinzione del debito.

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