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Cronaca San Severo

Francesco Pio, il 17enne che "sognava una vita piena" ucciso in una strada di San Severo

Ieri i funerali di Francesco Pio D'Augelli, il ragazzo di 17 anni ucciso la sera del 18 luglio tra via Lucera e via Ferrini a San Severo. La ricostruzione dell'omicidio. Sedicenne è in carcere al minorile di Bari

Giustizia e verità. Non chiedono altro i familiari di Francesco Pio D’Augelli, Kekko per gli amici, il 17enne ucciso la sera di lunedì 18 luglio tra via Lucera e via Ferrini, a poche decine di metri dalla sua abitazione, con una coltellata infertagli al fianco sinistro della aorta sottorenale, da un ragazzo 16enne ristretto nel carcere minorile di Bari con l’accusa di omicidio e con il quale la vittima si era data appuntamento per fare chiarezza sullo scambio di messaggi che pochi mesi prima l’accoltellatore aveva scambiato con la fidanzata di lui, nonché a poche ore dal litigio verbale avvenuto tra i due la notte tra sabato 16 e domenica 17 luglio in un lido di Marina di Lesina. Un alterco durato pochi minuti, durante il quale il reo confesso del delitto avrebbe minacciato di morte Francesco Pio dicendogli che gli avrebbe sparato. In quella circostanza la vittima sarebbe stata accerchiata da un gruppo di ragazzi e avrebbe ricevuto uno schiaffo.

Informato immediatamente della situazione, il fratello più grande di Francesco aveva contattato entrambi. L'indagato, su Instagram, gli avrebbe suggerito di parlare con Kekko “perché moderasse parole ed espressioni”. Anche la notte successiva i due si sarebbero visti e parlati per qualche secondo nei pressi di un chiosco. 

A cinque giorni dal fatto di sangue, ieri mattina, a San Severo, sconvolta e stordita dall’ennesimo fatto di sangue, nella chiesa della Croce Santa, si sono celebrate le esequie del ragazzo (guarda il video). Francesco, come tanti altri suoi coetanei, “sognava una vita piena, che stava appena sbocciando”, ma che gli è stata “strappata su una strada di San Severo” ha evidenziato il parroco. Il diciassettenne è morto nel giro di pochissimi minuti, il tempo di percorrere alcuni metri sulle sue gambe, gli ultimi della sua vita, e di accasciarsi al suolo. Ha perso moltissimo sangue, inutili i tentativi di salvargli la vita nonostante tutte le procedure di rianimazione cardiopolmonare compiute presso il pronto soccorso dell'ospedale Masselli Mascia.

I primi a soccorrerlo erano stati dei commercianti della zona che avevano appena chiuso la loro attività. Sul posto erano immediatamente sopraggiunti il fratello e il padre della vittima. E ancora, prima della disperata corsa in ospedale, c’era stata la videochiamata su Instagram fatta dall’aggressore al fratello di D’Augelli, nel corso della quale gli aveva mostrato il palmo della mano insanguinato dicendo “vieni a prenderti tuo fratello che l’ho appena accoltellato, portalo in ospedale”.

Utili alle indagini sono risultate le immagine estrapolate dai circuiti di videosorveglianza della zona, in cui si vedrebbe l’arrivo e la fuga del ragazzo a bordo di un ciclomotore, e il corpo di Francesco barcollare e cadere sull'asfalto. Ci sarebbe anche un testimone oculare. Francesco Pio D’Augelli è deceduto alle 21.52. Quaranta minuti prima, alle 21.12, tra i due, presumibilmente una volta amici, c’era stata una chiamata durata 14 secondi.

L’acquisto del coltello a scatto – che all’atto della consegna risultava ripulito - sarebbe avvenuto una settimana prima, “e quindi in epoca successiva alla ripresa dei contatti conflittuali con la vittima risalenti a otto mesi prima ma ripresi dopo un periodo di quiescenza, da qualche settimana”. 

L’autore reo confesso del delitto è stato sottoposto dal pm a fermo, eseguito dalla squadra mobile della Questura di Foggia il giorno successivo all’omicidio, nei cui uffici il minorenne – già individuato ma irreperibile - si era recato per costituirsi accompagnato dal suo avvocato di fiducia. Sarebbe stato il padre del ragazzo a riferire alla polizia che suo figlio sarebbe stato irreperibile e solo a seguire si sarebbe recato presso gli uffici della squadra mobile accompagnato dal suo legale di fiducia.

Presentatosi spontaneamente il giorno successivo per rendere dichiarazioni alla presenza del Pm, l’indagato avrebbe dichiarato di aver portato con sé l’arma per spaventare D’Augelli e di averla usata in risposta a dei pugni che la vittima gli avrebbe sferrato sul volto (sotto ad un occhio e sulle labbra). A tal proposito il 22 luglio il prof. Francesco Introna, per la Procura del tribunale dei Minorenni di Bari, si è recato in carcere per acquisire la cartella clinica del minore.

Secondo il pm sussisterebbe il concreto pericolo di fuga del 16enne reo confesso dell’omicidio di Francesco Pio D’Augelli, “ritrovato soltanto a seguito di indagini non semplici”. E' quanto riporta l'ordinanza di convalida di fermo e di contestuale applicazione di misura cautelare a firma del gip Patrizia Famà. Peraltro, dall’interrogatorio dell’indagato avvenuto il 19 luglio, nonché dagli atti di indagine, sarebbe emerso il coinvolgimento di alcuni suoi congiunti che avrebbero assicurato l’irreperibilità “e che potrebbero aiutarlo a fuggire nuovamente” viene evidenziato.

Nei confronti del ragazzo - che resta in carcere - sussistono quindi gravi indizi di colpevolezza circa i fatti di via Lucera a San Severo. D’altronde, davanti al pm, il minorenne ha confessato di essere l’autore dell’omicidio, sul luogo del quale, come ripreso dalle telecamere di videosorveglianza, era giunto ed era scappato a bordo di un ciclomotore.

Per il pm ricorrono quindi le esigenze cautelari “atteso che vi è il concreto pericolo che l’indagato possa commettere altri gravi delitti della stessa specie per cui si procede attesa la presenza di precedenti di una certa gravità emergenti dal certificato penale” e – si legge - “...la personalità dell’indagato...desta allarmante preoccupazione atteso che non ha avuto timore di porre in essere i reati per cui si procede, in centro, a San Severo, in orario in cui la città era frequentata...sintomo di un una sprezzante indifferenza per l’eventuale presenza di testimoni che potessero confermare i fatti o intervenire” aggiunge.

Per il gip la misura cautelare della custodia nell’istituto penale dei minorenni di Bari, “appare allo stato quella più idonea a far fronte alle esigenze cautelari...in ragione della efferatezza e della spregiudicatezza della condotta posta in essere nonché della gravità del reato compiuto e della personalità dell’indagato emergente dal certificato penale”.

Dalle carte del pm si legge che “non vi è dubbio che il fatto descritto possa essere qualificato come omicidio, stante l’altezza e la direzione del colpo o dei colpi inferti, da vicino, che avevano senz’altro l’idoneità lesiva tale da configurare l’intento omicidiario”. E ancora, si legge: “A bene vedere è stato lo stesso minore a fornire decisiva conferma di tale elemento, laddove ha dichiarato che si è recato all’appuntamento, portando con sé l’arma che, cambiandola di posto, si è disposto ad utilizzarla, portando poi a compimento il suo proposito delittuoso, così manifestando la intenzionalità e volontà dell’evento lesivo cagionato e del conseguente decesso che ne è derivato, senza soluzione di continuo; ne deriva, dunque, che sia pienamente ascrivibile il delitto di omicidio doloso, sia sotto il profilo causale sia sotto il profilo soggettivo, apparendo del tutto prevedibile “ex ante” l’evento morte della vittima alla luce della condotta violenta in concreto tenuta".


 

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