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Cronaca San Severo

San Severo epicentro delle dinamiche criminali di Capitanata: crocevia del narcotraffico, clan hanno rapporti con camorra e 'ndrangheta

La fotografia emerge dalla Relazione Dia relativa al secondo semestre del 2020: "Efferata capacità di gestione di disparate attività delinquenziali: dai furti di autovetture spesso con la tecnica estorsiva del ‘cavallo di ritorno’, all'imposizione imposizione della guardiania, dall'usura al traffico di armi"

Nell’area dell’Alto Tavoliere, la città di San Severo è epicentro delle dinamiche del territorio essendo particolarmente influenzata dalle espressioni mafiose del capoluogo in particolare quella facente capo alla batteria foggiana dei Moretti-Pellegrino-Lanza.

La contestualizzazione degli esiti dell’indagine ‘Hydra’ (dicembre 2019) nonché le risultanze info-investigative della precedente operazione ‘Ares’ (giugno 2019) hanno cristallizzato l’interesse di un boss del clan Moretti per l’area in questione rientrante nel suo programma di espansione e di assoggettamento.

Come documentato nelle indagini, infatti, l’influenza criminale sul territorio si è manifestata attraverso due luogotenenti di cui uno nel contesto sanseverese riferibile al capoclan del gruppo La Piccirella-Testa, mentre l’altro nel comune limitrofo di Torremaggiore riconducibile alla figura di un imprenditore attivo nel settore dei rifiuti che avrebbe promosso un sodalizio dedito a operazioni di auto-riciclaggio e truffa utilizzando le società di famiglia e dimostrando una capacità non comune di conciliare compiti sia operativi che strategici come la cura degli interessi economici.

L’operazione ‘Ares’ aveva tra l’altro confermato l’esistenza sul territorio di San Severo dell’associazione mafiosa Nardino oltre a quella dei La Piccirella-Testa con la quale durante l’ultima guerra di mafia (2015-2018) a San Severo era entrata in forte contrapposizione.

Anche grazie ai rapporti con altri gruppi della provincia (in particolare, con la Società foggiana e con la criminalità garganica nel territorio di San Nicandro Garganico) e oltre i confini regionali con camorra, ‘ndrangheta e criminalità albanese, quella sanseverese svolge un ruolo determinante nel traffico degli stupefacenti, dove oltre a vantare canali diretti di approvvigionamento anche esteri si conferma crocevia in chiave extraregionale in particolar modo verso il Molise e l’Abruzzo.

Tra le numerose operazioni antidroga eseguite in questo semestre si segnalano ‘Family business’ e ‘Jolly’. Entrambe le attività evidenziano il ritorno delle famiglie ‘storiche’ della criminalità sanseverese anche grazie all’avvento delle nuove generazioni e confermano la loro influenza nei vicini comuni di Poggio Imperiale, San Paolo di Civitate, Apricena e Torremaggiore. Ma la criminalità organizzata sanseverese si distinguerebbe anche per la sua efferata capacità di gestione sempre in sinergia con altri sodalizi di disparate attività delinquenziali in diversi ambiti (furti di autovetture, commessi anche fuori regione, a cui segue, talvolta, la tecnica estorsiva del ‘cavallo di ritorno’, imposizione della guardiania, usura, traffico di armi, ricettazione/riciclaggio di autovetture di grossa cilindrata).

Ad Apricena permane la contrapposizione tra i gruppi Di Summa-Ferrelli e Padula-Cursio fra i quali sarebbe proprio quest’ultimo quello capace di interagire nello scenario generale della provincia grazie ad alcune figure di riferimento tornate in libertà negli ultimi anni, nonché potenziali e qualificati interpreti di nuove dinamiche criminali.

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