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Cronaca

I negozianti stranieri del quartiere Ferrovia: "Noi parte lesa del degrado, ecco le nostre proposte"

Il segretario generale della Pak Community Farhan Hayder scrive a Questore, Prefetto e Sindaco di Foggia: “Favorevoli all’ordinanza, ma non si deve generalizzare. Ci sono varie categorie di migranti. Il degrado penalizza anche noi”

Una lunga lettera inviata a Questore, Sindaco e Prefetto di Foggia, con la quale Farhan Hayder Muhammad, segretario generale della Pak Community Puglia parla a nome di tutti i commercianti stranieri del quartiere ferrovia. “Noi sottoscritti, negozianti del “quartiere ferrovia”, intendiamo manifestare il nostro apprezzamento in ordine al Comunicato del Questore dell’11 dicembre scorso, di cui siamo stati tutti destinatari e dell’Ordinanza emessa dal Sindaco entrata in vigore il 1° dicembre, in quanto atti finalizzati a dare soluzione alle problematiche relative alla sicurezza e al decoro del quartiere in cui abbiamo avviato i nostri esercizi commerciali ed artigianali”, esordisce così la lettera a firma di Farhan Hayer Muhammad, segretario generale della Pak Community Puglia, indirizzata a Questore, Sindaco e Prefetto di Foggia.

Parole chiare con le quali i commercianti ci tengono a fare le dovute precisazioni, ma anche a chiedere chiarimenti su alcuni provvedimenti adottati in seguito all’ordinanza sindacale: “Ciò che suscita non poche perplessità è il motivo per il quale il comunicato del Questore, contenente avvisi di chiusura dei locali per “responsabilità indirette”, sia stato indirizzato esclusivamente a noi titolari di attività commerciali, comprese quelle che nulla hanno a che vedere con forme di assembramento (es. negozi di vendita di bigiotteria, accessori per cellulari, macellerie, Internet point, barbieri ecc.) ed ancor di più esclusivamente a noi negozianti di origine straniera”.

Questore di Foggia: "Determinati a elevare il livello di legalità"

“Noi viviamo e lavoriamo in questa città da molti anni, chi da oltre un ventennio, rispettandole leggi e pagando le tasse e ci consideriamo, al pari dei residenti, le vere ‘parti lese’ del fenomeno di degrado che purtroppo affligge da tempo questa zona della città, ripercuotendosi negativamente sulle nostre attività economiche avviate con mille sacrifici, anche perché privi di quelle tutele, risorse e reti protettive di cui gode chi vive sullo stesso territorio in cui è nato”.

Muhammad fa poi una differenziazione tra le categorie di migranti: “Occorre tener presente che oltre a noi vi sono altre due “categorie” con cui abbiamo ben poco in comune, la prima è quella dei richiedenti asilo, per lo più privi di qualsiasi forma di cultura e di relazioni con la popolazione locale. Essi, proprio a causa della loro condizione di precarietà e della mancanza di una dimora e di luoghi di aggregazione, spesso vagano per la città senza una meta particolare. A onor del vero va aggiunto che essi, raramente, creano problemi di ordine pubblico e non sosterebbero neppure per strada se disponessero di luoghi più idonei all’accoglienza. Non intendiamo sottovalutare anche la presenza di altri individui, spesso dediti a più gravi forme di disturbo e molestie, se non alla commissione di reati. Si tratta però di condotte isolate che le forze dell’ordine, anche grazie ai provvedimenti autoritativi adottati in questi giorni, saranno in grado di prevenire e se necessario reprimere”.

Per il segretario generale della Pak “occorre evitare forme di generalizzazione sulla popolazione immigrata presente in città e distinguere molto nettamente, da un lato, tra coloro che, come i richiedenti asilo, vi si trovano solo in via transitoria e non per scelta, ma per determinazioni delle autorità governative che gestiscono le richieste di protezione, da altro lato, quegli individui, non solo di origine straniera, dediti ad attività delinquenziali, ed infine coloro che da tempo hanno compiuto il processo di integrazione e contribuiscono con il loro onesto lavoro allo sviluppo di questa città. Il rischio di confondere le tre tipologie umane va assolutamente scongiurato, in quanto diversamente si può rafforzare nella popolazione locale quel pregiudizio che tende ad assimilare l’immigrato al criminale, diffondendo un clima di ostilità piuttosto che di solidarietà”.

“A nostro avviso il difficile percorso di integrazione da parte di un immigrato va di pari passo con lo sforzo di accoglienza espresso dalla popolazione autoctona. Se il quartiere ferrovia è il luogo in cui gli immigrati si sono “fermati” è dovuto anche al fatto che non sono sorte iniziative da parte delle amministrazioni comunali che si sono succedute in questi anni atte a distribuire la loro presenza in altri rioni, attraverso forme di promozione sociale, favorendo l’accesso all’edilizia residenziale, realizzando strutture e mercati capaci di accogliere e valorizzare le loro economie.

Ulteriori iniziative pubbliche potrebbero essere adottate anche nel quartiere ferrovia per contrastare i fenomeni di degrado, mediante un potenziamento della pubblica illuminazione in alcune strade, l’apposizione di contenitori per evitare l’abbandono al suolo dei rifiuti, l’installazione di bagni pubblici, e magari la creazione di nuovi luoghi di incontro ed aggregazione multietnica, ove siano sperimentabili nuove forme di convivenza civile che coinvolgano le famiglie di immigrati e di italiani”.

“Per quel che ci riguarda – prosegue Muhammad – noi cercheremo di contribuire ancor di più a realizzare gli obiettivi che le autorità si sono prefissati con l’emanazione dei loro provvedimenti. Affiggeremo nei nostri locali degli avvisi, con le opportune traduzioni, contenenti i divieti emanati dal Sindaco e le raccomandazioni espresse dal Questore. Nel contempo allerteremo le forze dell’ordine, ancor di più di quanto finora abbiamo fatto, in presenza di comportamenti atti a turbare l’ordine pubblico. Inoltreremo esposti e denunce su tutto ciò che di anomalo accade nei pressi delle nostre attività, sperando in un pronto intervento delle forze di polizia, alle quali, ovviamente, non possiamo né vogliamo sostituirci”.

Il segretario generale della Pak Community conclude: “Nel contempo auspichiamo che le istituzioni assumano iniziative non solo volte a “sanzionare”, ma anche a favorire un maggior inserimento della popolazione straniera nel tessuto sociale e lavorativo della città, in quanto, a prescindere dai nostri paesi di provenienza, dalle nostre origini e dal fatto di possedere o meno la cittadinanza italiana, noi abbiamo scelto di vivere in questo paese e di farlo onestamente e per questo ci sentiamo cittadini di questa nazione e membri di questa comunità locale e vorremmo come tali essere riconosciuti.

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