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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Foggia, 4 arresti per estorsione. Fabbrocini: “Vittime preferiscono i signorotti a noi"

Gli arrestati sono Leonardo Lanza, Ciro Moffa e i figli Alessandro e Pasquale. Su richiesta della vittima, la famiglia aveva assolto il ruolo di intermediario nella restituzione di un grosso mezzo con braccio gru

“Torniamo a parlare di una condotta illecita ben conosciuta in città, una abitudine ormai consolidata quale è quella delle estorsioni. Ma ciò che mi preme sottolineare, questa volta, è soprattutto il comportamento indegno delle vittime, sintomo evidente di un approccio mentale di chi non sa da che parte stare preferendo, in caso di sopruso, rivolgersi al 'signorotto della zona' o al 'boss del quartiere' invece che alle forze dell’ordine”.

E’ un duro affondo, quello del capo della mobile di Foggia, Alfredo Fabbrocini che questa mattina ha illustrato l'ennesima vicenda di ricettazione, estorsione e violazione delle norme sulle misure di prevenzione consumata in città. Per il fatto, lo scorso lunedì, la sezione criminalità organizzata della mobile foggiana ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti, a vario titolo, di quattro pregiudicati foggiani. Si tratta di Leonardo Lanza, di 34 anni, di Ciro Moffa, di 55 e dei figli Alessandro e Pasquale, rispettivamente di 33 e 31 anni (i primi tre sorvegliati speciali).

Secondo quanto accertato dagli inquirenti, nell’ambito di un altro procedimento penale, i tre indagati della famiglia Moffa si sarebbero fattivamente adoperai – assolvendo la funzione di intermediario, su richiesta della stessa vittima – tra il gruppo criminale e la vittima, per la restituzione di un mezzo di lavoro oggetto di furto, a fronte di una consistente somma di denaro. Cinquemila euro la richiesta originaria, mille e cinquecento quella alla fine pattuita dalle parti. Un contesto – evidenziano gli inquirenti – nel quale emergeva la forza intimidatrice del clan, ottenendo il denaro richiesto e pattuito mediante il consolidato sistema del “cavallo di ritorno”. Al centro dell'estorsione un grosso mezzo con braccio gru, mezzo senza del quale la vittima avrebbe difficilmente potuto continuare a svolgere il suo lavoro.

FOTO | Foggia, estorcono denaro a imprenditore: quattro arresti

“Da una parte c’è la mancata denuncia, dall’altra un reiterato atteggiamento di reticenza  che ci pongono dinanzi ad un sillogismo investigativo raccapricciante che complica ben poco le nostre indagini”, continua Fabbrocini. “Reticenza o scarsa volontà di collaborazione che spinge una vittima di estorsione a dichiarare e mettere a verbale il netto ‘rifiuto di rispondere alle domande’ degli inquirenti”.

“Preoccupante è il fatto che per mero guadagno, questa vicenda vede insieme due soggetti ritenuti vicini, anche solo per motivi familiari, a due diversi clan contrapposti. L’estorsione è un reato che sembra accomunare i popoli perché, come carpito da alcune intercettazioni tra gli indagati, ‘è facile, redditizio e si rischia meno’. E – conclude Fabbrocini con amarezza – se le vittime non trovano il coraggio di denunciare o collaborare, purtroppo, danno loro ragione”.

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