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Cronaca Manfredonia

Il "picchiatore" Fatone, il terrore in Ase e il collega pestato a sangue: "Cambia il turno a mio figlio o muori"

Il sistema di potere con a capo Michele Fatone, fondato sulla fama di "picchiatore", e dei suoi familiari, oltre che sulle capacità sue di influenzare le scelte politiche riferibili all'azienda per i legame diretto e confidenziale con alcuni esponenti della politica locale. Arrestato insieme al figlio Raffaele

Tra gli arrestati dell'operazione della Guardia di Finanza ribattezzata 'Giù Le Mani', ci sono anche due dipendenti dell'azienda pubblica A.S.E., ossia Michele e Raffaele Fatone, padre e figlio raggiunti rispettivamente da una ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari. 

L'attività investigativa è partita all'indomani della busta contente alcuni bossoli fatta recapitare il 6 agosto 2021 nell'ufficio di Raphael Rossi, l'ex amministratore unico dell'azienda che nella città sipontina gestisce i rifiuti.

Sin da subito le attività di indagine si sono concentrate su Michele Fatone, il quale aveva già manifestato, in diverse occasioni, astio nei confronti del nuovo amministratore nominato dai commissari prefettizi insediatisi a seguito dello scioglimento del Consiglio comunale per il pericolo di infiltrazioni mafiose.

Dopo il provvedimento di trasferimento ad altra mansione, Fatone avrebbe reagito con toni perentori: "Grazie, te la farò pagare".

Pur non riuscendo a ricavare elementi utili a risalire all'individuazione degli autori dell'avvertimento, affiorava un sistema di potere con a capo Michele Fatone, fondato sulla fama di "picchiatore", e dei suoi familiari, oltre che sulle capacità sue di influenzare le scelte politiche riferibili all'azienda per i legame diretto e confidenziale con alcuni esponenti della politica, indipendentemente dallo schieramento di appartenenza. 

Relazioni che unite al timore reverenziale nei confronti della famiglia 'Racastill', hanno contribuito ad alimentare il clima esercitato da padre e figlio all'interno dell'azienda pubblica Ase.

Nel corso delle indagini sono poi emersi plurimi contatti con l'allora assessore ai Lavori Pubblici, Angelo Salvemini: una relazione consolidata fondata sul sostegno elettorale e sulla disponibilità manifestata da Salvemini di offrire 'protezione' a tutela degli interessi personali e familiari, si legge nelle carte del Giudice per le Indagini Preliminari Odette Eronia.

Un vero e proprio clima di soggezione e terrore rafforzato dalla presenza in azienda del figlio Raffaele, ma anche del fratello, del nipote, del cognato e di alcuni dipendenti 'fidelizzati' in ragione dell'appartenenza a una famiglia vicina ai clan malavitosi.

"...molti dipendenti sono stati costretti ad eseguire gli "ordini" mostrandosi accondiscendenti alle sue richieste per non incorrere in eventuali danni alla loro incolumità ovvero per non subire ripercussioni in ambito lavorativo"

Michele Fatone svolgeva le funzioni di "vigilatore" del personale con poteri di indirizzo, vigilanza, controllo e coordinamento del personale e dei turni di servizio, degli automezzi, di vigilanza sull'orario di lavoro svolto dal personale e sulle prestazioni dei lavoratori, sul rispetto delle norme disciplinari di comportamento.

Su 'Racastill' pendono gravi indizi di colpevolezza atteso che in un caso avrebbe costretto un dipendente addetto al servizio di disinfestazione ad effettuare con mezzi, personale e prodotti dell'azienda la disinfestazione larvale contro gli insetti, di diserbo meccanico e chimico, presso il fondo agricolo della moglie, con la minaccia implicita che in caso di rifiuto contro di lui avrebbe esercitato abusivamente i suoi poteri, alla luce delle conoscenze con dirigenti ed esponenti politici locali e delle conseguenze subite da chi si era già opposto ai suoi diktat. 

Stesso modus operandi adottato con altri due dipendenti: a un collega aveva chiesto di effettuare lavori di scavo e lavori per distribuire sul terreno delle alghe sempre sul terreno della campagna da lui gestita ma di proprietà della moglie; a un altro dipendente di consegnargli delle taniche di olio per motori. 

In un'occasione aveva redarguito un dipendente colpevole di aver cominciato la giornata di lavoro con un'ora di ritardo: "Tu non ha capito un cazzo che non sei niente, tu te ne dovevi andare a casa a perdere la giornata, qua comando io te lo devi schiaffare in testa pezzo di merda, io ti sfascio la faccia".

"...cagionando un grave e perdurante stato di ansia e di paura, ingenerando in lui un fondato timore per la propria incolumità e costringendolo ad alterare le sue abitudini di vita.."

L'episodio più grave resta quello compiuto da padre e figlio nei confronti di Domenico Manzella il 4 luglio 2022. La vittima, intorno alle 4.30 del mattino, mentre era in procinto di recarsi al lavoro, veniva fermato in via Mediterraneo da Michele Fatone. "Se oggi non cambi il turno a mio figlio e non viene lunedì a lavorare tu muori". Alla risposta di Manzella - "tuo figlio deve lavorare come tutti gli altri finché io sarò il responsabile dei servizi", il figlio di Fatone sopraggiungeva da dietro e gli sferrava un pugno alla testa.

Pestato a sangue con calci e pugni in tutte le parti del corpo, mentre era riverso a terra, gli aggressori gli sono saltati sul collo e sulla schiena, cagionandogli un trauma facciale e cervicale con poli-contusioni, trauma lombare ed esoriazioni multiple, fratture e conseguenze gravissime.

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