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Dal Friuli internata a Celle di San Vito: la tragica storia di Adelaide Modena in un cortometraggio

Il lavoro di ricerca sarà presentato in estate nel più piccolo comune della Puglia dove la contessa trascorse i suoi ultimi giorni

Era stata internata a Celle di San Vito come profuga di guerra, in quanto moglie di un generale austriaco, nel 1915, e lì morì, all’età di 54 anni, Adelaide Sofia Augusta Modena, nata a Scodovacca, oggi frazione di Cervignano del Friuli.

La sua storia è rimasta sconosciuta fino a quando la storica e giornalista sannita Lucia Gangale ha realizzato un accurato studio documentario, che ha permesso di gettare una luce sulla vicenda, ancora poco nota, degli internati della Prima Guerra Mondiale.

Queste persone, il cui numero è ancora imprecisato, furono vittime della legislazione speciale di guerra adottata da tutti i Paesi belligeranti che, allo scoppio del conflitto, chiusero le frontiere ed espulsero o internarono tutti i cittadini degli Stati nemici.

Adelaide, come molti altri, fu accusata di 'austriacantismo'. Una accusa piuttosto vaga e generica, della quale furono vittime mogli, madri o figlie di amministratori, veterinari, medici, gendarmi, guardie di finanza, soldati austriaci, cioè categorie di persone ritenute pericolose dal punto di vista militare o perché contrarie alla causa irredentistica.

Oggi l’internamento di guerra della nobildonna friulana nel più piccolo comune della Puglia, sui Monti Dauni, è raccontato nel documentario ‘Una donna e la guerra. La tragica storia di Adelaide Modena’.   

Il prossimo 23 febbraio sarà proiettato all’Auser-Uselte di Benevento e in estate arriverà a Celle San Vito, dove riposa il corpo di Adelaide Modena, che ha passato lì gli ultimi 7 mesi della sua vita.

“Non c’è documentazione scritta del suo passaggio a Celle di San Vito, fatta eccezione per l’atto di morte”, scrive Lucia Gangale nella sua ricerca.  

Prima di arrivare a Celle era stata internata a Lucera, dove prima di lei era stato internato il figlio Augusto Modena, che riuscì ad ottenere il rimpatrio. La madre, invece, ha passato i suoi ultimi giorni nella cella di un ex convento, all’interno del castello.

Lucia Gangale ha scoperto la sua storia setacciando archivi e biblioteche dalla Puglia al Friuli Venezia Giulia. Per realizzare il suo progetto ha ricevuto l'aiuto di molte persone, da Cervignano, da Scodovacca, da Udine, da Gorizia e da Celle di San Vito.

Online, al link della sua ricerca, (https://lepartageculturel.wordpress.com/2023/10/10/la-storia-sconosciuta-di-adelaide-modena-profuga-di-guerra-dal-friuli-alla-puglia/), aveva chiesto aiuto ai cellesi e ha sensibilizzato le Università pugliesi affinché aprissero un filone di ricerca sui profughi e gli internati di guerra in Puglia, e le biblioteche del territorio affinché riportassero alla luce particolari sulle vicende personali degli internati del '15-'18.

La storica e giornalista ha gettato “un piccolo ponte tra due realtà agli estremi opposti dell’Italia, quella friulana e quella foggiana, nella speranza che qualcun altro voglia raccoglierne le indicazioni”.

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