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L'Italia non abbassa (del tutto) le mascherine: al chiuso anche a maggio

Il sottosegretario Costa annuncia che l'obbligo potrebbe essere prorogato per un mese, ma solo in alcuni luoghi. Dopo di che si può pensare a una semplice raccomandazione: "Ragioniamo per arrivare a un'estate senza restrizioni"

Mascherine al chiuso, sì o no? È il dilemma in essere da diversi giorni e per il quale il Governo dovrà prendere una decisione nei prossimi giorni. Lo scenario che si prefigura è quello di un mantenimento dell'obbligo in alcuni luoghi e solo per il mese di maggio. Sul caso si è espresso stamani il sottosegretario alla Salute Andrea Costa: "Non c'è dubbio dubbio che siamo di fronte a un innalzamento dei contagi, ma fortunatamente non sta producendo una pressione sui nostri ospedali. Credo che questo sia l'elemento più importante che dobbiamo monitorare ogni giorno. L'obiettivo è quello di arrivare a una convivenza con il virus", ha spiegato durante 'No Stop News', trasmissione in onda su Rtl 102.5. 

Dal primo maggio inizia una nuova fase che non contemplerà più l'utilizzo del Green pass. E sulle mascherine il sottosegretario ha spiegato: "Credo che in questi due anni, da parte dei cittadini, si siano formati una diversa consapevolezza e anche un senso di autoprotezione. Ad esempio: nonostante abbiamo tolto l'obbligo delle mascherine all'aperto da mesi, continuiamo a vedere cittadini in situazioni di piazze affollate che le indossano. Per quanto riguarda le mascherine al chiuso credo ci sia bisogno di un cambio di passo e credo si possa passare a una raccomandazione, perché la mascherina rappresenta un elemento di protezione. Si continua a mantenere l'obbligo e riservarlo in alcune situazioni: i trasporti pubblici, i cinema, i teatri e i luoghi in cui c'è una affollamento maggiore. Lì è ragionevole pensare a una proroga di un mese dell'obbligo. Per tutto il resto si può passare a una raccomandazione. Entro questa settimana verrà presa una decisione". 

Sulle mascherine al chiuso, ha detto la sua anche l'ex assessore alla Sanità Pier Luigi Lopalco: "La decisione è politica, come è giusto che sia ogni decisione che impatta sulle condotte e le libertà personali", ha commentato l'epidemiologo. 

Nel suo lungo post su Facebook, Lopalco ha illustrato i pro e i contro legati al mantenimento dell'obbligo. Da un lato, la ancora elevata circolazione virale suggerirebbe l'obbligo per limitare la diffusione del virus e proteggere dall'infezione, dall'altro ci sarebbero i costi (seppur limitati), oltre alla natura coercitiva del provvedimento e alla interpretazione distorta che l'obbligo della mascherina potrebbe generare a proposito dei vaccini ("Continuare a imporre l'uso della mascherina in una popolazione ampiamente vaccinata, potrebbe essere interpretata come una ammissione che i vaccini non funzionino"). 

L'auspicio di Lopalco è che si arrivi a una raccomandazione: "Abbandonare l'obbligo e passare a una politica di scelta consapevole sarebbe l'ideale, ma ahimé, ho paura che non funzioni. Fino a oggi tutte le politiche di controllo della pandemia sono state improntate su uno stile di obblighi e divieti ed è difficile cambiare attitudine in corso d'opera".

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