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Nel Foggiano cresce l'occupazione: 13mila lavoratori in più in due anni, scende il numero delle lavoratrici

Crescita della Capitanata dove il totale degli occupati ha raggiunto quota 179mila, in aumento del 2,3% rispetto al 2022 (allora furono 175mila) e del 7,83% rispetto al 2021 (166mila)

La Puglia continua a crescere sul fronte dell’occupazione. È quanto emerge dagli ultimi dati pubblicati dall’Istat relativi al 2023. Rispetto al 2022 la regione ha fatto registrare un incremento di 26mila occupati, di cui ben 23mila a tempo indeterminato. 

Numeri che certificano una crescita iniziata già nel 2022, dopo il biennio critico caratterizzato dalla pandemia. Gli occupati nel 2022 erano pari a 1,267 milioni; nell’anno appena concluso, il dato è salito a 1,293 milioni, per un tasso di occupazione giunto al 50,7% e una crescita del 2,1%. L’incremento è ancora più sostanzioso (+4,4%) raffrontando i numeri del 2023 a quelli del 2019, anno pre-pandemico. 

Come evidenzia la Regione, il risultato della Puglia è tra i migliori del Mezzogiorno dove invece il tasso di occupazione supera di poco il 48%.

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Ed è proprio sulla scorta dei dati assoluti, che vedono ancora il Sud nettamente attardato rispetto alle regioni settentrionali, che la crescita va letta in maniera positiva. Piccoli passi in avanti ai quali, però, ne dovranno seguire altri.

Nel 2023, infatti, Foggia non è andata oltre la 94esima posizione per tasso di occupazione. La prima provincia del Mezzogiorno è Isernia, che con il 58% di occupati figura in 72esima posizione. A seguire, Campobasso (74° posto), Ragusa (75°), Bari (77°). Invertendo le chiavi di ricerca, e quindi spostando il focus sui cittadini ancora senza lavoro, Foggia presenta il terzo tasso di disoccupazione più alto in Italia dietro alle sole province di Napoli (20,8%) e Messina (19,3%).

La Puglia è al quarto posto con l'11,6% dietro a Campania, Calabria e Sicilia. 

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Tornando al raffronto con i due anni precedenti, va però evidenziata la crescita della Capitanata dove il totale degli occupati ha raggiunto quota 179mila, in aumento del 2,3% rispetto al 2022 (allora furono 175mila) e del 7,83% rispetto al 2021 (166mila).

Foggia è anche una delle tre province che hanno inciso sull’incremento di occupati in Puglia. Le altre due province sono Bari (da 426mila a 451mila occupati) e Lecce (da 244mila a 258mila), mentre Brindisi (-10mila occupati), Taranto (-6mila) e Bat (-2mila) fanno registrare una flessione. 

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Resta ancora netta la discrepanza tra donne e uomini occupati: in Capitanata sono 59mila le donne che lavorano, ovvero il 33% rispetto al totale degli occupati. Un gap che si è dilatato rispetto al 2022, quando le donne occupate erano 61mila, ovvero il 34,8% del totale.

Il dato assoluto è di fatto tornato quello del 2021, ma allora il valore percentuale era del 35,5% essendo inferiore il numero complessivo degli occupati.

Nelle altre province il rapporto migliore si registra a Brindisi (39,2%) e Lecce (39,1%). Segue di poco Bari, con il 38,1%. La più bassa percentuale appartiene alla Bat dove soltanto il 30,2% degli occupati sono donne. A livello nazionale Foggia è tra le ultime dieci province italiane, con un tasso di occupazione femminile che sfiora il 31%. Il peggior dato è quello di Caltanissetta (23,1%), mentre Bologna e Bolzano guidano la classifica con un tasso superiore al 69%.

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Nel commentare i dati Istat, il governatore Emiliano ha posto l'accento proprio sulle numerose criticità generate dalla pandemia prima, dalle guerre poi, cause scatenanti di una crisi finanziaria globale alla quale però la Puglia è riuscita a resistere: "La tenuta della Puglia è la risposta di un intero sistema al lavoro. Ci sono state le nostre politiche industriali, ma c’è stata anche la risposta delle imprese, il contributo del partenariato, del mondo delle professioni, del contesto bancario e finanziario, il talento dei giovani e il sistema della ricerca che ha collaborato attivamente per l’innovazione di processo e di prodotto. Vedere la crescita dell’occupazione e la tenuta della Puglia sui mercati esteri proprio in questi anni, è stupefacente. Il merito principale delle nostre politiche è aver messo insieme le forze, spingendole a collaborare. Questi numeri ci incoraggiano a continuare su questa strada”. 

Sulla stessa lunghezza d'onda, l'assessore allo Sviluppo Economico Alessandro Delli Noci: “In un contesto difficile come quello che stiamo vivendo a livello globale la crescita della Puglia, che continua nonostante tutto, rappresenta per noi un segnale positivo. Promuove le politiche adottate, ma non è il nostro traguardo. È uno stimolo ad intensificare il lavoro per fare meglio. Vogliamo riportare a casa i giovani che sono andati via, offrendo loro una buona occupazione nelle imprese che stiamo contribuendo a far crescere soprattutto nell’innovazione; vogliamo continuare ad attrarre investimenti esteri e di altre regioni italiane, a consolidare e ad intensificare la competitività della Puglia sui mercati internazionali. Il lavoro fatto fino ad oggi - ha aggiunto Delli Noci - ha contribuito a far crescere le esportazioni che, dopo aver superato i 10 miliardi di euro, continuano a crescere, sorpassando del 13,3% il valore pre-pandemia del 2019. Ed ha contribuito a generare 41mila  600 posti di lavoro in più prodotti solo con gli strumenti di agevolazione del ciclo 2014-2020 gestiti da Puglia Sviluppo. Oggi guardiamo alla nuova programmazione con sei avvisi già attivi che hanno una dotazione solo iniziale e complessiva di 260 milioni di euro. L’auspicio è moltiplicare questi numeri in termini di investimenti generati e ricadute sul territorio”.

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