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Ghetti vergogna di Capitanata, 103 milioni per cancellarli: "Svolta per Borgo Mezzanone"

Le proposte del sindacato sono state illustrate dal segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo e dal segretario generale della Flai Cgil Puglia, Antonio Gagliardi.

Un uso efficace e trasparente delle risorse stanziate all’interno del Pnrr per il superamento degli insediamenti abusivi dei braccianti agricoli, parte di una strategia complessiva di lotta al caporalato e allo sfruttamento dei lavoratori. È il tema affrontato questa mattina da Cgil Puglia e Flai Cgil Puglia nel corso di una conferenza stampa presso l’ex pista di Borgo Mezzanone. Le proposte del sindacato sono state illustrate dal segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo e dal segretario generale della Flai Cgil Puglia, Antonio Gagliardi.

Ammontano a 103.583.249 euro le risorse del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza assegnate alla provincia di Foggia, su un totale di 200 milioni di euro stanziati (tutti i dettagli). Oltre 53 milioni per Borgo Mezzanone. "C'è però poco da essere felici, vuol dire che la Puglia ha bisogno di interventi strutturali strategici. Chiediamo un sistema di superamento dei ghetti, non di adeguamento o miglioramento. Significa che dobbiamo chiuderli" il commento di Pino Gesmundo.

In conferenza stampa si è parlato anche della burocrazia e del mancato rilascio dei documenti utili ai lavoratori per essere messi in regola dalle aziende: "La scorsa sanatoria è servita solo per poche persone. Senza documento è come toglierli l'aria per respirare" ha spiegato Antonio Gagliardi.

Le proposte 

"Cgil e Flali vogliono ribadire la necessità che questo intervento sia dentro quella visione strategica che mette assieme il richiamato piano triennale, la Legge 199 simbolicamente intitolata a Paola Clemente, quanto previsto nella rete del lavoro agricolo di qualità, le progettualità già avviate sul territorio dalla Regione assieme alle amministrazioni locali, alla rete di associazioni, alla rappresentanza del mondo del lavoro. Così come vanno incrociate e integrate le misure di intervento, perché complesso è il piano di aggressione al potere radicato e storicizzato del caporalato in queste terre. Pensiamo alle risorse stanziate dalla Regione proprio per superare i ghetti così come per predisporre trasporti dedicati soprattutto nei periodi di massima presenza di manodopera legata alla ciclicità dei raccolti. Se non si aggrediscono assieme le fragilità che conferiscono spazio di azione al caporalato, se si pensa di risolvere solo con la questione accoglienza il tema e non intervenendo ad esempio anche sull’intermediazione tramite la rete pubblica di centri per l’impiego, non avremo ottenuto i risultati sperati. Quello che va in ogni caso detto è che questa mole di risorse deve servire affinché i ghetti siano cancellati dalla mappa di questa regione, non per abbellirli, magari sostituendo alle baracche dei moduli abitativi. Non può essere questa la logica dell’integrazione e dell’inclusione. Così come a livello nazionale si dovrà una volta per tutte intervenire sulla legge Bossi-Fini: qualsiasi intervento che non considera i fabbisogni di manodopera e la presenza di lavoratori senza permesso anche se presenti da anni sul nostro territorio, ci sarà sempre qualcuno che magari in un altro luogo farà sorgere un insediamento abusivo e fatiscente. Occorre dare risposte anche di cittadinanza per sconfiggere la piaga dello sfruttamento. Quanto alle azioni integrate, nel Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022 elaborato dal ministero del Lavoro, al quale hanno contribuito in modo fondamentale le organizzazioni sindacali, attraverso la mobilitazione ma assieme con proposte, idee e soluzioni, sono definite le priorità per la prevenzione e il contrasto allo sfruttamento:

Attività di vigilanza e ispezione

Raccordo tra i vari servizi ispettivi e di controllo e potenziamento del personale, operando secondo logiche di intelligence rispetto stagioni colturali e maggiore presenze di manodopera

Qualità della filiera produttiva

Una giusta retribuzione per gli operatori della filiera produttiva agroalimentare, spesso schiacciati tra intermediari, chi trasforma, chi commercializza, oltre a subire il dumping di chi non rispetta le leggi e i contratti

Intermediazione e servizi per il lavoro

Il potenziamento in termini di risorse strumentali e di personale dei servizi per l’impiego, capace di far incontrare offerta e domanda di lavoro agricolo in modo efficace e tempestivo

Potenziamento della Rete del lavoro agricolo di qualità

La Rete e le sue sezioni avrebbero dovuto svolgere un ruolo chiave nel costruire azioni di prevenzioni sui territori. Ma la partecipazione delle imprese è ancora scarsa. Le imprese di fatto boicottano ogni strumento di contrasto allo sfruttamento.

Trasporti

La questione del trasporto per e dai luoghi di lavoro è una delle leve fondamentali per la lotta allo sfruttamento, dove in assenza di un servizio pubblico o comunque organizzato dal pubblico lucrano e speculano i caporali. Ci sono risorse stanziate dalla Regione per organizzare corse speciali e costruire su misura nella stagione delle grandi raccolte, che necessitano della collaborazione delle imprese, della conoscenza della forza lavoro che si sposta. Anche in questo caso laddove sono state chiamate le imprese a collaborare le risposte sono state pallide o del tutto inesistenti.

Alloggi e foresterie temporanee

La nascita e lo sviluppo di insediamenti informali, in alcuni casi veri e propri ghetti, creano un terreno fertile per l’infiltrazione di gruppi criminali e di caporali, che mediano sulla sistemazione alloggiativa e impongono il pagamento di un canone di affitto. Spesso i lavoratori stessi rifiutano la sistemazione in centri organizzati sia per la distanza dai luoghi di lavoro che per il ricatto che subiscono: o alimentano l’economia criminale dei ghetti o non hanno accesso al lavoro mediato dai soliti caporali. Le soluzioni prospettate sono diverse: dal recupero del patrimonio immobiliare pubblico alla riqualificazione di borghi rurali, ma che rischiano di creare comunque delle forme di ghettizzazione. Noi crediamo che vi deve essere vera integrazione e inclusione, soprattutto per chi ha scelto in modo stanziale di vivere in questi territori, vanno costruire occasioni di accesso ad alloggi attraverso il sostegno al fitto in primis, immaginando comunque un sistema integrato che tenga conto della libera scelta dei lavoratori e delle esigenze legate a fenomeni di stagionalità.

La Puglia e l’Italia hanno una straordinaria occasione legata alle ingenti risorse a disposizione per assestare un colpo forse definitivo alla piaga del caporalato. Certo finché ci saranno padroni senza scrupoli sopravvivrà il lavoro nero e lo sfruttamento, ragione per cui allo Stato chiediamo di essere inflessibile con chi viola le regole danneggiando anche l’economia sana che c’è e prova a competere rispettando le leggi. Nessuno deve operare avvertendo quel senso di impunità che riscontriamo oggi, a fronte di un numero ridicolo di ispezioni sul totale delle imprese, e di percentuali di irregolarità riscontrate altissime. Fino alle forme più degeneri di vera e propria riduzione in schiavitù di uomini e donne che con il loro lavoro contribuiscono a un settore fondamentale nell’economia regionale.

Per questa ragione serve un intervento anche sul sistema informativo che metta in rete i dati raccolti dalle istituzioni nazionali e territoriali, responsabili dei vari aspetti dello sfruttamento ma anche della mole di contributi cui accedono le imprese agricole. Serve finalmente la famosa banca dati centralizzata che monitori il mercato del lavoro e assieme le caratteristiche ettaro colturali delle imprese che denunciano manodopera o non la denunciano affatto. 

La Cgil e la Flai continueranno nel frattempo nel loro lavoro di sindacato di strada, portando la conoscenza di diritti e doveri ai lavoratori stranieri e spingendo – cosa che accade sempre più spesso - a denunciare imprenditori che ricorrono a caporali e non rispettano i contratti. Le imprese che operano in violazione di queste regole ricordiamolo che oltre ad avvilire e derubare chi lavora, arrecano un danno alla collettività in termini di tasse evase".

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