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Da ghetti ad alloggi, 103 milioni di euro per cancellare le baraccopoli abusive nel Foggiano

Alla Capitanata più della metà delle risorse del Pnrr destinate a progetti per smantellare gli insediamenti informali, fornire soluzioni abitative dignitose ai braccianti agricoli e strapparli al caporalato e allo sfruttamento. Fondi assegnati a otto Comuni

Ammontano a 103.583.249 euro le risorse del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza assegnate alla provincia di Foggia per il ‘superamento degli insediamenti abusivi dei braccianti agricoli’, vale a dire lo smantellamento dei ghetti.

Questa volta ci sono i fondi per cancellare le baraccopoli e restituire condizioni di vita decorose ai migranti impegnati nelle campagne, ma bisogna ancorarli a solidi progetti e spenderli nella timeline del Recovery Fund. Alla Capitanata arriva più della metà del costo totale dell’investimento a livello nazionale, pari a 200 milioni. Sono otto i Comuni destinatari dei finanziamenti nell’ambito della Missione 5 ‘Inclusione e Coesione’ del Pnrr.

L’obiettivo è creare o ristrutturare alloggi per fornire ai lavoratori del settore agricolo soluzioni abitative dignitose. L’intervento, nel solco del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato varato nel 2020, punta a contrastare il lavoro sommerso. Le amministrazioni locali saranno supportate nella definizione di piani locali d’azione in grado di combattere gli insediamenti illegali, terreno fertile per i gruppi criminali e lo sfruttamento dei lavoratori.

Dalla mappatura preliminare degli insediamenti informali, stilata sulla scorta dei questionari compilati dalle amministrazioni sulle condizioni abitative dei migranti che lavorano nel settore agro-alimentare e della rilevazione nazionale effettuata dall’Anci, la Puglia è risultata la regione con il numero più elevato di Comuni caratterizzati dal fenomeno: sono 12 quelli censiti. Seguono la Sicilia (8), la Calabria (5), la Campania (3) e il Piemonte (3). La provincia di Foggia è maggiormente caratterizzata dal fenomeno: nella mappa della vergogna vidimata dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 8 comuni presentano insediamenti informali, pari al 20% del totale.

Come da cronoprogramma, entro il marzo 2022 è stata approvata la mappatura degli insediamenti abusivi da parte del ‘Tavolo di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura’ ed è stato adottato il decreto ministeriale per l’allocazione delle risorse firmato da Andrea Orlando. Entro 3 anni dovranno essere completate le attività di recupero su almeno il 90% delle aree individuate.

Nella ripartizione delle risorse era prevista una quota fissa di un milione di euro, una quota variabile parametrata sul numero di presenze di cittadini stranieri e due correttivi da 500mila euro, uno relativo all’anzianità degli insediamenti e uno relativo all’esistenza di iniziative avviate per il superamento degli insediamenti. Solo per il ghetto di Borgo Mezzanone, al Comune di Manfredonia sono destinati 53.665.905,98 euro considerate le 4mila presenze rilevate, con l’aggiunta di tutte e due le ‘premialità’ previste. È la somma più alta in assoluto in Italia. A maggio dello scorso anno, con la firma di un protocollo d’intesa in Prefettura, era già stata avviata la riconversione del vicino Cara in una foresteria regionale con un villaggio dell’accoglienza.

Subito dopo c’è San Severo, con 2mila presenza e 27.832.952,99 euro assegnati, correttivi compresi. Si trova nel suo territorio comunale il Gran Ghetto, ai piedi di Rignano, che sarà oggetto d’intervento. Il Comune, nel 2019, ha inaugurato con la Regione Puglia la foresteria del centro di accoglienza ‘Casa Sankara’. Ospita i migranti anche il complesso ‘L’Arena’.

Al Comune di Carapelle sono destinati 1.129.164,77 euro; a Carpino 4.583.295,30 euro; a Cerignola, con 530 presenze, 8.845.732,54 euro; a Lesina sono stati assegnati 1.887.494,29 euro (compresi 500mila euro per l’anzianità degli insediamenti), a Poggio Imperiale 3.734.550,43 euro e a San Marco in Lamis 1.904.153,35 euro.

Naturalmente, è solo il primo step e i fondi non sono stati ancora incassati: i Comuni dovranno, infatti, elaborare e presentare le progettazioni degli interventi, dopo che saranno definite le procedure per l’assegnazione delle risorse e le modalità di erogazione. La Direzione generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione, in coordinamento con l’Unità di missione Pnrr del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, monitorerà l’avanzamento degli interventi e, peraltro, "si riserva la facoltà di rivedere il riparto delle risorse in caso di modifiche significative del contesto di riferimento o ritardi nell’attuazione degli interventi programmati".

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