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Cronaca Lesina

Lo svincolo della morte sulla Statale 16: illuminazione, pista ciclopedonale e rotatoria per fermare la ‘carneficina’

Due braccianti agricoli morti in due mesi all'incrocio di Ripalta a Lesina: Costadin Iordanov Strahilov e Vasile Rascol. Studio 3A chiede giustizia e lancia l'appello

Costadin Iordanov e Vasile erano ancora giovani, 39 anni il primo, 47 il secondo; arrivavano dall'Est Europa, dalla Bulgaria uno, dalla Romania l'altro, ed entrambi vivevano nel territorio di Lesina dove avevano trovato lavoro nei campi. Ma ad accomunarli è soprattutto la loro tragica fine. Tutti e due sono morti allo stesso modo, di sera, mentre percorrevano, rispettivamente in bicicletta e a piedi, la stessa strada, la “solita” Statale 16, straziati da due vetture che li hanno falciati pressoché nello stesso punto, al km 622,400, in prossimità dell'incrocio di Ripalta, a poco più di due mesi di distanza. Un drammatico destino, peraltro comune anche ad altri stranieri di quella zona impiegati come braccianti.

Costadin Iordanov Strahilov pedalava sul margine destro della carreggiata quando, attorno alle 21.30 del 4 marzo, è stato travolto da una Audi A6 condotta da un trentenne di Torremaggiore che procedeva nella stessa direzione, verso Termoli, ad alta velocità: la vettura si è fermata a 200 metri dal punto dell'impatto. Per il 46enne, che condivideva il suo alloggio in via Ripalta con due fratelli, non c'è stato scampo, è deceduto all'istante a causa delle gravissime lesioni riportate.

Il 14 maggio, alle 22.30, il dramma si ripete: Vasile Rascol sta camminando a bordo strada, quando, sempre a ridosso dello svincolo per Ripalta, "viene centrato e ucciso sul colpo da un'Alfa Romeo 159 condotta da A.V., 29 anni", che procedeva in direzione Foggia e "che pure tanto piano non doveva andare, visto che nel certificato di morte si parla di grave trauma cranico con fratture e sfacelo cerebrale”. Sul decesso del 47enne di origine rumena, che era domiciliato a Lesina presso la Masseria “Ferrara”, da prassi la Procura di Foggia ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico dell'investitore, per il tramite del Pubblico Ministero, dott. Andrea Di Giovanni.

LA REPLICA DEGLI AVVOCATI DEL 29ENNE

I familiari di entrambi i braccianti, per fare piena luce sui due sinistri e ottenere giustizia, nei giorni scorsi, tramite il consulente personale Sabino De Benedictis, si sono affidati a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità, a tutela dei diritti dei cittadini, che si è subito messa in moto per acquisire tutta la documentazione e che si batterà con ogni mezzo per rendere giustizia ma anche dignità a queste due incolpevoli vittime e ai loro familiari.

Studio 3A si è infatti trovato di fronte a una “carneficina” - quella che continua a consumarsi lungo la Statale Adriatica, specie in quel tratto foggiano - quasi dimenticata, complice il fatto che spesso a perdere la vita sono stranieri di cui si sa poco o nulla. “A fronte di questo stillicidio non si può più restare in silenzio – afferma il Presidente di Studio 3A, dott. Ermes Trovò -, e occorre lanciare un messaggio forte per la non più prorogabile messa in sicurezza di quell'arteria e di quel tratto in particolare: da anni si chiede invano di realizzare una rotatoria al posto di quell'incrocio, ci vorrebbe una pista ciclo pedonale, considerata la frequentazione di quella strada da parte di tanti pedoni, per lo più braccianti che vivono nelle case coloniche della zona, ma soprattutto è essenziale un minimo di pubblica illuminazione dato che il principale problema è rappresentato proprio dal buio pesto”.

Eppure, quest'emergenza non dovrebbe essere sconosciuta alle pubbliche amministrazioni preposte. Nel Report sulla incidentalità del 2015 nella Puglia elaborato dall'Agenzia Regionale per la Mobilità della Regione Puglia e presentato lo scorso anno, la Statale 16 risulta di gran lunga la strada in cui si è verificato il maggior numero di incidenti con lesioni, ben 350, praticamente uno al giorno, con 15 morti e oltre 650 feriti: 6 di queste 15 vittime e 103 feriti solo nel tratto foggiano. “Numeri impressionanti – conclude il dott. Trovò - su cui non si può più far finta di nulla, al di là di quelle che sono, come nello specifico, le indiscutibili responsabilità di chi è al volante, che dovrà risponderne”.

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