Infortuni mortali sul lavoro, Capitanata fra le province pugliesi meno colpite
È quanto emerge dal report dell’Osservatorio Vega Engineering di Mestre. Ma a livello nazionale i dati non sono confortanti
Niente maglia nera, questa volta. La Capitanata è fra le province pugliesi con il minor numero di infortuni mortali sul lavoro: solo (si fa per dire) tre. A dirlo è il nuovo report dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre che dall’inizio dell’anno e fino al 31 luglio ha registrato in Puglia 29 casi così distribuiti nelle singole province: 16 a Bari (incidenza sugli occupati pari a 37,6), 4 a Brindisi (28,7), 3 nella Bat (24,9) e a Foggia (17,1), 2 a Lecce (8,2) e 1 a Taranto (6,2).
Dalla zona rossa, quindi, il tacco dello Stivale passa in quella arancione, con un indice di incidenza sul numero di occupati pari al 22,9%. Ed è la sesta regione per numero di infortuni mortali.
A livello nazionale, secondo i dati Inail raccolti dall’Osservatorio, sono 430 le vittime sul lavoro (+4,4% rispetto a luglio 2022) - con Umbria, Abruzzo e Basilicata in testa - alle quali vanno aggiunte i 129 decessi ‘in itinere’, ovvero avvenuti durante il tragitto casa-lavoro (-17,8% rispetto a luglio 2022). Per quanto riguarda il settore economico più colpito, non c’è molta differenza rispetto ad un anno fa: sul podio troviamo quello dei trasporti e del magazzinaggio, delle costruzioni e del manifatturiero. La novità è la scalata dei casi nelle estrazioni in cave e miniere.
Anche nei primi sette mesi del 2023 a morire sono stati di gran lunga gli uomini (405) rispetto alle donne (25) e i lavoratori di nazionalità italiana (351) rispetto agli stranieri (79), anche se – per questi ultimi – il rischio si dimostra essere sempre superiore: gli stranieri, infatti, registrano 33,3 morti ogni milione di occupati contro i 16,9 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.
Sempre sul fronte delle incidenze, quella minima viene rilevata tra i 25 e i 34 anni (pari a 9,5 infortuni per milione di occupati), mentre la più elevata nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (65,5), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (32). Infine una curiosità: il mercoledì è il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi sette mesi dell’anno (20,5%).
“Le proiezioni statistiche – commenta Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio – descrivono un panorama a dir poco sconfortante. Lo scenario diventa di mese in mese più critico con un incremento rispetto allo scorso anno del 4,4%”.
“Gli aspetti più gravi dell’emergenza – continua – si riscontrano soprattutto quando parliamo di incidenza di mortalità tra i giovanissimi lavoratori. Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, infatti, il rischio di morire sul lavoro è ben superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (15,7 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 9,5)”.
“E anche i dati positivi – conclude Rossato – devono essere interpretati. Sebbene emerga una significativa diminuzione del 21,9% degli infortuni denunciati dobbiamo però sempre riportare alla memoria come nel 2022 fossero ancora molti gli infortuni denunciati connessi al Covid che oggi, invece, non compaiono quasi più nelle statistiche”.