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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Monopoli, chiesti 30 anni per i due imputati. Il papà di Donato: "Atroce sentire cosa ti hanno fatto"

"Abbiamo messo un primo punto fermo in questa storia". Scrive Giuseppe Monopoli all'indomani dell'udienza. "Cosa ci può essere di più grande di un ragazzo che dà la vita per quella dei suoi amici? Questa è la cosa che è venuta fuori ieri, ed io sono orgoglioso di te"

Condanna a 30 anni di reclusione: è la richiesta dei pubblici ministeri, formulata nell'udienza del 22 maggio, per i due imputati nel processo per la morte di Donato Monopoli, il cerignolano di 26 anni deceduto dopo sette mesi di coma, in seguito a una rissa scoppiata in discoteca. Alla sbarra, Michele Verderosa e Francesco Stallone, i due foggiani di 28 anni accusati di omicidio volontario aggravato.

Lo scorso 23 aprile avevano ottenuto il rito abbreviato - che garantisce lo sconto di un terzo della pena - in quanto la condotta lesiva presa in esame è avvenuta prima dell'entrata in vigore della legge che nega il rito abbreviato per i reati punibili con l'ergastolo. 

I difensori dei due imputati hanno chiesto l'assoluzione per non aver commesso il fatto e perché il fatto non sussiste. La requisitoria dei Pm, invece, fonda sull'omicidio volontario aggravato dai futili motivi.

La prossima udienza è stata fissata al 27 maggio. 

Il fatto avvenne nell'ottobre del 2018, in una discoteca alla periferia di Foggia. Monopoli, intervenuto come 'paciere' per difendere un amico coinvolto in una rissa nata dal nulla, incassò i colpi fatali. Portato d'urgenza al Policlinico Riuniti, fu poi trasferito all'ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, dove morì sette mesi dopo. 

"Abbiamo messo un primo punto fermo in questa storia. Assistere, sentire quello che ti è stato fatto è stato atroce", scrive all'indomani dell'udienza il papà di Donato, Giuseppe Monopoli, in una straziante lettera al figlio.

Trent'anni "non saranno mai troppi, ma la crudeltà che hai subito è stata in parte attenuata dai due pm che ti hanno ridato dignità, quella che in quell'aula non ho visto. Tu eri lì con noi, avrai sorriso come tuo solito, ma non potrai credere la forza che mi hai dato. Tutto torna ora più che mai, sono orgoglioso di te, di voi miei figli. Cosa ci può essere di più grande di un ragazzo che dà la vita per quella dei suoi amici? Questa è la cosa che è venuta fuori ieri, ed io sono orgoglioso di te, dei tuoi fratelli, della tua mamma perché sono sicuro che tu non volevi dargli un dolore del genere, ma ieri ho capito ancora di più che uomo sei. Grazie di avermi dato l'onore di essere tuo padre, ora il mio debito verso di te lo dovrò pagare dandoti quel rispetto e quella dignità che meriti fino alla fine. Ciao angelo mio".  

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