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Cronaca Vieste

Beccato con la cocaina e arrestato. Il padre ai poliziotti: “Non avete altro da fare?”

E' accaduto a Vieste. Il padre di Gianmarco Pecorelli, il 19enne trovato con 55 grammi di cocaina e arrestato, ai poliziotti: "Ma dai, nemmeno avesse un chilo"

Lo hanno fermato con le tasche piene di cocaina nel centro storico di Vieste, ma la risposta sui generis del padre ai poliziotti ha destato ancora più sconcerto: “Siete tutti corrotti, se rovinate mio figlio vi faccio vedere io, indagate sui fatti seri”. Il personale della squadra di polizia giudiziaria del commissariato di Manfredonia, coadiuvato da personale del Reparto Prevenzione Crimine di Bari, a conclusione di una operazione disposta per la prevenzione e la repressione del traffico illecito di sostanze stupefacenti, aveva qualche attimo prima tratto in arresto il diciannovenne Gianmarco Pecorelli, resosi responsabile di detenzione ai fini di spaccio di cosiddette droghe “pesanti”, con contestuale sequestro di oltre cinquanta grammi di polvere bianca, suddivisa in sei involucri pronta per la successiva cessione ad ulteriori spacciatori.

A seguito di attività info-investigativa, personale della del commissariato di Manfredonia, apprendeva che un collaudato sodalizio viestano, capeggiato da alcuni giovani emergenti malavitosi, era dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti presso una piazzetta posta nella parte bassa del centro storico di Vieste, luogo di difficile accesso alle forze dell’ordine a causa di un collaudato modus operandi tipico di realtà criminali molto degradate: il quartiere veniva infatti da tempo protetto da “paletti” che danno l’allarme in caso di controlli.

Dopo numerosi servizi di appostamento, compreso lo svolgersi dell’illecita attività, il dirigente del commissariato di Manfredonia, Agostino De Paolis, predisponeva idoneo servizio volto alla repressione dell’increscioso reato: nella prima serata alcuni poliziotti in abiti civili si appostavano fra i turisti ancora presenti nella cittadina garganica, assodato che la droga da spacciare giungeva nel centro storico dalla parte bassa, ossia dalla stradina della Chiesa di San Francesco. Lo strapiombo sul mare agevolava i pusher che, al sospetto di intervento delle forze dell’ordine, gettavano la droga in mare, così come riportato anche da alcune fonti, ossia da residenti del luogo stufi di trovare gli spacciatori perennemente sotto casa.

Uno dei pusher segnalati era Gianmarco Pecorelli, personaggio già noto ai poliziotti, che, secondo quanto appreso, ricevuto un ingente quantitativo di cocaina, l’avrebbe ceduta ad altri piccoli spacciatori del luogo. Appostati in piazza Vittorio Emanuele gli agenti notavano transitare ad andatura sostenuta un’autovettura guidata da Pecorelli e si ponevano al suo inseguimento. Avvicinato lontano dalla zona pedonale e dai turisti, il ragazzo lanciava dal finestrino una busta in cellophane con 54,62 grammi di cocaina e tentava invano la fuga.

Allertati dalla polizia stradale di Vieste, giungevano la fidanzata e il padre dell’arrestato, con quest’ultim che sbraitava accusando tutti i poliziotti di corruzione e li minacciava pesantemente di morte; alla luce delle sue affermazioni veniva fatto accomodare in ufficio e deferito all’Autorità Giudiziaria per i reati commessi. Nel corso della redazione degli atti l’uomo si prodigava per confortare il figliolo arrestato, coccolandolo e rincuorandolo, continuando ad accusare la Polizia: «Non avete altro da fare?», «Ma dai, nemmeno avesse un chilo»,  «Siete troppo rigidi».

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