Compleanno senza Donato e senza giustizia. La famiglia Monopoli: "Il nostro cuore è avvelenato, nessun perdono"
A pochi giorni dalla sentenza, rinviata dal Tribunale di Foggia al 22 luglio, la famiglia Monopoli si aggrappa ai ricordi: “Il 18 luglio 2018 è stato il tuo ultimo compleanno. Oggi non festeggerai il tuo compleanno, perché la tua vita si è fermata a 26"
Un compleanno amaro, senza Donato e senza giustizia. A pochi giorni dall’attesa sentenza, rinviata dal Tribunale di Foggia al 22 luglio, la famiglia Monopoli si aggrappa ai ricordi: “Il 18 luglio 2018 è stato il tuo ultimo compleanno, la tua ultima torta, le tue ultime candeline, il tuo ultimo sorriso”, ricordano i genitori.
Alla sbarra, Michele Verderosa e Francesco Stallone, i due foggiani di 28 anni accusati di omicidio volontario aggravato. “Oggi non festeggerai il tuo compleanno, perché la tua vita si è fermata a 26. Tutto questo è stato negato non dal destino ma due vigliacchi”, attaccano.
“Non so se ad essere tutelati siano le vittime o i carnefici. Ma questo non importa: il nostro cuore è ormai avvelenato, e non avranno mai il perdono”, spiegano nello sfogo affidato ai social. “Chiediamo aiuto a tutti, e lo facciamo nel giorno del suo compleanno: Donato poteva essere il figlio di tutti”.
IL PROCESSO | Lo scorso 23 aprile avevano ottenuto il rito abbreviato - che garantisce loro lo sconto di un terzo della pena - in quanto la condotta lesiva presa in esame è avvenuta prima dell'entrata in vigore della legge che nega il rito abbreviato per i reati punibili con l'ergastolo.
I difensori dei due imputati hanno chiesto l'assoluzione per non aver commesso il fatto e perché il fatto non sussiste. La requisitoria dei Pm fonda sull'omicidio volontario aggravato dai futili motivi; 30 anni di reclusione la richiesta formulata.
LA VICENDA | Il fatto, lo ricordiamo, avvenne nell'ottobre del 2018, in una discoteca alla periferia di Foggia. Monopoli, intervenuto come 'paciere' per difendere un amico coinvolto in una rissa nata dal nulla, incassò i colpi fatali. Portato d'urgenza al Policlinico Riuniti, fu poi trasferito all'ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, dove morì sette mesi dopo.