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Cronaca

Botte in carcere, due poliziotti aggrediti finiscono in ospedale: scatta lo ‘sciopero bianco’

L'annuncio del Sappe: "Pronti ad attuare lo 'sciopero bianco', partendo dal carcere di Taranto e poi nel resto delle strutture carcerarie pugliesi"

Poliziotti aggrediti al carcere di Foggia, scatta lo ‘sciopero bianco’ degli agenti della penitenziaria nelle carceri pugliesi. Lo annuncia il Sappe, Sindacato autonomo di polizia penitenziaria: la protesta partirà dal carcere di Taranto e si diffonderà in tutte le strutture carcerarie pugliesi: “Nonostante gli innumerevoli appelli all’amministrazione penitenziaria, alla magistratura, ai prefetti, alla politica (più di una interrogazione parlamentare al ministro della giustizia senza risultato), la situazione lavorativa nel carcere di Taranto e nelle carceri da Foggia a Lecce, da Trani a Bari, da Brindisi a Turi, diventa sempre più pericolosa e massacrante”, denuncia il segretario Federico Pilagatti.

“Gli eventi critici determinati dai detenuti violenti o con gravi problemi psichiatrici non adeguatamente curati sono ormai all’ordine del giorno, con i poliziotti abbandonati a se stessi e costretti a carichi di lavoro non più accettabili”. Proprio questa mattina, nel carcere di Foggia due poliziotti sono stati aggrediti da un detenuto e sono finiti entrambi al pronto soccorso del policlinico dauno, dove sono in attesa di cure.

“A questo punto il Sappe, avendo esaurito ogni strumento per attirare l’attenzione di tutti sulla grave situazione penitenziaria pugliese, ha deciso di porre in essere una forma di protesta eclatante e singolare, e cioè lo ‘sciopero bianco’ che consiste nel rigido ed inflessibile rispetto del regolamento penitenziario e delle leggi che regolano la vita carceraria”, precisa. “Attuare lo sciopero bianco vuol dire, nei fatti, bloccare o rallentare le attività di un carcere a partire dai colloqui sia visivi che telefonici dei detenuti con i familiari; l’uscita dei ristretti per l’ora d’aria; i colloqui con educatori ed assistenti sociali; i corsi di formazione e scolastici; le visite mediche; i trasferimenti dei detenuti presso altre carceri, i palazzi di giustizia o i presidi sanitari”.

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