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La Fracchie di San Marco in Lamis, il rito del fuoco tra i più suggestivi al mondo: la storia e le origini

La processione dell’Addolorata con le fracchie venne spostata al Venerdì Santo sera, quando la messa rievocante l’Ultima Cena venne spostata al tardo pomeriggio del Giovedì Santo nel 1954. A partire dai primissimi anni ’60 le fracchie iniziarono ad assumere dimensioni gigantesche, sfociando in gare di orgoglio e bravura

Le fracchie inizialmente erano piccole torce che servivano ad illuminare il cammino alla Madonna Addolorata che giungeva al centro urbano per essere ospitata nella Collegiata. L’origine delle fracchie è molto antica e il primo loro impiego nelle processioni dell’Addolorata potrebbe farsi risalire al 1824, anno in cui il Vescovo di Manfredonia concedeva alla Confraternita di officiare il Giovedì Santo e di fare la processione.

Nel 1873, il Vescovo di Foggia riconosceva alla sola Arciconfraternita dei Sette Dolori la possibilità di compiere la processione della Madonna Addolorata con le fracchie. L’ipotesi più plausibile della nascita della processione della Madonna accompagnata dalle fracchie è quella secondo cui, siccome la chiesa della Vergine Addolorata si trovava fuori le mura e non era illuminata, fossero necessari dei mezzi di illuminazione affinché potesse svolgersi la processione serale della Settimana Santa.

Le fracchie, in quel periodo, avevano un’utilità pratica per muoversi nel buio della notte, essendo oggetto prettamente strumentale all’ illuminazione. La costruzione delle fracchie partiva quindi dalla necessità del popolo di San Marco di illuminare la notte, utilizzando ed adattando piante che avevano a disposizione. L’uso della fracchia venne utilizzato fino agli inizi del Novecento quando in paese vennero montati i primi lampioni pubblici.

Nel ventesimo secolo molte relazioni riportano che le fracchie erano tantissime, se ne contavano più di trecento, trasportate a mano o individualmente. Una data fondamentale è il 1925, quando una ricca proprietaria di San Marco, donna Michelina Gravina, fece costruire in segno di grande devozione dai suoi garzoni una maestosa fracchia, che per la sua mole non poteva essere portata a mano e quindi venne montata su delle ruote di carro. Ci furono proteste da parte delle confraternite, ma l’autorità comunale autorizzò a trasportare la fracchia durante la processione. Da quell’anno si iniziò a realizzare le fracchie su ruote.

La processione dell’Addolorata con le fracchie venne spostata al Venerdì Santo sera, quando la messa rievocante l’Ultima Cena venne spostata al tardo pomeriggio del Giovedì Santo nel 1954. A partire dai primissimi anni ’60 le fracchie iniziarono ad assumere dimensioni gigantesche, sfociando in gare di orgoglio e bravura.

Le fracchie più grandi erano solitamente quelle degli imprenditori di legna, carbone e calce, che raggiungevano un diametro di circa 250 cm. Nel 1961 la pro loco ne regolamenta la costruzione, perché ormai divenute troppo grandi e pericolose.

A volte le fiaccole arrivavano a pesare anche 100 quintali, e con le loro lingue di fuoco creavano danni e disordini, eliminando l’aspetto devozionale che aveva caratterizzato fin dalle origini la nascita di questa processione.

Così dagli anni '80 in poi per garantire la sicurezza si inizia a regolamentare con limiti molto rigidi le dimensioni delle fracchie.

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