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Venerdì, 26 Aprile 2024
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La sconfitta dell'intelligenza silente: quando la Foggia Bene diventa la città dei bla bla bla

L'OPINIONE - Dietro la recente debacle elettorale del centrosinistra si nasconde la drammatica incapacità di capire l'altra Foggia, quella maggioritaria, lontana dai circoli, lobbies e potentati vari

Marasco si alza in piedi e sbotta: "Basta, Landella. Si dice l'Amica è fallita, non ha fallito". In tanti indicano quel passaggio di Municipia come quello in cui il neo sindaco ha messo la freccia per il sorpasso decisivo. C'è, nella simbologia di quel gesto, un qualcosa in più, qualcosa che rappresenta in maniera plastica una delle caratteristiche emerse prepotenti in questi mesi di campagna elettorale: Foggia è sempre più spaccata, divisa, lacerata in due.

C'è una Foggia bene, abitata politicamente da una elite pseudointelletuale o simil tale che ha la presunzione di una superiorità morale e civile. Direbbe Marasco, la "Foggia dell'intelligenza silente" che guarda l'interlocutore dall'alto in basso. Una superiorità che rende gli esponenti di questa Foggia, ai loro occhi, gli unici in grado di guidare degnamente la città. C'è poi una Foggia più bassa, quasi “meno bene”, di popolo, abitata politicamente da istinti più bassi, più essenziali, da bisogni prioritari dati per scontati, per non dire inesistenti, dalla prima Foggia.

In questa tornata elettorale è proprio questa spaccatura, più netta delle altre volte, ad aver determinato il risultato finale, ben oltre i 300 voti di scarto finale. E' questa frattura, resa più evidente nelle due settimane pre ballottaggio ad aver consegnato la città a Landella. Quando Marasco si alza e vomita addosso all'avversario la sua 'cultura', si materializza infatti il crollo di un equilibrio sul quale il centrosinistra è riuscito a fondare il governo di questi dieci lunghi anni. E a nulla sono servite le scuse, anche perché Marasco che si alza in piedi apre di fatto le gabbie. Da quel momento in poi infatti la Foggia Bene ha iniziato a sfottere Landella. Video, fanpage, tweet snob sarcastico: l'avversario che da anni parla quell'italiano stentato e per questo deriso in privato, all'improvviso diventa un ignorante. Un'ignoranza, e quindi parallelamente una superiorità, da sottolineare e da comunicare al popolo.
 
Via la maschera quindi. C'è un particolare però. Contrariamente a quello che si crede in certi ambienti, la Foggia Bene è nettamente minoritaria, non è maggioranza nella città, non lo è mai stata e probabilmente mai lo sarà. C'è, nei politici che raccontano, interpretano e chiacchierano di una certa città, la convinzione che Foggia sia quella delle elite, delle lobbies, dei circoli raccolti, quella che pende dalle labbra e dai portafogli dei costruttori. C'è, parallelamente, una totale cancellazione di certi quartieri, di certe realtà, di certe dinamiche che sono però le fondamenta di questa città. Fondamenta numeriche e soprattutto culturali.

Ecco perché lo sfottò nei confronti di Landella è diventato il dileggio nei confronti di un'intera parte di Foggia che all'improvviso ha visto palesarsi l'imbroglio portato avanti per anni. Cinque anni prima infatti la sinistra, proprio solleticando quell'istinto basso della Foggia meno bene, era riuscita a riprendersi Palazzo di Città, nonostante i disastri di Ciliberti. Ricorderete tutti i "non vogliamo un sindaco napoletano" rivolti a Santaniello, diventati un mantra durante durante i giorni pre ballottaggio. Si ricorderanno le voci indegne diffuse sul conto del candidato sindaco di centrodestra. Ecco, in quel caso la Foggia Bene aveva intercettato un istinto basso della Foggia meno bene e l'aveva sfruttato a proprio vantaggio. C'era, in chi si proponeva per governare la città, la consapevolezza che quella Foggia esisteva e bisognava farci i conti. C'era, pur nell'arroganza, una dose di fondamentale umiltà che invece è drammaticamente mancata quest'anno.

"La verità sai qual è? E' che c'è una Foggia sconosciuta, enorme, che io stessa ignoro e non conosco. Quella è la vera Foggia. Quella che intercetti quando vai in ospedale a pagare in ticket prima di una visita specialistica, alla fiera di Santa Caterina, alla festa di Sant'Anna, alla Città del Cinema la domenica sera o in discoteca il sabato sera. Ecco io quella Foggia non la conosco e non la conoscono in tanti di quelli che vogliono governare la città". Chi parla è una giornalista vicina agli ambienti democratici. In una chiacchierata sulla sconfitta elettorale, ammetteva questo distacco, sottolineando la superbia e la spocchia con la quale la sinistra ha condotto le ultime settimane di campagna elettorale. Così, se cinque anni prima la spocchia era stata messa da parte per prendere la pancia di un certo elettorato, stavolta c'è stata la presunzione di comandare culturalmente la città.

Il problema diventa politicamente drammatico perché non solo la Foggia bene non parla con l'altra Foggia, ma non propone. Non ha idee, si parla addosso, si specchia, si autoelogia o si autocritica, ostentando una finta "grande bellezza" che in realtà nasconde un nulla pauroso.

Così nei giorni dell'analisi, del "guardiamoci tutti allo specchio e ammettiamo le nostre responsabilità", l'errore più grande è non vedere e percepire questa lontananza dalla città reale. La Foggia dei bla bla bla, fedele a se stessa, si chiude nei suoi circoli, nei suoi apparati, nelle sue stanze e si parla addosso, pratica il celolunghismo estremo, tessendo strategie per prevalere all'interno del proprio piccolo mondo, che nel frattempo però diventa piccolissimo.

Viene da dire che sarebbe ora che se davvero c'è quest'intelligenza, smetta di essere silente e inizi a urlare qualcosa. Questa città ne ha drammaticamente bisogno.

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