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Lunedì, 29 Aprile 2024
Comunali Foggia 2023

L'arma del voto nella città sospesa

L'editoriale del direttore responsabile Massimiliano Nardella a due giorni dal voto del 22 e 23 ottobre

'Les jeux sont faits, rien ne va plus'. Domenica e lunedì prossimi i foggiani saranno chiamati a riaffidare alla politica le sorti della città, a più di trenta mesi dallo scioglimento dell'ultimo Consiglio comunale e dopo oltre due anni di commissariamento. Un appuntamento elettorale singolare, certamente non per le temperature estive registrate finora o per la finestra autunnale riservata ai comuni 'depennati' per infiltrazioni o condizionamenti mafiosi.

Com'era nelle previsioni, non sono mancate le solite buone intenzioni, l'ammasso di idee e rassicurazioni, le stoccate agli avversari. Tuttavia, non si è respirato il clima partita di una volta: d'altronde, c'è un elettorato meno interessato alle proposte e da parte dei candidati un’esposizione opaca dei temi. Il cosa ha prevalso sul come.

In questo scenario, non si può di certo imputare esclusivamente ai cittadini la colpa di un approccio passivo alla competizione, favorito tanto da una percezione imprecisa dei candidati e da una evidente frammentazione, quanto dai veleni interni agli stessi schieramenti. Transfughi, sostegni ed endorsement alquanto discutibili, in alcuni casi non hanno aiutato a marcare la differenza dell’uno sull’altro. O dal recente passato. Hanno invece alimentato sospetti e mugugni.

A meno di 48 ore dal ritorno alle urne, ciò che maggiormente preoccupa, è il sentiment popolare, lo spirito che anima l’elettorato, vacillante e avvilito. In tutto ciò, con molta probabilità, si registrerà la percentuale di votanti più bassa di sempre. Non soltanto perché due anni di commissariamento e le inchieste giudiziarie hanno cancellato, rimandato o spostato il rischio di forme e organizzazioni di interessi particolari, ma anche e soprattutto perché nel frattempo si è rafforzato il partito degli indolenti, di coloro che ritengono che uno valga l'altro. La riprova è nelle riprese di piazze e comitati semivuoti.

Di positivo c’è che il voto è meno controllato di qualche anno fa, ci sono una libertà di espressione maggiore e un controllo più stringente sul rapporto elettore-candidato. C’è comunque una rete di protezione del consenso più salda del 2019. Mancano però fiducia e speranza, prevalgono turbamento e diffidenza. Il grande assente, nella città sospesa e disorientata, è il sogno.

Ad ogni buon conto, il voto resta l’unica arma a disposizione per tentare di stravolgere la narrazione di una realtà tramortita da una serie di vicende e accadimenti. In questa fase, non vi sono altre strade percorribili. Mai come questa volta sarà fondamentale esprimersi.

Fatelo, possibilmente con coscienza e conoscenza.

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