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Mongelli: “Mi sono sentito impotente, ma Foggia non sta peggio degli altri”

"Per me, sia chiaro, sarebbe stato più comodo lasciare. Ma il lavoro sporco non può essere delegato ad un commissario. Abbiamo ricevuto il mandato popolare e il lavoro difficile spetta noi"

LE RAGIONI DELLE DIMISSIONI. “Nessuna fuga. Non è stato né un atto di vigliaccheria il mio,né una finzione né, come insinuato, un modo per contrattare una mia candidatura politica. E’ stato un gesto fortemente politico, necessario per porre il problema di Foggia all’attenzione dei livelli regionale e centrale. Quasi a farla diventare un “caso” nazionale. Perché gli enti locali, i comuni sono in ginocchio. E mentre noi facevamo sacrifici, la spending review ci toglieva altri 3milioni di euro. Mi è tremata la terra sotto ai piedi. Mi sono sentito impotente di fronte ala mia città, ho percepito lo sconforto di non poter rispondere ai suoi bisogni ed un forte senso di isolamento istituzionale, da parte del Governo, della Regione Puglia e della stessa Provincia“.

Così il sindaco di Foggia Gianni Mongelli spiega le ragioni che lo hanno portato il 17 luglio scorso a rassegnare le dimissioni. In una conferenza stampa dedicata il primo cittadino rompe il silenzio ed elenca le ragioni dello sconforto: “Erano anche i giorni del fallimento di Amica, del crack dell’U.S. Foggia, dell’emergenza abitativa con l’occupazione, inopinata, e il conseguente sgombero delle palazzine di via Einaudi, che hanno trasformato un risultato positivo per l’amministrazione in un momento di grande difficoltà” e, ciliegina sulla torta, “dell’occupazione di Palazzo di Città da parte di Foggiaservizi che io personalmente ho vissuto come una violenza ed in merito a cui ho chiesto spiegazioni formali a coloro che avrebbero dovuto garantire la sicurezza della casa comunale”.

Un mix di situazioni potenzialmente esplosive, insomma, tutte insieme, l’una sull’altra e dentro l’altra, che hanno portato Mongelli, dopo 3 anni a gettare la spugna. 

 

LE RAGIONI DEL RITORNO. Oggi ritorna. “Esattamente per gli stessi motivi per cui ho lasciato.  Ho compreso che Foggia non è sola e non è la sola a vivere un momento di grande difficoltà. Ho ricevuto conforto da Roma e dai livelli regionali e provinciali rispetto al fabbisogno di questa città. E poi la solidarietà istituzionale, la vicinanza dei sindaci, l’esortazione ad andare avanti della mia gente. Sono stato a Roma, al ministero degli Interni e presso l’Anci; ho trovato grande conforto sul fronte finanziario e la garanzia che sarà fatto tutto il possibile per evitare il collasso degli enti locali, il 25% dei quali è formalmente in predissesto. Mi sono reso conto che Foggia non sta peggio degli altri, anzi. E’ tra i comuni virtuosi, ad esempio, che incasseranno le premialità previste dalla spending review per aver rispettato il patto di stabilità“.

Ma c’è dell’altro. La morsa del piano di rientro dovrebbe essere allentata da un ordine del giorno, sempre alla spending review, già condiviso dal Governo, che, in caso di accoglimento, permetterebbe di spalmare le debitorie su più anni. E si lavora anche sul fronte alienazioni, alle quali molti comuni stanno ricorrendo per salvare i bilanci, con l’istituzione (forse già a settembre) di un fondo presso la Cassa Depositi e Prestiti in cui conferire i beni alienati  con un’anticipazione, cash, del 25% del valore, almeno, del bene.

Il che per Foggia - che poggia buona parte del suo risanamento proprio sulle alienazioni - significherebbe fare bingo e chiudere il risanamento in un colpo. Da Bari, poi, il governatore si sarebbe impegnato a fare di più per Foggia rispetto ad alcune partite importanti in settori strategici come il sociale, l’ambiente, lo sviluppo e le attività produttive, l’housing. 

 

“SONO CONFORTATO”. Mongelli incassa e porta a casa. Spiega alle forze politiche. Decide di restare. “Per me, sia chiaro, sarebbe stato più comodo lasciare. Ma il lavoro sporco non può essere delegato ad un commissario. Abbiamo ricevuto il mandato popolare e il lavoro difficile spetta noi”.

Bisognerà accollarsi la responsabilità politica ad esempio di inasprire le tasse per far quadrare i bilanci. L’Imu sulla seconda casa verrà portata al massimo e non si esclude un ritocco dell’aliquota anche sulla seconda casa. “Ma ci sono le condizioni politiche e finanziarie per andare avanti”.

E si torna a parlare anche di dimezzamento della tecnostruttura, di ricambio al vertice della polizia municipale (chiesto a più riprese) e dalla nomina del dodicesimo assessore alla sicurezza. A settembre, poi, non è escluso, un bel rimpasto di giunta con ritorno in pompa magna dei politici. Si vedrà.

LA CRISI FANTASMA. Nessun cenno alla crisi aperta da alcune forze politiche (Psi e Udcap) in seno alla maggioranza due mesi fa, e in merito alla cui ricomposizione i partiti, interrogati, non hanno saputo offrire chiare (e valide) spiegazioni.  E comunque

 

LE REAZIONI. Intanto dietro le quinte l’aula si divide tra chi inneggia al nuovo corso e chi, anche tra gli stessi segretari di partito presenti, si lascia andare ad un amaro “non cambierà niente, tra un mese saremo di nuovo qui”. 

Mentre fuori dall’aula ululano le forze d’opposizione.  Il Pdl convoca una conferenza stampa, urgente, per domani; La Destra parla di intollerabile sceneggiata napoletana del sindaco Mongelli che avrebbe già pronte a Bari riunioni per decine di varianti urbanistiche ed invita la cittadinanza a sottoscrivere una petizione popolare per lo scioglimento del consiglio.

Mentre l’Udc ne approfitta per un affondo anche contro l’amministrazione provinciale: “Pepe e Mongelli tradiscono i cittadini. Tra aumenti di tasse e gli interessi dei soliti noti, scaricano sulla comunità i costi della politica e i risultati di anni di cattiva gestione della cosa pubblica”. 

 

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