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Cronaca Vieste

Marco Raduano si pente, il boss diventa collaboratore di giustizia: ha ricostruito la scia di sangue che ha segnato Vieste

La decisione è arrivata lo scorso 20 marzo, il boss 'Pallone' di Vieste si è auto accusato di aver partecipato direttamente o indirettamente a parecchi omicidi.

Per due giorni - dal 20 al 21 marzo - i magistrati della DDA di Bari hanno ascoltato il boss viestano Marco Raduano che, a due mesi dalla cattura in Corsica, ha deciso di voltare pagina e collaborare con la giustizia.

Nel verbale, secondo le prime indiscrezioni trapelate, il 41enne ex luogotenente di Angelo ‘Cintaridd’ Notarangelo avrebbe ricostruito gli ultimi anni della guerra di mafia sul Gargano e si sarebbe accusato di numerosi omicidi, una dozzina tra quelli eseguiti in prima persona e quelli cui avrebbe prestato, in vario modo, collaborazione. Una scia di sangue partita nel 2016, a seguito dell’uccisione del cognato.

La notizia del pentimento di Raduano è deflagrata questa mattina, in Corte D’Assise, nell’ambito del processo relativo all’omicidio di Marino Solitro (qui la vicenda) e che vede come imputati il già collaboratore di giustizia Danilo Pietro Della Malva (a processo davanti al gup di Bari) e Giovanni Iannoli. A darne notizia è stato il pm della DDA di Bari, Ettori Cardinali che ha chiesto di aggiungere il nome di Raduano alla lista testi prodotta dalla pubblica accusa. Le verità dell’uomo, infatti, potranno fare luce sulle dinamiche criminali garganiche e su numerose vicende, allo stato, irrisolte.

LA CATTURA | Raduano è stato catturato il 31 gennaio in Corsica, dopo quasi un anno di latitanza. Evaso dal carcere di massima sicurezza 'Badu e’ Carros' di Nuoro in Sardegna, il 24 febbraio 2023, era stato inserito di recente nella lista dei criminali dei tre latitanti italiani più pericolosi ricercati da Europol con Enfast. E' stato arrestato in una località di Bastia mentre era in procinto di recarsi in un ristorante di lusso. Non era armato e aveva con sé documenti falsi. In Spagna, 24 ore prima, era finita anche la latitanza del 31enne viestano e suo braccio destro Gianluigi Troiano, arrestato su mandato di arresto europeo e attualmente detenuto nel carcere di Granada in attesa di estradizione in Italia. 

CHI È RADUANO | “Una personalità vendicativa, sanguinaria e spregiudicata dell'imputato, privo di ogni scrupolo e pervicacemente assetato di potere criminale, pronto a tessere alleanze con altre compagini criminali e sempre a disposizione per la commissione dei più svariati e spietati reati”. E’ questo il ‘ritratto’ del boss Marco Raduano che emerge dalle carte dell’ordinanza-monstre ‘Omnia Nostra’, firmata dalla giudice Valeria Isabella Valenzi; oltre 1000 pagine in cui si riassumono affari, crimini e nefandezze della mafia garganica. Il documento riassume il “nutrito curriculum criminale” del giovane viestano, arrestato il 31 gennaio in Corsica, dopo un anno di latitanza, “che denota un'esistenza trascorsa a delinquere, fatti salvi i numerosi periodi di detenzione subiti, che non hanno all'evidenza minimamente piegato la sua attitudine criminale, da ultimo manifestatasi con la commissione di plurimi delitti di sangue, chiaramente espressivi della maggiore pericolosità del reo, che ha manifestato oltre che una spiccata indole delittuosa, anche una maggior pervicacia e professionalità nel delitto, desunta dalle sue allarmanti relazioni e dalle modalità efferate dei delitti commessi”.

Aggiornato alle 16.15

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