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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Lazzaro D'Auria, l'imprenditore che si è ribellato alla 'Società Foggiana' in Commissione antimafia: "Servono aiuti e vicinanza alle vittime del pizzo"

L'imprenditore 55enne, da anni sotto scorta per essersi ribellato alla 'Società', annuncia la presenza di Tano Grasso e dell'associazione antiracket Fai oggi, a Bitonto, per costituirsi parte civile nel processo 'Decima Azione bis'

Alla vigilia dell’udienza preliminare del processo alla mafia foggiana, scaturito dal blitz ‘Decima Azione bis’, la Commissione parlamentare antimafia ha puntato i riflettori sulla Capitanata, con l’audizione dell’imprenditore Lazzaro D’Auria, da anni sotto scorta per aver detto ‘no’ alla mafia foggiana.

Per due ore, l’imprenditore campano che ha costruito il suo piccolo-grande impero nei fertili campi del Foggiano, ha raccontato la sua storia e illustrato le dinamiche criminali patite da gran parte dei suoi colleghi. “E’ la mia prima audizione in Commissione parlamentare”, spiega al termine dell’incontro. “E’ un segnale importante per la provincia e per chi, come me, ha investito tanto in questo territorio”.

Nel Tavoliere, infatti, D’Auria ha messo in piedi 6 aziende agricole che, insieme, fatturano quasi 40milioni di euro; un patrimonio dal quale la criminalità organizzata voleva in qualche modo trarre profitto, pretendendo grosse cifre di denaro a titolo di ‘contributo per i carcerati’.

Dal secco ‘no’ e dalle denunce dell’imprenditore sono scaturite minacce e continui attentati, fino al grave incendio che, poche settimane fa, gli ha distrutto un intero capannone. “Gli attentati che subisco con cadenza quasi regolare non sono più contro di me”, spiega D’Auria. “Sono messaggi trasversali che, attraverso me, vengono lanciati a quanti vorrebbero ribellarsi. E’ un modo per dire ‘questa è la fine che farete, la fine di Lazzaro”.

Unico imprenditore taglieggiato costituitosi parte civile nel processo alla Società Foggiana, D’Auria annuncia la presenza dell’associazione antiracket Fai, con Tano Grasso, oggi, a Bitonto per l’udienza preliminare di ‘Decima Azione bis’. “E’ un momento importantissimo - spiega l’imprenditore che aderisce alla Fai - un segnale importante per tutte le vittime del territorio, la dimostrazione che non sono più soli”.

Alla commissione antimafia – riunita ieri pomeriggio in parte a palazzo San Macuto, a Roma, e in parte da remoto - D’Auria ha chiesto “aiuti e maggiore vicinanza agli imprenditori vittime del pizzo”. Le richieste spaziano dalla semplificazione della burocrazia per i contributi dello Stato destinati alle vittime del racket, ad una comunicazione chiara e capillare degli strumenti previsti per gli imprenditori-coraggio, per attutire i colpi finanziari o materiali impressi dalle mafie.

Il business del pizzo in agricoltura è davvero ingente: “Nel Foggiano ci sono 500mila ettari di terreni coltivabili. Questo significa che una richiesta di 50 euro ad ettaro (per semplificare) per il servizio ‘guardiania', genera introiti per 25 milioni al mese”, spiega.

Per D’Auria c’è la mano della mafia dietro i grossi incendi di grano estivi, dietro i tanti vigneti abbattuti a ridosso della vendemmia e dietro i danneggiamenti di uliveti avvenuti in zona. Per questo lancia un appello - l’ennesimo - ai colleghi imprenditori: “Questo è il momento della svolta. Le forze dell’ordine e i magistrati stanno lavorando duramente. I processi in corso definiranno le pene, che ci auguriamo saranno severe. Ma c’è bisogno di uno scatto d’orgoglio, di alzare la testa e dire, finalmente, basta”, conclude.

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