La 'Processione delle Catene' a Troia: cinque penitenti incapucciati con le catene ai piedi e il rumore della 'trocchiola'

La Processione delle Catene è un rito che caratterizza la città di Troia durante la Settimana Santa. La sua origine si fa risalire alla volontà del Vescovo Mons. Emilio Giacomo Cavalieri con l’intento di riconciliare la fede degli abitanti che sembra esser svanita.

La processione delle Catene prende vita alle ore 10 del Venerdì Santo dalla Chiesa di San Basilio Magno, risalente al secolo XI, e percorre le vie del centro storico facendo tappa nelle varie chiese di Troia nelle quali sono allestiti i Repositori, quelli che popolarmente vengono ancora oggi chiamati i 'Sepolcri'.

La processione è costituita da cinque penitenti che, incappucciati, indossano un saio bianco e trasportano sulle spalle una pesante croce che può arrivare anche al peso di una trentina di chili.

Si tramandano questo compito di padre in figlio da tre secoli ad oggi. Il loro arrivo è annunciato dal sinistro rumore provocato dalle pesanti catene che portano legate ai piedi nudi, e dal battito sordo e ritmato della 'trocchiola', uno strumento che viene affidato a bambini che precedono la processione, gli unici suoni percepibili nell' atmosfera di silenzio e di grande mestizia che contraddistinguono il lento incedere penitenziale.

Secondo una antica tradizione i penitenti non possono sospendere, né interrompere questa pratica penitenziale prima che siano trascorsi almeno cinque anni. La motivazione del numero di cinque anni risiede nel rendere onore alle cinque piaghe di Gesù Cristo; il numero di cinque penitenti ricorda invece i cinque Misteri Dolorosi del Santo Rosario.

La visita ai 'Sepolcri' consiste in una breve sosta, accompagnata da un momento di preghiera in ginocchio davanti alla SS. Eucarestia presente nel Repositorio, sotto la guida spirituale di un sacerdote. Nell’aria si respira pathos, tanto da ricevere ogni anno una risposta positiva da tutto il paese.