Le streghe di Lenzavacche approdano a Foggia: Simona Lo Iacono presenta il suo libro
Torna il premio-concorso “Leggo QuINDI Sono – Le giovani parole”: secondo libro dei cinque selezionati per questa seconda edizione rivolta alle scuole di Foggia e della sua provincia. Si riparte da un minuscolo paese della Sicilia e dalle sue streghe, con una storia originalissima che unisce due epoche lontane: dal ‘600 al fascismo passando per Rosalba, Tilde e il piccolo Felice.
Giovedì 23 febbraio, alle ore 18, all’Auditorim Santa Chiara la scrittrice Simona Lo Iacono presenta il suo romanzo dal titolo Le streghe di Lenzavacche (E/O Edizioni, 2016), attualmente finalista in diversi premi letterari nazionali. L’incontro, aperto a tutta la cittadinanza, è organizzato dal Liceo C. Poerio di Foggia, in collaborazione con la libreria Ubik e con la Fondazione Apulia Felix: a condurre, coordinati dal giovane giornalista e rappresentante di LQS Felice Sblendorio, saranno proprio gli studenti dell’istituto foggiano, presenti insieme con gli alunni delle altre scuole di Foggia aderenti al progetto Leggo QuINDI Sono.
La mattina dello stesso giorno poi, l’autrice sarà ospite dell’Istituto superiore “Maria Immacolata” di San Giovanni Rotondo, dove incontrerà anche gli studenti delle altre due scuole del Gargano che hanno deciso di partecipare al concorso: il “Giordani” di Monte Sant’Angelo e il “P. Giannone” di San Marco in Lamis.
Inoltre, nel pomeriggio di giovedì 23 febbraio (ore 15), Simona Lo Iacono incontrerà anche i detenuti dell’Istituto Penitenziario di Foggia, a conferma degli intenti dell’associazione Leggo QuINDI Sono, volti alla promozione della lettura non solo tra le giovani generazioni ma anche nei contesti sociali meno avvantaggiati. Partner del concorso di quest’anno, infatti, è il CSV Foggia con il proprio progetto “Lib(e)ri dentro”: iniziativa nata da una costola del gruppo di lettura “Innocenti evasioni” che, da anni, viene realizzato dall’Associazione Centro Studi Diomede di Castelluccio dei Sauri nella sezione Alta Sicurezza. L’idea, infatti, al termine degli incontri annuali con gli autori di LQS, è quella di dare la possibilità ai detenuti dell’Istituto di conferire, al pari degli studenti aderenti al concorso, un loro riconoscimento per il libro più apprezzato nel corso degli incontri in carcere. Leggo QuINDI Sono, infine, è patrocinato e sostenuto dagli assessorati alla Pubblica Istruzione e alla Cultura del Comune di Foggia.
Le streghe di Lenzavacche (Edizioni E/O, marzo 2016; 160 pagine). Vennero chiamate così, nel 1600 in Sicilia, un gruppo di mogli abbandonate, spose gravide, figlie reiette o semplicemente sfuggite a situazioni di emarginazione, che si riunirono in una casa ai margini dell'abitato e iniziarono a condividere una vera esperienza comunitaria e anche letteraria. Furono però fraintese, bollate come folli, viste come corruttrici e istigatrici del demonio. Secoli dopo, durante il fascismo, una strana famiglia composta dal piccolo Felice, sua madre Rosalba e la nonna Tilde, rivendica una misteriosa discendenza da quelle streghe perseguitate.
Assieme al giovane maestro Mancuso si batteranno contro l’oscurantismo fascista per far valere i diritti di Felice, bambino sfortunato e vivacissimo. È il 1938. Ululano le sirene che inneggiano al fascio. A Lenzavacche, minuscolo paese della Sicilia, vivono Felice, un bimbo sfortunato ma vivacissimo, la madre Rosalba e la nonna Tilde. Una famiglia stranissima, di sole donne, frutto di una misteriosa discendenza da streghe perseguitate nel 1600. Felice – che è il frutto di un amore appassionato della madre con un arrotino di passaggio, il Santo –, grazie all’estro e all’originalità dei familiari, riesce a vivere in pienezza nonostante i disagi fisici e l’emarginazione, in un periodo come quello fascista in cui è sommamente esaltato il valore della perfezione fisica.
Un bel giorno arriva a Lenzavacche un nuovo maestro elementare. Giovane e innamorato della cultura, fantasioso ma dominato da un dolore lontano, questo maestro, in aperto contrasto con il regime dell’epoca, non accetta i luoghi comuni sull’insegnamento e aiuta anche lui il piccolo Felice. In una Sicilia viziosa, ma pronta a giudicare, carnale e insofferente alla diversità, religiosa e pagana, Felice, sua madre e il maestro Mancuso, amanti della fantasia e dei libri, finiscono per diventare i simboli di una controtendenza dirompente, quella che decide di andare al di là delle apparenze e di scommettere sul valore della pietà umana. La loro parabola finisce allora per somigliare proprio a quella delle streghe, un gruppo di donne vissute a Lenzavacche nel 1600 che decise di vivere in castità e in obbedienza e di riunirsi per fronteggiare eventi difficili della vita, affratellandosi in un vincolo di solidarietà umana.
Simona Lo Iacono. Nata a Siracusa nel 1970. Magistrato, presta servizio presso il tribunale di Catania. Ha pubblicato diversi racconti e vinto concorsi letterari di poesia e narrativa. Sul blog letterario Letteratitudine di Massimo Maugeri cura una rubrica che coniuga norma e parola, letteratura e diritto, dal nome “Letteratura è diritto, letteratura è vita”. Il suo primo romanzo, Tu non dici parole (Perrone 2008), ha vinto il premio Vittorini Opera prima. Nel 2010 le sono stati conferiti il Premio Internazionale Sicilia “Il Paladino” per la narrativa e il Premio Festival del talento città di Siracusa. Nel 2011 ha pubblicato Stasera Anna dorme presto (Cavallo di Ferro), con cui ha vinto il premio Ninfa Galatea ed è stata finalista al Premio Città di Viagrande. Nel 2013, sempre per Cavallo di Ferro, ha pubblicato il romanzo Effatà, vincitore del Premio Martoglio e del premio Donna siciliana 2014 per la letteratura. Attualmente conduce sul digitale terrestre un format letterario dal nome BUC, trasmissione che mescola al libro varie discipline artistiche, e cura sulla pagina culturale della Sicilia la rubrica letteraria “Scrittori allo specchio”. Presta inoltre servizio presso il carcere di Brucoli come volontaria, tenendo corsi di letteratura, scrittura e teatro, tutti mezzi artistici con i quali intende attuare il principio rieducativo della pena sancito dall’art 27 della Costituzione.