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Venerdì, 26 Aprile 2024

Fuori dal cartellone natalizio, Giovanni D'Angelo non ci sta: "Il pregiudizio non va bene"

Il cantautore foggiano escluso dal Comune di Foggia ripercorre la sua carriera: "Sono un cantastorie e amo solo la musica"

“Io sono un cantastorie, racconto la realtà di tutti i giorni. E la vita, è inutile nasconderlo, è fatta di cose belle e cose brutte, non solo qui, ma in tutto il mondo. Su trenta canzoni, non hanno preso quelle d’amore, ne hanno strumentalizzata una”. Il giovane Giovanni D’Angelo, cantautore foggiano, escluso dal cartellone degli eventi natalizi allestito dal Comune di Foggia, è amareggiato e ripercorre la sua carriera. Non c’è solo ‘Malavita’, il brano dal video stile ‘Gomorra’ giudicato controverso, che forse gli è costato l’eliminazione.

È stato per primo suo fratello, Francesco D’Angelo, a contattare FoggiaToday, perché “fa male vederlo sbattuto in prima come un delinquente – anzi, in quei casi coprono gli occhi - solo per una passione e senza conoscere i suoi studi e il suo vero curriculum”. Dal canto suo, nel quartiere, al Rione Martucci, cura progetti come l’albero della legalità. “Amiamo la canzone partenopea – spiega Francesco – non ci riteniamo neomelodici. La canzone ‘Malavita’ narra quello che è successo in città, proprio come una serie tv, con permessi di Questura e Polizia municipale per girare le riprese. Racconta che chi intraprende quella strada fa quella fine. Poi, non vedo quale sia il problema se Giovanni D’Angelo canta e racconta l’amore in napoletano. Il genere può piacere o no. Il pregiudizio non va bene. Essere strumentalizzati non ci sta bene”.

Giovanni D’Angelo ha studiato pianoforte per 8 anni e canto per 4 anni al Conservatorio. “Non ho precedenti penali e amo solo la musica”, ripete oggi stranito, perché non avrebbe mai immaginato di doversi giustificare. Apre l’album dei ricordi: all’età di 12 anni ha vinto il contest ‘Talent Scout’ di Gigi D’Alessio. Porta avanti anche progetti nelle carceri. “La critica ci sta, ma far passare una persona per quello che non è per attaccare i commissari non è giusto”, dice il fratello. Hanno appreso dalla stampa della decisione del Comune.

La comunicazione ufficiale è arrivata solo questa mattina dopo le 11. Senza troppe spiegazioni, si avvisava che, a seguito di riesame di tutte le proposte, la sua era stata esclusa dal calendario delle manifestazioni. Nella determina a firma della dirigente del Servizio Cultura, Maria Concetta Valentino, si legge che il suo percorso, come quello di Jo Caradonna, “non è meritevole di totale apprezzamento e sostegno per contenuti e modalità espressive, seppur non strettamente inerenti il progetto proposto”.

Lo spettacolo era previsto per domani, 8 dicembre, nel suo quartiere, al Rione Martucci. Alla fine Giovanni D’Angelo ci ha rimesso, tra service, noleggio del generatore e del palco e altre spese. Aveva tutti i permessi, e aveva già contattato protezione civile e ambulanza, “anche se potevo fare a meno di queste misure di sicurezza – spiega - perché il palco che ho fittato non supera i 60 centimetri. Nonostante ciò, volevo far filare tutto liscio”.

Uno degli sponsor parla di “danno di immagine”: “Le attività del Rione Martucci ci hanno messo la faccia”, dice oggi Giovanni D’Angelo. “C’erano ospiti che fanno tutt’altro genere, come Vi Rey che fa musica funky soul”.

Nella scaletta che ci mostra, si leggono i titoli di classici napoletani e sue canzoni d’amore. Ci sarebbe stato anche il piccolo Sasy: “Mio figlio ha superato l’introversione grazie a Giovanni D’Angelo, adesso è più sicuro di sé, ed è giusto aggiungerlo al curriculum – dice il suo papà - Si stava preparando da giorni, non vedeva l’ora di salire sul palco e cantare”.

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