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L'omicidio di Trotta nel ristorante, il collaboratore Coda: "Bonsanto sparò, Troiano fece da basista"

Collegato da una località protetta, Coda ha risposto alle domande del pm Cardinali della Dda di Bari e dell’avvocato Luigi Marinelli, difensore di Bonsanto, nell’ambito del processo incardinato dinanzi alla Corte d’Assise di Foggia

Angelo Bonsanto avrebbe fatto fuoco, mentre Gianluigi Troiano avrebbe avuto il ruolo di ‘basista’ per l’omicidio di Omar Trotta, il giovane viestano, titolare de 'L'antica bruschetta', brutalmente ucciso nel pomeriggio del 27 luglio del 2017, davanti alla compagna e alla figlioletta di pochi mesi.

A ricostruire l’omicidio (o quantomeno a fornirne la propria versione dei fatti), attribuendo specifici ruoli e responsabilità agli imputati Angelo Bonsanto (di San Severo, detenuto per altra causa ad Augusta, difeso dall’avvocato Luigi Marinelli) e Gianluigi Troiano (attualmente latitante, rappresentato dal legale Salvatore Vescera), è stato Orazio Lucio Coda, uno dei cinque collaboratori di giustizia che hanno recentemente voltato le spalle alla criminalità garganica.

Ieri mattina, collegato da remoto da una località protetta, Coda ha risposto alle domande del pm Ettore Cardinali della Dda di Bari ed al controinterrogatorio dell’avvocato Luigi Marinelli, difensore di Bonsanto, nell’ambito del processo per l’omicidio Trotta, incardinato dinanzi alla Corte d’Assise di Foggia (presidente Mario Talani).

“Facevo parte del clan Raduano e avevo in mano il campo dello spaccio della marijuana nel mio paese, oltre a far parte del braccio armato del gruppo, che serviva per giustiziare, sparare o picchiare qualcuno”, si è presentato Coda. “Mi sono avvicinato a Marco Raduano nel 2016, quando eravamo entrambi detenuti al carcere di Lucera. In quel periodo gli ammazzarono il cognato (Giampiero Vescera, ndr) e gli sono stato vicino. Quando ho guadagnato la sua fiducia, ha iniziato a spiegarmi le dinamiche tra clan e quando sono uscito mi dava direttive con un cellulare che aveva in cella su come dovevo muovermi per riorganizzare il clan insieme a Danilo Pietro Della Malva (anch’egli collaboratore di giustizia, ndr)”, aggiunge.

L’omicidio Vescera, spiega Coda, avrebbe segnato una cesura importante nelle dinamiche delle alleanze: “Prima Raduano era alleato con i Montanari, ma aveva capito che poteva esserci il loro zampino nella morte del cognato”, aggiunge Coda. Tramite Della Malva, si sarebbe aperto il varco con i Mattinatesi “e ancora oggi sono il clan reggente”, sottolinea.

“Prima Omar Trotta faceva parte del gruppo Raduano che con Girolamo Perna era tutto un unico clan. Ma dopo la morte di Vescera il gruppo si è diviso. Troiano era rimasto fedele a Omar Trotta e Perna, fino a quando non si è venduto Trotta. Il giorno dopo l’omicidio era già con noi”, accusa. Quindi, sollecitato dalle domande del pm Cardinali, prova a spiegare il senso di questa affermazione: "Troiano mangiava tutti i giorni in quel ristorante, ma quel giorno no. E’ solo passato, ha valutato la situazione. Quando è uscito ha fatto uno squillo ai killer che sono entrati in azione. Ha fatto da basista, per dirla in parole povere”, spiega.

L’omicidio è stato commesso con due pistole, “una automatica e l’altra a tamburo”, una delle quali era stata data da un membro del gruppo dei mattinatesi. Secondo Coda, “Troiano inviò un messaggio a Bonsanto indicando il momento in cui entrare in azione e i vestiti che indossava Trotta. I colpi li ha sentiti anche da casa sua. Infatti fu uno dei primi a scendere per andare a vedere cosa era successo, facendo finta di niente”, ha aggiunto.

Sempre in riferimento all'agguato in danno di Trotta, Bonsanto si sarebbe lasciato andare, in carcere, ad un duro sfogo con Coda: "Era arrabbiato perché non gli era stato detto che nel ristorante era presente la figlia di Trotta e questo andava contro la sua etica. Ma quando se no è accorto era troppo tardi e doveva sparare lo stesso”. Durante l’udienza sono state mostrate le foto di soggetti ritenuti vicini o inseriti nei clan. Tuttavia, nel corso del controinterrogatorio, l’avvocato Marinelli ha evidenziato alcune discordanze nelle dichiarazioni e, soprattutto, in merito al riconoscimento delle foto di alcuni soggetti; discrepanze che dovranno essere presei in considerazione della Corte. Il processo proseguirà a novembre con l’ascolto di altri due testi.

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