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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Vieste

Sulle tracce di Raduano, il boss garganico evaso cinque mesi fa: "Lo prenderemo"

Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Bari, Roberto Rossi, nel corso dell'audizione in Commissione Parlamentare Antimafia

La mafia foggiana si caratterizza non solo per la mancanza di collaboratori di giustizia o di pentiti tra i vertici dei clan, ma anche è soprattutto per le evasioni dei suoi pezzi forti. Una su tutte quella di Marco Raduano, boss dell'omonimo clan di Vieste, evaso dal carcere di massima sicurezza 'Badu e Carros' con modalità fantozziane, riprese peraltro su tik tok e sui social da centinaia di migliaia di utenti con il sottofondo di 'Maresciallo non mi prendi'.

Per il Procuratore della Repubblica di Bari Roberto Rossi, questo aspetto è disarmante perché "indica anche la capacità della mafia foggiana di diventare un simbolo dell'intero territorio". Lo ha ha evidenziato nel corso dell'audizione del 26 luglio in Commissione Parlamentare. Tuttavia il procuratore è convinto che la fuga di Raduano prima o poi terminerà. "C'è un lavoro investigativo forte, lo prenderemo".

La scena da film racchiusa in 16 secondi di filmato continua a circolare accompagnata, dal 24 febbraio, dalla stessa domanda: come sia potuto succedere in un carcere di massima sicurezza. Il 40enne, esponente di spicco della mafia garganica, si è calato dalla struttura scivolando lungo le lenzuola annodate. Dopo il tonfo, la corsa. La fuga era pianificata da tempo e il boss avrebbe goduto dell’appoggio di qualcuno. La sala operativa del carcere nuorese, stranamente, quel giorno non era presidiata per mancanza di personale.

Marco Raduano stava scontando una condanna definitiva a 19 anni per traffico di droga. In passato ci vollero cinque mesi di ricerche dei carabinieri per rintracciarlo e notificargli la sorveglianza speciale disposta dopo la scarcerazione. 

Il 21 marzo 2018, l'ex luogotenente di Angelo Notarangelo detto 'Cintaridd' e a capo degli 'scissionisti', fu vittima di un agguato compiuto dai cugini Giovanni e Claudio Iannoli del clan opposto dei Perna: entrambi sono stati condannati a 18 anni di reclusione a testa.

 due sodalizi criminali erano nati a seguito della spaccatura interna al gruppo che fino al gennaio del 2015 era capeggiato da Angelo Notarangelo. A seguito del suo omicidio, avvenuto il 26 gennaio di quell'anno, si erano poi create due fazioni contrapposte. La contrapposizione tra i due gruppi criminali ha così dato origine alla faida ancora in atto, che ha insanguinato la cittadina di Vieste, con ben nove omicidi, oltre a svariati tentativi di omicidio ai danni di vari esponenti dell’una e dell’altra consorteria criminale, tutti caratterizzati dalla tipica connotazione del “botta e risposta

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