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Sabato, 27 Aprile 2024

Quel freddo 31 marzo in cui fu ucciso Marcone. Foggia vuole la verità. Vaccaro: "Chi sa si faccia avanti"

L'Agenzia delle Entrate ha ricordato Francesco Marcone, ucciso nell'androne di casa il 31 marzo di 27 anni fa. L'intervento del figlio Paolo, del direttore Ruffini e del procuratore Ludovico Vaccaro

Si è svolta questo pomeriggio presso la stele commemorativa davanti alla direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Foggia, la ceriimonia in ricordo di Francesco Marcone, il direttore dell’ufficio del registro del capoluogo dauno ucciso il 31 marzo 1995 per aver denunciato un giro di illeciti amministrativi. Ventisette anni dopo, rappresentanti delle istituzioni, colleghi e cittadini, alla presenza dei figli Daniela e Paolo Marcone, del procuratore della Repubblica Ludovido Vaccaro e del direttore nazionale dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, hanno onorato il coraggioso esempio di un funzionario dello Stato che pagò con la vita il suo gesto a difesa della legalità.

“Quando si hanno responsabilità nei confronti della collettività, come accade a chi presta servizio in Agenzia delle Entrate, occorre avere il coraggio di non voltare la testa e fingere di non vedere. Proprio come ha fatto Francesco Marcone col suo rigore morale. Ecco perché ricordare la sua figura, di cui dobbiamo essere orgogliosi, è così importante”.

Direttore dell’Ufficio del registro di Foggia, Francesco Marcone fu assassinato il 31 marzo 1995 per aver inviato un esposto alla Procura della Repubblica in cui denunciava truffe sistematiche messe in atto da ignoti falsi mediatori che garantivano, dietro pagamento, il rapido disbrigo di pratiche d’ufficio. Circa una settimana dopo questa coraggiosa denuncia, venne colpito a morte nell’androne della sua casa al rientro dall’ufficio. Aveva 57 anni, una moglie e due figli. Nel 2005, per l’alto rigore morale e lo spirito di servizio cui ha sacrificato la sua stessa vita, è stato insignito della Medaglia D’Oro al merito civile.

Questo il pensiero del figlio Paolo Marcone: "Più ci penso e più mi accorgo di quanto siamo simili, da te ho imparato il coraggio, la pazienza, la dedizione al lavoro e l'orgoglio di esserti figlio, da 26 anni fedele servitore dello Stato, come hai fatto tu prima di me, di quello Stato inteso anche come quel noi che tu con la frase lo Stato siamo noi continuavi a ripetere a noi e Daniela. Quell'anno, in quel freddo 31 marzo di 27 anni fa ci privarono della Primavera e molto di più".

"Sicuramente in questa città c'è una verità che cammina sulle strade come dice Don Ciotti che non è venuta fuori negli atti processuali. Non si costruisce giustizia senza verità. I processi contro ignoti non sono mai definitivamente chiusi, quello di Marcone è lì, aspetta. Al minimo spunto in più occasioni abbiamo tentato di riaprirlo. E' necessario che chi sa,, in questa città, chi possa offrire degli spunti, lo faccia. Noi siamo pronti" il commento-appello di Vaccaro.

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