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Martedì, 30 Aprile 2024

80 poliziotti irrompono al San Bernardino di San Severo: 10 arresti. Smantellato traffico di droghe pesanti e sequestrati kalashnikov

All’alba di oggi, 80 agenti della polizia di Stato, coadiuvati da due unità cinofile e dalla pattuglia eliportata hanno eseguito misure cautelari (6 in carcere e 5 ai domiciliari) a carico di 7 soggetti di San Severo, molti dei quali pregiudicati, e 4 residenti fuori regione (in particolare Molise e Abruzzo) che qui si riforniva dello stupefacente da smerciare nelle piazze  

Blitz anti-droga a San Severo, che si conferma, nelle parole del procuratore aggiunto Antonio Laronga “crocevia strategico del traffico di droga verso le vicine Molise e Abruzzo”.

Cuore pulsante di questa attività è l’ormai arcinoto quartiere San Bernardino, ritenuto dagli inquirenti un ‘fortino’ dello spaccio e del commercio all’ingrosso di droghe pesanti, in particolare eroina e cocaina.

All’alba di oggi, 80 agenti della polizia di Stato, coadiuvati da due unità cinofile e dalla pattuglia eliportata hanno eseguito misure cautelari (6 in carcere e 5 ai domiciliari) a carico di 7 soggetti di San Severo, molti dei quali pregiudicati, e 4 residenti fuori regione (in particolare dai comuni di San Giacomo degli Schiavoni in Molise e San Salvo e Casalbordino in Abruzzo) che qui si riforniva dello stupefacente da smerciare nelle piazze  

L’attività di indagine, coordinata dalla procura dauna e messa a segno dagli uomini del commissariato di San Severo e della Squadra Mobile di Foggia, si è sviluppata nei mesi che vanno da settembre 2020 a gennaio 2021 (quindi ben prima delle recenti incursioni televisive), periodo durante il quale sono stati operati anche 12 arresti in flagranza ed eseguiti importanti sequestri, come ‘carichi’ di droga pesante per complessivi 6 kg, ma anche armi, tra cui un fucile kalashnikov e pistole cal 7,65 con matricola abrasa.

L’attività ha messo in luce non solo l’ampiezza del volume d’affari sviluppato tra l’Alto Tavoliere e le regioni vicine, ma anche la solidità che questo impianto aveva raggiunto. “C’è un dato criminologico molto importante e del tutto inedito”, aggiunge Laronga. “I grossisti offrivano garanzia di rimborso in caso di sequestro di stupefacente”. Ovvero, si impegnavano a restituire, a titolo gratuito, lo stesso quantitativo di droga esibendo il verbale di sequestro.

Tra gli indagati risultano pusher e consumatori di varia estrazione sociale, ma anche gli acquirenti di partite di droga all’ingrosso e i venditori che operano per lo spaccio al minuti nel quartiere. Rispondono, a vario titolo, dei reati di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, di detenzione e porto di arma clandestina e di ricettazione. Il lavoro degli investigatori ha permesso di ricostruire i movimenti dei soggetti indagati, che avevano creato un vero e proprio business della droga, particolarmente redditizio.

La rete di spacciatori agiva in base ad un modus operandi ben collaudato: l’acquirente prendeva contatti telefonici con il venditore, lo raggiungeva a San Bernardino dove acquisiva lo stupefacente.

La droga talvolta veniva consegnata direttamente dal venditore, in altri casi, invece, avvenuto l’incontro, il cliente veniva accompagnato in un luogo prestabilito dove prelevava egli stesso la droga in alcuni punti convenzionali, secondo le indicazioni ricevute, in locali attigui ai luoghi di spaccio, all’interno di intercapedini o sotto le tettoie difficilmente visibili dall’esterno.

Si tratta, per lo più, di luoghi neutri - pertinenze condominiali, locali abbandonati e simili - in modo da non rendere la sostanza riconducibile ad alcuni in caso di sequestro.

Nelle comunicazioni telefoniche usavano linguaggi in codice - ‘caffè’, ‘cioccolata’ - tipici degli ambienti malavitosi per indicare la droga, i punti di incontro e per stabilire le modalità della cessione. Individuati alcuni locali in cui non solo si concentrava l’attività di vendita, ma veniva anche testata la qualità del prodotto (da qui il nome dell’operazione ‘Coffee Shop’).

Nel corso dell’esecuzione, inoltre, è stato individuato e sequestro un vero e proprio ‘laboratorio’ per il taglio e il confezionamento dello stupefacente, allestito in una abitazione popolare, occupata da un soggetto diverso dal legittimo assegnatario. Il locale era massicciamente videosorvegliato, mentre i luoghi-cardine dell’organizzazione erano monitorati da un sistema di vedette con il compito di avvisare i componenti dell’organizzazione della presenza delle forze dell’ordine.

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