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Sabato, 27 Aprile 2024
Salute Troia

San Raffaele di Troia, è tutto ancor più complicato

La sentenza del Tar non ha cancellato l’indignazione e la preoccupazione dei parenti dei pazienti della ‘San Raffaele’ di Troia, fino a ieri costretti a fronteggiare non solo l’aumento della quota di compartecipazione dal 30% al 50%, ma anche il pagamento retroattivo delle differenze a decorrere dal 1° luglio 2023

Con il pronunciamento favorevole del Tar Puglia, il livello di preoccupazione da parte delle famiglie dei pazienti delle rsa, forse si attenua, ma non si cancella. E non solo perché la Regione si rivolgerà al Consiglio di Stato - che potrebbe anche ribaltare quanto disposto dal Tar -, ma soprattutto perché, qualora il blocco agli aumenti della quota di partecipazione dovesse diventare definitivo, sarà difficile ipotizzare un semplice ritorno al passato, ma diventerà opportuno - come ha rilevato anche dall'attivista Savino Montaruli - un tavolo di concertazione per definire dei parametri che non penalizzino i pazienti. Ma qualcosa andrà fatto anche sul fronte relativo alle stesse strutture e alla preservazione dei posti di lavoro degli operatori. 

Di certo la sentenza del Tar non ha cancellato l’indignazione e la preoccupazione dei parenti dei pazienti della ‘San Raffaele’ di Troia, fino a ieri - cioè poco prima che il Tar si pronunciasse - costretti a fronteggiare non solo l’aumento della quota di compartecipazione dal 30% al 50%, ma anche il pagamento retroattivo delle differenze a decorrere dal 1° luglio 2023. Parliamo di cifre notevoli, che oscillano dai 4mila ai 6mila euro a paziente, che non tutte le famiglie sarebbero state in grado di sostenere. 

Ma ci sarebbe dell’altro. Perché, i familiari degli ospiti del San Raffaele di Troia, lamentano un ritardo nella comunicazione da parte dell’impresa: “La deliberazione del 16 maggio 2023 spiegava esplicitamente che il regime transitorio si dovesse concludere il 30 giugno 2023, e che il termine fosse necessario per comunicare all’utenza il passaggio alla nuova quota”, spiega il figlio di una anziana ospite della struttura di Troia. 

Effettivamente, il punto XIII alla voce ‘Procedure di inserimento degli assistiti nelle strutture contrattualizzate o con riconoscimento di quota sanitaria’ parla chiaro: “Tenuto conto che la DGR n. 1490/2022 ha previsto, in riferimento alle RSA ex R.R. n. 3/2005 contrattualizzate con le Aziende Sanitarie Locali, che fermo restando l’applicazione della tariffa pari ad € 100,33, la nuova quota di compartecipazione pari al 50% trova applicazione per i nuovi ingressi di utenti in struttura a partire dal 1 ottobre 2022, si dispone che tale regime transitorio abbia conclusione entro e non oltre il 30/06/2023. Tale termine è indicato al fine di comunicare agli assistiti che vedono riconoscersi la quota sanitaria del 70% il passaggio alla nuova quota del 50%. A seguito di ciò le RSA ex R.R. n. 3/2005, ora accreditate ai sensi del RR 4/2019, potranno accedere alla sottoscrizione dell’accordo contrattuale con la Asl in applicazione della nuova disciplina regolamentare”. 

“Ma noi questa comunicazione non l’abbiamo ricevuta entro quei termini”, rincara l’utente. L’informazione, nel caso della ‘San Raffaele’ sarebbe giunta soltanto lo scorso 18 marzo scorso. Nella comunicazione, a firma dell’amministratore unico dell’azienda, si spiega che la società ha sempre sostenuto che il cambio di tariffa non si dovesse applicare alla strutture di Troia e San Nicandro Garganico anche in considerazione del fatto che le stesse non rientrassero tra quelle oggetto della delibera. E dunque, nonostante la mancata condivisione della scelta, l’azienda si è vista costretta a ridefinire la percentuale della quota a carico dei pazienti con decorrenza dal 1° luglio, stabilendo, pertanto, il pagamento retroattivo della differenza. 

Tuttavia, la spiegazione ha convinto poco i parenti degli ospiti: “Con una comunicazione effettuata nei tempi stabiliti, qualcuno avrebbe potuto anche valutare un cambio di struttura”, spiega ancora l’utente che, in base al vecchio tariffario, corrisponde una quota di 940 euro. Con il passaggio al 50%, la retta salirebbe a 1500 euro: “Mia madre, per fortuna, percepisce una pensione di 1100 euro al mese, e a queste condizioni economiche, la San Raffaele era più che conveniente. Ma con il cambio di cambio di tariffa, oltre a fronteggiare un aumento della retta di 600 euro, dovrei pagare 6mila euro di arretrati. L’azienda ci ha anche comunicato di venirci incontro proponendoci una rateizzazione, ma questo non ci consola affatto, né risolve il problema legato alla comunicazione tardiva. Entro il 30 giugno avrebbero dovuto avvisarci, invece - nonostante le sollecitazioni della Asl - siamo arrivati al 18 marzo dell’anno successivo. Il tutto si aggiunge ai tagli già in atto sui presidi, come i pannoloni. Da alcune settimane siamo stati costretti anche a portare shampoo e bagnoschiuma”. 

Una matassa che la sentenza del Tar, anche nel caso in cui venisse ribadita dal Consiglio di Stato, potrebbe non dipanare. Tra i rischi paventati c’è anche quello relativo ai tagli del personale: “Come conseguenza, avremmo più pazienti in carico a un minor numero di personale, tra oss e infermieri. E io come faccio a sapere se mia madre sta bene e il livello di assistenza resterà lo stesso? Sarebbe pazzesco. Il tutto a danno della povera gente. Mia madre è rinata proprio grazie all’encomiabile professionalità di chi lavora al San Raffaele. Una riduzione del personale o, nella peggiore delle ipotesi, una chiusura della struttura, mi costringerebbe a trasferire mia madre altrove con tutti i rischi del caso. Parliamo di persone con disabilità particolari, che in questa struttura hanno trovato degli equilibri che restano precari. Che cosa potrebbe succedere se fossimo costretti a portarli altrove?”.

Intanto, la posizione dei familiari dei pazienti, che erano già pronti a ingaggiare una battaglia contro i rincari e i pagamenti retroattivi, è chiara. Alla luce della sentenza del Tar pagheranno quanto dovuto rispetto al vecchio tariffario, almeno fino al pronunciamento del Consiglio di Stato: “La direzione della rsa ci ha riferito di non aver ricevuto ancora alcuna comunicazione concernente la sentenza del Tar, ma noi riteniamo opportuno che non si proceda con gli aumenti. Corrisponderemo la retta che abbiamo sempre pagato”. 

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