rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Politica

Provinciali 'sfasciafamiglie', Di Fonso grida al tradimento: "Buenza ha voltato le spalle ad un intero gruppo"

La versione del referente provinciale dei Popolari Pugliesi dopo la fuoriuscita dal movimento del consigliere comunale di Foggia

“È proprio un tradimento”. Non trova altre parole Massimiliano Di Fonso, referente a livello provinciale dei Popolari Pugliesi, per definire la fuoriuscita del consigliere comunale di Foggia Benedetto Buenza, che si è dichiarato indipendente.

Ricalca le dichiarazioni dell'assessore al Personale della Regione Puglia, Gianni Stea, leader del movimento, che ha parlato di un “grave voltafaccia” e si è sentito colpito alle spalle con “inaudita slealtà”.

Ma Di Fonso si sente direttamente chiamato in causa. Le Provinciali sarebbero solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non si sarebbe presentato persino ai festeggiamenti per la sua elezione.

“Forse cercava una scusa per andarsene”, dice oggi Di Fonso, ripercorrendo gli ultimi mesi, dalla campagna elettorale in poi.

“Noi abbiamo costruito una lista di 27 candidati. Buenza non doveva essere candidato, ma doveva esserlo il cognato che, a un certo punto, a una settimana dalla chiusura della lista, ha deciso di non candidarsi più e Buenza ha preso il suo posto – riferisce - Lui è cugino di primo grado di mia moglie. Io, ovviamente, sono un cugino acquisito. Ma c'è uno stretto legame tra le famiglie”.

Lo precisa a proposito della “diffusione di inesistenti legami di parentela”, lamentata dal consigliere ormai indipendente, in riferimento alle esternazioni di Massimiliano Di Fonso indirizzate al “cugino”.

“I ragazzi che si sono candidati, sono tutti giovanissimi, ragazzi perbene, professionisti. Tutti alla Buenza. Nessuno era in grado di poter in qualche modo finanziare la propria candidatura. Io ho fatto il possibile, a mie spese e a spese dell'assessore Stea, e abbiamo finanziato la campagna elettorale con talloncini, manifesti, facsimile. Dissi che tre o quattro di loro sarebbero andati a 3,4 o 5 voti l'uno dall'altro”.

Proprio tra Buenza e il primo dei non eletti, Luigi Rizzi, c’è uno scarto di pochi voti. Il secondo classificato ha presentato ricorso al Tar e ottenuto il riconteggio delle schede ma, a sua volta, il candidato proclamato consigliere si è rivolto al Consiglio di Stato.

“Rizzi non avrebbe mai e poi mai fatto una cosa del genere”, afferma col senno di poi Di Fonso. Per lui fa il tifo anche Stea: “Siamo certi che la giustizia amministrativa farà il suo corso premiando Rizzi e riportando trasparenza e lealtà nelle file dell'assise foggiana”.

Il cortocircuito risalirebbe ormai a cinque mesi fa. “Appena è stato eletto, abbiamo incominciato a notare che era distaccato dal resto del gruppo, perché noi ci riunivamo una volta a settimana. Insomma, c'è un bel gruppo e una bella organizzazione – prosegue il referente provinciale di Puglia Popolare -. Dopodiché è stato un costante cercarlo, perché ormai non si faceva più sentire. Praticamente, si è isolato completamente. Abbiamo cercato in tutti i modi di capire che cosa fosse successo e lui non l'ha mai confessato, però, dalle notizie che noi avevamo appreso, avevamo capito che era stato avvicinato dal Pd. Rizzi ha ritenuto opportuno fare ricorso. Da quel momento, si è rivolto alla sindaca e al vice presidente della Regione Piemontese e si è affidato a loro. Da allora, è finito nelle loro mani e noi non abbiamo avuto modo più di parlargli".

Per inciso, lo precisiamo, a FoggiaToday Buenza ha fatto sapere che, per il momento, non ha intenzione di avvicinarsi ad altri partiti o movimenti, probabilmente scottato dall'ultima esperienza.

"Ha distrutto una famiglia, perché tutti l'abbiamo sostenuto e votato - prosegue Di Fonso -. Non a distanza di un anno, ma di pochi mesi si è consegnato nelle mani di Piemontese e, secondo me, anche della sindaca”.

Alle elezioni del Consiglio provinciale, dove il meccanismo del voto ponderato rivela con pochi margini di errore le preferenze attribuite dagli elettori della città capoluogo, il dado è tratto.

“Quando è andato a votare è stato ‘scortato’ da consiglieri comunali del PD. Forse non voleva che qualcuno potesse in qualche modo raggiungerlo, anche perché noi avevamo un accordo con Antonio Zuccaro, che era stato così gentile da aiutarci nell’autentica delle firme – spiega Di Fonso -. Nel gruppo avevamo deciso di sostenere lui, rimasto fuori per 50 voti ponderati. Buenza avrebbe dato la possibilità a lui di arrivare secondo nella lista di Nobiletti e di far eleggere forse un consigliere in più al presidente della Provincia anziché al Pd”.

Ora, in poche parole, i Popolari per Foggia, declinazione in una lista civica dei Popolari Pugliesi, sono spariti dalla geografia del Consiglio comunale, per quanto abbiano contribuito alla vittoria del campo largo progressista.

“L’ho fatto votare e alla fine non mi ritrovo neanche un pugno di mosche in mano. Ho costruito una lista, ho speso dei soldi, non ho dormito la notte. Non gira le spalle a me, ha girato le spalle a un gruppo di ragazzi. Tutti nella chat sono angosciati e delusi. È imbarazzante il comportamento che ha avuto nei confronti della lista. Anche quando abbiamo festeggiato la sua elezione non si è presentato”, afferma Di Fonso.

Buenza, nella sua nota, ha parlato di sofferenze provocate a lui e alle persone a lui vicine da “azioni di natura intimidatoria”. Una denuncia pesante. Di Fonso non smentisce certo i toni usati sui social, ma assicura che “mai e poi mai qualcuno lo ha minacciato”: “Noi abbiamo utilizzato il linguaggio politico. Lui è rimasto nella chat. Non c'è mai stata alcuna minaccia. Nessuno lo ha intimidito”.

Non è un mistero che, inizialmente, la forza politica abbia faticato a entrare nel campo largo, pare ci sia stata anche l’intercessione di Emiliano, e che proprio sul nome di Massimiliano Di Fonso, campione di preferenze nel 2019, sia stato posto un veto. La lista è stata passata ai raggi X dalle principali forze politiche del campo largo e dalla sindaca. Ai tavoli ha partecipato Stea in persona.

“Con i 2227 voti che noi abbiamo portato, abbiamo permesso alla sindaca di non andare al ballottaggio. Io non ho chiesto niente – dichiara -. D'altronde, gli altri si sono ricandidati, io ho fatto tre passi indietro”. Di quei voti, rimarca “una sorta di plusvalenza” tra la lista e i candidati: tanti suoi elettori avrebbero messo la croce sul simbolo.

“Bisogna avere il coraggio di dire no e ho fatto una lista. Abbiamo comunque un patrimonio elettorale, perché disperderlo? I ragazzi sono si sono mossi bene, per molti è stata la prima esperienza – conclude -. Abbiamo contribuito al campo largo in una maniera non indifferente”.

La sindaca “avrebbe dovuto essere garante del patto di coalizione per assicurare quella svolta a un'importante città della Puglia qual è Foggia, ma che al momento è clamorosamente mancata”, secondo l'assessore Stea che avverte le altre forze del campo largo per il futuro: “Non ci può essere rispetto a senso unico e noi Popolari non potremo che cambiare approccio in tutte le prossime consultazioni elettorali”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Provinciali 'sfasciafamiglie', Di Fonso grida al tradimento: "Buenza ha voltato le spalle ad un intero gruppo"

FoggiaToday è in caricamento