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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Vieste

L'omicidio dello 'zio' Marino deciso in strada: “E' un infamone...continuava a fare schifezze"

Danilo Pietro Della Malva ha ammesso di aver ucciso Marino Solitro, zio acquisito, il 28 aprile 2015 a Vieste. Aveva agito insieme a Giovanni Iannoli.

L’agguato a Marino Solitro fu deciso in strada. Nessun summit, nessun incontro in un luogo sicuro. “Mi chiesero se c’era qualche problema se veniva ucciso un mio zio, e io gli dissi che (Solitro, ndr) non è mio zio, è uno zio acquisito, è un infamone perché aveva fatto già le schifezze e le continuava a fare, perché aveva la sua strada per andare a prendere la droga”.

A parlare, autoaccusandosi dell’omicidio del 50enne di Vieste, è il collaboratore di giustizia Danilo Pietro Della Malva, arrestato questa mattina dai carabinieri (qui i dettagli), insieme a Giovanni Iannoli, perché “con premeditazione cagionavano la morte di Solitro Marino, dapprima sparandolo con un fucile calibro 12 per poi ucciderlo, colpendolo alla testa con il calcio del fucile”. L'episodio risale alla sera del 29 aprile di 8 anni fa: “Della Malva e Iannoli, dopo essersi introdotti all'interno del cortile della vittima e averne atteso il rientro nascosti, colpivano Solitro alla spalla con due colpi di fucile, e poi Iannoli, utilizzando il calcio del fucile, lo colpiva alla testa, tanto da provocagli la morte”, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare.

Il fatto - di cui si conoscono i presunti esecutori, ma non i mandanti - è stato “commesso con metodo mafioso”, puntualizza il gip Giuseppe Battista nelle oltre 90 pagine di dispositivo: “si utilizzava un fucile calibro 12, tipica arma utilizzata per consumare gli omicidi delle faide tra gruppi garganici; si fracassava il cranio della vittima a dimostrazione della ferocia punitiva del gruppo; si ponevano in essere contemporaneamente due incendi di autovetture in zone limitrofe al fine di depistare le indagini nell'immediatezza e mostrando così la simultanea azione di altri sodali ed evocare la forza dì intimidazione del gruppo”.

E’ sempre lui, Della Malva, nell’interrogatorio reso nell’ottobre del 2021, davanti al sostituto procuratore Antonio Laronga della Procura di Foggia, a tracciare il profilo della vittima: “Marino era un montanaro, era uno che se ti doveva minacciare, ti minacciava; se ti doveva sparare… cioè era un amante delle armi e te le faceva anche vedere”. L’azione omicidiaria aveva come obiettivo quello di “sferrare un duro colpo alla città di Vieste per dimostrare la propria supremazia sul territorio garganico”. L’errore di Solitro, secondo le risultanze degli investigatori, sarebbe stato quello di aver agito ‘in proprio’, affidandosi a canali per il rifornimento di stupefacenti diversi da quelli imposti dal gruppo.

L’indagine si affianca alle altre che hanno tratto origine da una serie di fatti di sangue consumati nel territorio viestano a partire dal 2015, anno aperto con l’omicidio eccellente del boss Angelo Notarangelo, detto ‘Cintaridd’, e hanno consentito di accertare che tali eventi delittuosi, “consumati con fredda e lucida determinazione, premeditazione e modalità mafiose, sono tra loro connessi e si inquadrano in una vera e propria faida sviluppatasi nell'area garganlca tra gruppi criminali desiderosi di conquistare (o conservare) il predominio assoluto nella gestione delle attività illecite, in particolare il traffico e lo spaccio dì sostanze stupefacenti e le estorsioni”.

'L'eredità' di Notarangelo era nelle mani del gruppo Raduano-Perna (Marco Raduano era considerato il luogotenente del boss), a cui aderivano anche Della Malva e Iannoli. Dopo l’omicidio di Solitro, consumato in concorso (Della Malva ha fornito l’arma, Iannoli la impugnava) si registra la frattura, sia tra i due - con il primo rimasto fedele a Marco Raduano e il secondo al clan capeggiato da Girolamo Perna - che della compagine stessa. 

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