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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Omicidi tra giovani nel Foggiano: in tv e sul web troppa violenza, "i genitori non controllano più i figli"

Escalation di violenza in provincia di Foggia, a San Severo e a Orta Nova. Vittime e carnefici giovanissimi, anche minorenni. Il parere della dottoressa Annamaria Curiale, psicologa del reparto di Neuropsichiatria infantile del Policlinico Riuniti

Negli ultimi mesi abbiamo assistito, in provincia di Foggia ma non solo, ad una escalation di violenze perpetrate da giovanissimi e addirittura minorenni. L’8 aprile di quest’anno, un 17enne ha ucciso un 30enne a San Severo. Sempre nello stesso comune il 18 luglio è stato accoltellato a morte un 17enne da un conoscente di soli 15 anni. In ultimo, nei giorni scorsi, ad Orta Nova, per mano di un ragazzo di 26 anni ha perso la vita un 20enne.

Resta da capire come si sia arrivati a tanta violenza, peraltro per motivi futili (come la gelosia), tale da uccidere un proprio coetaneo. Abbiamo provato ad analizzare questo fenomeno con la dottoressa Annamaria Curiale, psicologa del reparto di Neuropsichiatria infantile del Policlinico Riuniti, diretto dalla dottoressa Nunzia Polito.

Cosa è cambiato negli ultimi anni, tanto da portare dei ragazzi giovanissimi a commettere questi reati?

È cambiata la famiglia, la coppia genitoriale. C’è meno coesione, più distacco affettivo. E questo induce alla solitudine, induce a non avere il senso di appartenenza e alla mancanza di autorevolezza. È venuta meno l’educazione che dovrebbe includere un mix di elementi come la comprensione, l’affetto, la severità e il controllo che ormai non ci sono più. I figli non vengono più controllati dai genitori, dove vanno, chi frequentano. E nel momento in cui i ragazzi tornano a casa, viene meno il dialogo.

Che responsabilità secondo Lei hanno i media, i tg, i videogiochi e le fiction come Gomorra?

I giovani sono bombardati da continue scene di violenza: nei videogiochi bisogna raggiungere un punteggio ammazzando altre persone, ma anche le immagini di violenza che spesso ci mostra il telegiornale (vedi lo stupro di Piacenza) e, in ultimo, le serie tv basate su storie di violenza e sopruso, come Gomorra o Romanzo Criminale, che porta i giovani all’emulazione. Tutto ciò, come sopra, accade perché non c’è più dialogo e confronto in famiglia, le famiglie sono disgregate e le coppie genitoriali spesso assenti.

Quanto influisce il tempo passato al cellulare, per un adolescente?

Sarebbe il caso di regolamentare quello che è l’uso dello smartphone e del web. C’è stato un grosso aumento dell’uso del telefono e la pandemia lo ha accentuato. Nel reparto, ogni giorno, vediamo bambini molto piccoli, nel passeggino, con lo smartphone in mano, utilizzato per tenerli calmi. Per gli adolescenti è un modo per isolarsi, ma sarebbe necessario quantomeno controllare che uso ne viene fatto. Sappiamo benissimo quante cose possono essere reperite sul web e che possono portare alla violenza. Ma gli stessi commenti nei post, sui social, che spesso sono commenti violenti di gente che sfoga la propria rabbia sui social.

Crede che l’isolamento da lockdown abbia acuito questi problemi?

Sicuramente il lockdown ha favorito il nascere di questi comportamenti; dopo il Covid, sono aumentati i ricoveri con prognosi di disturbo del comportamento e disturbi psichiatrici. La situazione è fuori controllo ed è necessario che si prendano provvedimenti da più parti: dalla scuola, che spesso è solo informativa e non più educativa, ai genitori con una maggiore partecipazione alla famiglia, ma anche i politici potrebbero fare qualcosa per aiutare i più giovani a sfuggire da questa condizione deficitaria.

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