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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca San Severo

Manifestante a Milano ricorda Roberta, uccisa dall'ex a San Severo: "Obbligo morale"

Il nome della giovane sanseverese sfila tra le migliaia di donne e uomini che, lo scorso 25 novembre, sono scese in strada, a Milano: "San Severo non dimentica"

Il nome della sanseverese Roberta Perillo sfila tra le migliaia di donne e uomini che, lo scorso 25 novembre, sono scese in strada, a Milano, contro la violenza sulle donne. "San Severo non dimentica Roberta", si legge nel cartellone retto una manifestante lungo le strade della città meneghina. "Sono qui non solo per tutte le donne che hanno perso la vita quest'anno, ma anche per quelle ammazzate negli anni passati e dimenticate", spiega la manifestante. "Roberta non era una mia amica, ma purtroppo chi l'ha ammazzata sì. Quindi mi sento in obbligo di essere qui per ricordarla", spiega.

Roberta Perillo aveva 32 anni ed è una delle tante vittime di femminicidio registrate nel Foggiano. Fu uccisa nel luglio del 2019, nella sua abitazione di via Rodi, a San Severo, dall'ex fidanzato Francesco D'Angelo. L'uomo, reo-confesso, è stato condanno in primo grado a 23 anni e 8 mesi di reclusione (tre di Rems, ovvero residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza), pena ridotta di 3 anni e 8 mesi in Appello. Risponde del reato di omicidio volontario; riconosciuta la semi-infermità mentale.

LA VICENDA | Il pomeriggio dell’11 luglio di tre anni fa, l’imputato si presentò in questura, a Foggia, accompagnato dal padre, per confessare il femminicidio dell'ex fidanzata commesso poco prima. L'uomo, è stato ricostruito, si era presentato a casa di Roberta con l'intento di parlare: “Ebbero una discussione verbale che sfociò in una colluttazione, nel corso della quale caddero per terra delle matite e un quadro". In quel frangente, D'Angelo strinse le mani al collo di Roberta mentre era a cavalcioni su di lei. "Raccontò di aver, quindi, trascinato il corpo della donna esanime sino al bagno e di averlo posizionato all’interno della vasca. La vasca, secondo la ricostruzione dell’uomo, era stata riempita dalla Perillo che aveva intenzione di farsi un bagno”.

Roberta, quindi, è stata uccisa "mediante un duplice meccanismo asfittico: strozzamento e conseguente annegamento nella vasca da bagno”, viene messo nero su bianco nelle motivazioni della sentenza emessa dal presidente della Corte d'Assise di Foggia, Mario Talani. “In particolare la brutalità e la violenza perpetrate con lo strozzamento e la freddezza con cui l’imputato ha conseguente lasciato annegare la vittima, abbandonando il corpo esanime nella vasca da bagno, elidono ogni dubbio quanto alla sussistenza del dolo intenzionale di omicidio”. 

Stimare la capacità di intendere e volere dell’uomo al momento del fatto è stato il nodo centrale del processo. Sul punto, infatti, si sono espressi diversi periti, giungendo a risultati a volte opposti: per il professore Alessandro Meluzzi, noto psicologo e criminologo, nominato consulente dei familiari di Roberta Perillo, D’Angelo era capace di intendere e volere. Di diverso avviso, invece, il dottor Angelo Righetti, consulente tecnico della difesa che ha concluso per la totale incapacità di intendere e di volere dell’uomo al momento del fatto. Nel mezzo - parziale vizio di mente -, la relazione del consulente della procura, prof. Roberto Catanesi, tesi sposata dalla Corte nella qualificazione della pena. In memoria di Roberta è nata la community social 'Così presto no' che, ad oggi, conta crca 2500 follower.

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