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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Vieste

Si pente anche il nipote del boss Marco Raduano

Si tratta di Liberantonio 'Anthony' Azzarone. Il dato emerge nelle carte dell’ordinanza degli arresti per l’omicidio di Giambattista Notarangelo, per il quale polizia e carabinieri hanno arrestato cinque persone

C’è anche Liberantonio ‘Anthony’ Azzarone nelle fila dei collaboratori di giustizia, che hanno deciso di voltare le spalle alla criminalità. Azzarone è il nipote del boss Marco Raduano e il suo pentimento ha preceduto di alcune settimane quello - clamoroso - dello zio, ritenuto dagli inquirenti elemento apicale della mafia viestana.

Il dato emerge nelle carte dell’ordinanza degli arresti per l’omicidio di Giambattista Notarangelo, avvenuto nell'aprile del 2018, per il quale polizia e carabinieri, su ordine della DDA di Bari, hanno arrestato cinque persone. Si tratta dei pentiti Marco Raduano, Danilo Della Malva e Orazio Coda, con Michele Notarangelo e Michele Lapacciana.

Importanti, ai fini della ricostruzione dell’accaduto, infatti, sono state le dichiarazioni rese da Azzarone, nell’interrogatorio dello scorso 1 marzo, sul fatto di sangue: “Dovevano solo spaventarlo”, con armi fornite dallo stesso Raduano “per uccidere i cugini Iannoli o Pecorelli Gianmarco”.

“Alla reazione di Notarangelo e trovandolo lì lo hanno sparato”, ha spiegato il collaboratore. Un omicidio non approvato da Raduano, che ha manifestato “disapprovazione, sia perché Notarangclo non era un suo nemico, sia perché l'omicidio aveva comportato per il gruppo la perdita di ben tre armi”, smontate e gettate in strada dopo la commissione del delitto.

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Dichiarazioni ritenute attendibili dai magistrati della DDA, che sottolineano: “la genuinità dell’Azzarone si apprezza a fronte dei motivi a base della scelta collaborativa, delle caratteristiche obiettive delle sue dichiarazioni (sotto il profilo della verosimiglianza, articolazione in molteplici contenuti descrittivi, coerenza interna, chiarezza, completezza della narrazione dei fatti), dell’assenza di preventive intese con altri chiamanti, della mancata conoscenza processuale degli atti di indagine e della loro portata in rapporto al contesto criminale di provenienza”.

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