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Squali, orche, piovre? Molto più fastidioso il "pesce-ragno"

La tracina è un pesce molto frequente nei litorali pugliesi. Attenzione a calpestarlo se non si vuole passare una brutta mezz'oretta.

Quando parliamo di mostri marini immaginiamo terribili piovre giganti, voracissime orche o sanguinari squali assassini. Nelle acque pugliesi per fortuna di questi "mostri" non se ne vedono molti e così il massimo dell'attenzione viene rivolta alla fastidiosa e alquanto viscida medusa. L'invertebrato che, anche nelle acque foggiane fa spesso capolino, diventa oggetto dei nostri pensieri mentre facciamo due bracciate o stiamo ranquillamente a mollo. Certo è vero che una “carezza” dell'antipatica medusa provoca problemi e bruciori, ma è il solo animale fastidioso che possiamo incontrare con facilità nel nostro mare? Sembrerebbe proprio di no.

Un altro ospite alquanto insolente presente nel Mar Adriatico è la Tracina, conosciuto come il "pesce-ragno". No, non prende il nome a causa di un vestito da supereroe lanciandosi da uno scogli all’altro con una ragnatela, ma per via di piccoli aculei che ha sulla schiena, che al contatto con la pelle ci fanno passare una brutta mezz’oretta.

Questo pesce vive nei fondali bassi del mar Mediterraneo, ma anche sulle coste atlantiche europee. È lungo circa 15 cm, solo una specie particolare raggiunge i 50, e ha una lunga pinna dorsale preceduta da una pinna formata da 6 raggi-spine collegati ad una ghiandola velenifera. È toccando questa parte che l’uomo sente un dolore molto intenso. Queste “spine” si conficcano nella pelle e rilasciano una sostanza orticante che crea un dolore intenso che perdura di solito per 45 minuti, con degli strascichi che vanno dal formicolio all’insensibilità della zona ferita. Il dolore è forte e intenso, tanto che le leggende narrano che i pescatori punti venissero legati alle navi per evitare che si buttassero in acqua per via del bruciore, ma tutto si risolve in fretta. Un primo soccorso è immergere la zona punta in acqua molto calda, per almeno un’ora, oppure resistere almeno mezzora sotto la sabbia bollente, perché il veleno soffre le temperature alte. Non usare né acqua fredda né ammoniaca.

Quindi attenzione alle meduse, anche se spesso quelle che ci sembrano meduse sono semplicemente buste di plastica bianca gettata in mare da incivili, ma occhio anche a dove poggiate i piedi.

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