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Domenica, 28 Aprile 2024
Calcio

Il regista c'è, mancano gli attori protagonisti

Prova sontuosa di Petermann, che segna anche dal dischetto il gol che sblocca il match e per oltre un'ora sciorina giocate di alto livello. Male Vuthaj e Sciacca. D'Ursi spreca il match point

La classica frase che si articola dopo una gara come quella di ieri sera è “Ai punti avrebbe vinto la squadra X”. Giusto. Ai punti avrebbe vinto il Foggia. Ma questo è calcio, non pugilato. E quindi, si può affermare che il pari tra Foggia e Avellino sia tutto sommato giusto. Perché il Foggia non ha saputo sfruttare le occasioni costruite nel primo tempo ed è stato poco lucido nella trasmissione di palla, nel secondo. All’Avellino è bastato accendersi pochi minuti dopo il vantaggio lampo di Petermann, per raddrizzarla. E con un po’ più di convinzione avrebbe potuto addirittura ribaltarla nel primo segmento della ripresa. Poi, è stata soprattutto una gara di attesa ed è bastata per strappare un punto. Al Foggia non sono mancate la buona volontà e anche una discreta produzione offensiva. Sono mancate la qualità nelle imbucate, gli inserimenti delle mezzali, la qualità degli attaccanti. E quella bisogna averla di default. Fino ad allora, bisognerà continuare a lavorare sull’intensità, sulla caccia al pallone una volta perduto, sulle spinte degli esterni (Costa, in particolare) e sulla efficacia della fase difensiva. In attesa che l’anno nuovo porti buone nuove. 

FOGGIA (3-5-2) Nobile 5,5; Sciacca 5 (1’st Leo 6,5) Di Pasquale 6 Rizzo Alb. 6,5; Garattoni 6 Frigerio 6 (31’st Peralta 6) Petermann 7,5 (43’st Odjer s.v.) Di Noia 6 Costa 6; Ogunseye 6 (31’st D’Ursi 5,5) Vuthaj 5. A disposizione: Illuzzi, Dalmasso, Malomo, Schenetti, Peschetola, Nicolao, Iacoponi, Tonin. Allenatore: Gallo 6,5

AVELLINO (4-3-3) Pane 6; Rizzo 5,5 Moretti 6 Auriletto 6,5 Tito 6; Casarini 6,5 Matera 6,5 (43’st Franco s.v.) Garetto 5,5 (29’st Maisto 6); Trotta 5,5 (13’st Murano 5,5) Gambale 6 Russo 7 (29’st Kanoute 5,5). A disposizione: Forte, Pizzella, Aya, Ricciardi, Ceccarelli, Guadagni. Allenatore: Rastelli 6
Arbitro: Giaccaglia 5

Assistenti: Licari 5 – D’Angelo 5,5

Nobile 5,5 – Delle due l’una: o la barriera era piazzata male o era piazzato male lui. Tertium non datur. Il tentativo di ribattuta di Ogunseye lo disturba, ma non è la causa di un gol che si poteva evitare. 

Sciacca 5 – Suo il fallo che origina la punizione di Russo. Gli va di lusso, perché l’intervento è a uno ciuffo dalla linea che delimita il lato corto. Resta l’imprudenza e l’inutilità dell’intervento (C’era Petermann di fronte all’avversario). Il resto della serata è fatto di affanni. L’Avellino quaglia poco, ma lavora sempre sul suo versante (1’st Leo 6,5 – Riproposto da braccetto dopo il finale di coppa. Non sfigura affatto e dalle sue parti di palloni giocabili per l’Avellino non se ne vedono. Chissà che Gallo non abbia trovato una valida alternativa per fronteggiare la penuria di uomini in difesa).  

Di Pasquale 6 – Un suo intervento toppato per poco non cagiona il due a uno dell’Avellino. Si ridesta e comanda, pur vacillando di tanto in tanto. 

Rizzo Alb. 6,5 – Sempre più a suo agio da mezzo sinistro. Imbavaglia Trotta, che pure potrebbe far valere la maggiore prestanza, e poi si ripete sullo spauracchio Kanoute. Così Costa ringrazia e può stare più alto. 

Garattoni 6 – Coglie un palo clamoroso tanto quanto la posizione di offside da cui calcia e che il primo assistente non nota. Le migliori cose le fa da difensore, rivedibile la qualità dei cross. L’ultimo non sarebbe male, ma Vuthaj ci arriva tardi. 

Frigerio 6 – Molto meglio nella prima frazione, fatta di recuperi e tentati inserimenti. Tuttavia, manca sempre quel tanto così per trasformare la bontà in eccellenza (31’st Peralta 5,5 – Un quarto d’ora è poco per determinare, anche perché la partita il meglio di sé lo ha già dato). 

Petermann 7,5 – Primo tempo abbacinante. Lustra ogni pallone che tocca, non c’è mai banalità nelle idee, tantomeno nell’esecuzione. Perfetto dal dischetto ed è forse la cosa meno degna di nota che fa. Il che è tutto dire. Il primo errore, una palla persa a centrocampo che gli costa il fallo da giallo, lo commette nel recupero del primo tempo. Il primo (e unico) lancio fuori misura, a metà ripresa, prima che i muscoli gli diventino di pietra e gli suggeriscano di lasciare il campo (43’st Odjer s.v.). 

Di Noia 6 – Per costanza e proposizione è il miglior Di Noia della stagione. Per un tempo si intravedono anche barlumi di qualità in alcune giocate. Meno bene le cose nella ripresa, in cui la percentuale di errori tecnici risale, vanificando l’utile lavoro in mezzo. 

Costa 6 – Di fatto, è lo ‘shadow play’ del Foggia. L’unico in grado di impostare, di fare un cambio di gioco con il compasso, quando la palla non ce l’ha Petermann. Peccato che la qualità dei cross, specie nel secondo tempo, non sia degna della sua fama. 

Ogunseye 6 – Premiamo la generosità, la presenza in tutte le azioni pericolose (compresa quella del rigore). Certo, se fosse più presente in area, male non sarebbe. Meriterebbe un partner un po’ più concreto e meno arruffone di Vuthaj (31’st D’Ursi 5,5 – Una palla gol che profuma di match point. La vanifica nel momento in cui indugia dopo il primo controllo, perché poi non ha più l’angolo per poter centrare lo specchio).  

Vuthaj 5 – Per un tempo sembra quasi voglia evitare il contatto col pallone, come se lo temesse, anche quando questi orbita nell’area di rigore, la zona in cui – teoricamente – dovrebbe sentirsi a casa. Eppure, il pallone dovrebbe essere il migliore amico di un calciatore (Oliver Hutton docet). Sbaglia tanto, troppo, e sono errori tecnici sui quali non si dovrebbe soprassedere neanche in Serie C (siamo comunque nel professionismo). La cosa migliore la fa in rifinitura, con il lancio che manda D’Ursi verso la porta, il che è tutto dire. 

Gallo 6,5 – Per un tempo è il miglior Foggia visto in casa, soprattutto per la produzione offensiva. La squadra migliora di partita in partita, ha una identità sempre più definita. Ma quando l’organizzazione e gli schemi si consolidano, poi servono le qualità per fare la differenza. Ed è lì che emergono le criticità: senza una punta che veda la porta e sappia ripulire i palloni e una mezzala di livello, alzare l’asticella può diventare un problema. 

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