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Lunedì, 29 Aprile 2024
Salute

Puglia, bocciata la proposta di legge per la riduzione delle liste d'attesa: "Non risolve il problema"

Tra i punti principali della legge la norma che rendeva obbligatorie le agende dedicate ai malati oncologici, cronici e malati rari e la decadenza dei direttori generali della Asl in caso di inadempimento. Amati: "Ripresenteremo la pdl fra trenta giorni"

Liste d’attesa, la proposta di legge regionale a firma di Fabiano Amati (primo firmatario), Mauro Vizzino, Antonio Tutolo, Francesco Paolo Campo, Ruggiero Mennea, Michele Mazzarano ha ricevuto la bocciatura del consiglio regionale (con il voto contrario anche di alcuni proponenti).

I punti principali della proposta di legge

La legge prevedeva l’introduzione della decadenza automatica dei direttori generali in caso di mancato rispetto degli obiettivi di riduzione delle liste, oltre all’attivazione del Cup regionale unificato, l’organizzazione delle prenotazioni con una proiezione di 365 giorni e anche oltre, la sospensione dell’Alpi (libera professione intramoenia) qualora i tempi di attesa per le prestazioni istituzionali siano superiori di più di cinque giorni rispetto a quella erogata in Alpi. Inoltre, la legge stabiliva che l’attività libero professionale intramuraria allargata possa essere autorizzata solo con un provvedimento del direttore generale dell’azienda sanitaria che la motivi con la carenza di spazi e attrezzature all’interno della struttura.

 La bocciatura è giunta a seguito di un vivace dibattito in aula e un confronto serrato tra lo stesso Amati e l’assessore alla Sanità Rocco Palese: “Nel giorno dell’appello di Mattarella sulla tutela della sanità pubblica, il Consiglio regionale boccia la proposta di legge per ridurre le liste d’attesa e, in particolare, la norma per rendere obbligatoria, previa decadenza dei DG in caso d’inadempimento, le agende dedicate per i malati oncologici, cronici e malati rari, evitando loro la pena del Cup che non ha date disponibili. E purtroppo il voto contrario è avvenuto su parere contrario dell’assessore Palese, coautore con i burocrati sanitari - tra l’altro - di una circolare in materia mai applicata ed anzi ignorata”, il commento dei consiglieri di Azione.

“Un argomento drammatico trattato senza rendersi conto del dramma, in attesa di inversioni di rotta o di un futuro roseo che non si capisce da dove arriverà se non si procede con riforme radicali. Abbiamo sentito opinioni impastate con il piglio da cuochi esperti privi però di ricette, se non l’idea vaga che prima o poi qualcosa saranno in grado di cucinare, ci hanno lasciato ancora una volta senza decidere nulla”, ha aggiunto Amati, il quale ha annunciato al ripresentazione della pdl fra trenta giorni.

Piano di recupero per le liste d’attesa, Palese: “Dal Ministero valutazione positiva alla Regione”

Sulle liste d’attesa Palese lascia che a parlare siano i numeri e, nello specifico, la valutazione positiva unanime che il Ministero della Salute, del Mef e l’Agenas hanno attribuito al piano operativo per il recupero relativo al primo semestre del 2023. Il 56% dei nuovi inserimenti nei registri aziendali dal 1 gennaio 2023 e da erogarsi nel medesimo anno sono stati già erogati. Sul fronte della specialistica ambulatoriale oltre 132mila prestazioni in lista d’attesa sono state erogate: “La Regione Puglia ha messo in campo tutte le iniziative per garantire il recupero delle liste d’attesa. Si tratta di un problema di assoluta rilevanza nazionale e che richiederebbe un finanziamento più alto rispetto a quanto attualmente assegnato. Si rende necessario un piano nazionale straordinario, che possa consentire l’effettivo recupero delle prestazioni non ancora rese. Il trend positivo della Regione Puglia è stato confermato dalla notizia che la Puglia è tra le 14 Regioni adempimenti per i LEA nel 2021”, ha dichiarato Palese.

Secondo Paolo Pagliaro, capogruppo de La Puglia Domani ieri in Consiglio Regionale si è sprecata “l’occasione di cambiare un sistema che non funziona”. Pagliaro ritiene inaccettabile che si possano ottenere cure rapide solo pagando: “Gli anziani, i poveri e le persone fragili finiscono per rinunciare a curarsi. Perché per una colonscopia in esenzione ticket c’è da aspettare quasi due anni, mentre l’attesa si riduce ad una sola settimana se l’esame viene eseguito intramoenia, nella stessa struttura, pagando?”. “A prescindere dalla mancata approvazione della pdl – ha aggiunto – i manager Asl e i vertici della sanità (a cominciare da Palese) si facciano carico di una riorganizzazione del sistema sanitario non più rinviabile. rivedano il sistema complessivo delle prenotazioni e dell’erogazione delle visite e delle prestazioni diagnostiche, perché non si possono far funzionare le macchine e gli ambulatori col freno a mano o con l’acceleratore, a seconda che il paziente paghi o meno. Dall’assessore Palese ci aspettiamo risposte precise sull’impiego dei 30 milioni aggiuntivi stanziati per ridurre le liste d’attesa”.

Il dietrofront di alcuni firmatari

Il gruppo consigliare del Pd ha votato contro la proposta di legge, contestata nel metodo e non nel merito: “Una legge che non aggiunge molto a quanto già previsto dalla normativa nazionale”. I consiglieri, alcuni dei quali sottoscrittori della legge stessa, spiegano anche il dietrofront: “La Giunta è intervenuta per accelerare la riduzione delle liste d’attesa. Già lo scorso marzo ha finanziato con 30 milioni di euro il nuovo piano di recupero delle liste d’attesa, potenziando l’offerta assistenziale attraverso il coinvolgimento delle strutture pubbliche e private accreditate”.

I motivi del no

“Una proposta non risolutiva”, secondo Pier Luigi Lopalco, tra i consiglieri che hanno votato contro il provvedimento: “Nutro forti dubbi su un provvedimento che rischierebbe di gettare fumo negli occhi dei cittadini. Non è aumentando in maniera indiscriminata l’offerta, senza gestire adeguatamente la domanda, o minacciando la decadenza per legge dei Direttori generali e colpendo i medici che svolgono attività libero-professionali intramuraria che possiamo risolvere un problema tanto complesso quanto variegato”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il collega di Con Stefano Lacatena, per il quale far decadere automaticamente i dg delle Asl non è la soluzione: “I direttori sono nominati dalla politica e se in itinere non vanno più bene, la Giunta può revocarli. Se non lo fa, di chi è la responsabilità? Ecco perché la decadenza è la voglia di rinunciare a fare politica e a decidere. Siamo convinti che l’assessore alla Sanità presenterà un piano per ridurre le liste d’attesa, che è l’unico modo per risolvere un problema drammatico che affligge tutti i cittadini pugliesi. È una questione di civiltà. Ma, soprattutto, è la strada maestra per la politica, che significa assumersi l’onore e l’onere di agire”.

Anche Fratelli d’Italia (con il capogruppo Ventola e i consiglieri Caroli, De Leonardis, Gabellone, Perrini e Picaro) ha espresso parere contrario. I meloniani spiegano che la proposta avrebbe ottenuto il voto a favore se realmente avesse risolto il problema delle liste d’attesa: “Ma così non è perché tutto quello che prevede è già previsto e non applicato, compresa la decadenza dei direttori generali. Abbiamo detto no a un’altra legge che mette il Consiglio regionale in un compito che è in capo alla Giunta”.

“Sappiamo che spesso i cittadini si sentono dire dal CUP che le prenotazioni sono sospese, con la conseguenza che diventa impossibile fare piani basati sul reale fabbisogno di prestazioni richieste. Invece di presentare proposte di legge che di fatto vanno solo a ricalcare altre leggi, bisogna monitorare che le norme vigenti vengano attuate. E questo monitoraggio spetta a noi consiglieri regionali, così come spetta a noi capire quali sono le criticità e risolverle per dare risposte immediate ai cittadini”, commentano i consiglieri del Movimento Cinquestelle Galante, Casili e Di Bari.

Di Gregorio del Pd ha posto l’accento sul trattamento dei pazienti oncologici, suggerendo l’adozione per le province di Bat, Brindisi, Foggia e Taranto del metodo utilizzato dai poli oncologici di Lecce: “In questo modo eviteremmo a tanti cittadini il calvario di lunghe attese e il triste pellegrinaggio da un centro di cura all’altro. Provvedimenti di questo tipo non richiedono alcun onere finanziario aggiuntivo, ma solo l’adozione di un modello organizzativo più efficiente in grado di assicurare un’assistenza sanitaria dignitosa a tutti i cittadini pugliesi”.

Anche per la consigliera regionale e vicesegretaria del Pd Puglia Parchitelli la riduzione delle liste d’attesa necessiterebbe di azioni alternative alla decadenza dei Dg e alla riduzione del numero delle prestazioni in Alpi: “Il problema va affrontato innanzitutto a livello nazionale e poi territorialmente con una stretta collaborazione tra Assessorato, Dipartimento Salute, Aress, Sindacati di categoria, Asl pugliesi e Commissione Sanità, che devono lavorare a un progetto di ristrutturazione in ambito sanitario. E proprio durante la discussione in Aula, abbiamo accolto con soddisfazione una nota del Ministero della Salute che inserisce la Puglia tra le Regioni italiane adempienti per i Lea – Livelli Essenziali di Assistenza, unica Regione del Sud assieme alla Basilicata. Passi concreti, non parole”.

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