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Lunedì, 29 Aprile 2024
Salute

Riposi settimanali che saltano, turni extra non pagati e “non autorizzati”: anestesisti del 'Riuniti' chiamano l'ispettorato

La denuncia del sindacato Anaao Assomed: "Tuteleremo in ogni modo i nostri iscritti ed è per questo che, dopo aver ripetutamente diffidato la Direzione Strategica a far rispettare le norme contrattuali e di legge, abbiamo chiesto anche l'intervento dell'Ispettorato del Lavoro"

Riposi settimanali che saltano, turni extra non pagati e talora espressamente “non autorizzati dalla direzione sanitaria”. È quanto sta accadendo da tempo al Policlinico 'Riuniti' di Foggia, dove l'atavica carenza di personale è affrontata con soluzioni che aggravano ancor di più la condizione degli anestesisti rianimatori. Per questo, il sindacato Anaao Assomed ha chiesto l'intervento dell'Ispettorato del Lavoro.

"A fronte di un fabbisogno di oltre 50 anestesisti rianimatori, al momento l'organico è di 32 unità. Troppo poche per affrontare l'ordinaria e la straordinaria amministrazione del Policlinico di Foggia, nonostante il grande spirito di abnegazione di ciascun medico in servizio", denuncia il sindacato. "La soluzione adottata, però, sta gravando pesantemente sul personale. Le 38 ore settimanali previste da contratto, infatti, risultano spesso insufficienti e anche ai dirigenti medici che non hanno acconsentito alle prestazioni aggiuntive (intramoenia a favore dell’azienda) viene imposto il lavoro extra. Questo, essendo veicolato attraverso una 'disposizione di servizio', è obbligatorio ma non retribuito. E anche le prestazioni aggiuntive, come si legge su alcuni documenti interni trasmessi, talora sono imposte 'senza autorizzazione' della direzione sanitaria”.

“È una situazione paradossale a cui bisogna porre un freno", commenta Fabrizio Corsi, segretario aziendale Anaao Assomed del Policlinico di Foggia. "Tuteleremo in ogni modo i nostri iscritti ed è per questo che, dopo aver ripetutamente diffidato la Direzione Strategica a far rispettare le norme contrattuali e di legge, abbiamo chiesto anche l'intervento dell'Ispettorato del Lavoro. Perché se il Covid ha costituito un’emergenza a cui nessuno di noi si è mai sottratto, non può la carenza di personale diventare una cronicizzazione dell’emergenza e una giustificazione per tali condotte, che rischiano di aggravare ulteriormente la carenza. Un’organizzazione del lavoro che sottrae ai medici il tempo da dedicare alla famiglia o alla vita personale per coprire turni extra non retribuiti, spesso con scarso preavviso e con disposizioni di servizio inviate con modalità del tutto scorrette (dalle email ai messaggi Whatsapp), sta avendo come unico risultato le dimissioni da parte di colleghi".

"Come nel caso di un giovane anestesista rianimatore che ha deciso dal 1° gennaio di lasciare l'azienda. E temiamo sia solo il primo di una lunga lista di medici pronti a lasciare a breve il pubblico. Ed è ancora più paradossale se si considera che questo avviene in una struttura dotata di Scuola di Specializzazione. Anche quest'anno si sono specializzati ben 13 anestesisti rianimatori, potenzialmente una boccata d'ossigeno vitale per l'ospedale ma così non sarà, perché da quanto ci risulta soltanto un paio di loro – se tutto va bene – sarebbero disposti a lavorare qui in azienda. Qualcuno dovrebbe interrogarsi sulle motivazioni, come abbiamo fatto noi. Un’organizzazione del lavoro come quella attuale non può che comportare la fuga dei giovani medici verso realtà dove l'esercizio della professione si concilia con la qualità della vita. Occorre ricordare - conclude Corsi - che non soltanto il contratto collettivo nazionale prevede limiti ben definiti sulla turnistica e sull’orario di lavoro (ancor più stringenti nel nuovo CCNL che entrerà in vigore a breve), ma soprattutto che esistono normative di legge nazionali ed europee che impongono anche per la professione medica obblighi e limiti inderogabili: questo a tutela non soltanto del lavoratore, ma anche e soprattutto dei cittadini. Perché un medico esausto, non può essere un buon medico”.

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