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Lunedì, 29 Aprile 2024
Salute

Rsa non convenzionate, famiglie costrette a riportare gli anziani a casa: "Situazione al collasso"

È quanto dichiara Pasquale Ferrante vicepresidente di Legacoop Puglia sulla situazione in cui verte il settore socio-sanitario della regione

“Sulla vicenda degli accreditamenti delle Rsa e dei centri diurni ci stanno prendendo in giro, ma su un settore che riguarda il diritto costituzionale alla salute dei cittadini, è giunto il momento di dire le cose come stanno davvero”. È quanto dichiara Pasquale Ferrante vicepresidente di Legacoop Puglia sulla situazione in cui verte il settore socio-sanitario della regione.

“Oggi in Puglia se una famiglia ha un anziano non autosufficiente o un disabile che ha bisogno di essere assistito in una Rsa o in un centro diurno, se la struttura non è convenzionata, ai parenti non resta che riportarselo a casa. Gli accreditamenti sono in una fase di stallo ormai da mesi se non da anni, con buona pace dell’assistenza di prossimità e di chi è destinato a rimanere prigioniero di una malattia rischiando di trascinare nella prigionia anche i familiari che vedono così negato il diritto all’assistenza dei propri cari".

ll riferimento è agli ultimi dati resi noti in un comunicato dall’assessorato alla Salute, che secondo Legacoop Puglia, contraddirebbero i documenti ufficiali. "In base a quanto scritto nella delibera n. 659 del 16 maggio 2023, sono 359 le strutture in procinto di ottenere l’autorizzazione all’esercizio e 251 sono quelle in fase di accreditamento. Numeri che invece si perdono nel comunicato inviato alla stampa qualche giorno fa dopo una riunione in cui l’assessorato ha reso pubblica la situazione di 174 procedimenti “che – si legge nel comunicato - si è concordato, entro la fine dell’anno, saranno conclusi”.

Ferrante prosegue: “Avendo chiesto da mesi, sempre con il necessario rispetto delle procedure di confronto istituzionale, lumi su diverse questioni senza avere risposta, registrando anche una carenza di rispetto che ha portato Legacoop e altre associazioni su un versante vertenziale, non essendo parte di quanto concordato in quella sede, sorge spontanea la domanda: che ne è dei restanti 185 procedimenti? Quanto devono aspettare ancora queste strutture prima che la Regione si renda conto che le sta portando al collasso?”

E conclude: “Una situazione che porta dritti alla chiusura delle strutture più piccole, quelle al servizio delle comunità, che rappresentano in queste realtà l’ultimo baluardo dei servizi di pubblica utilità. Ciò che rammarica è che tutto questo avvenga nella Regione Puglia che in quasi tutti gli ambiti di intervento ha fatto e che fa della partecipazione, dell’inclusione, del confronto e dell’attenzione verso le periferie e le aree interne una missione e un valore, e che invece, sul versante sanitario continua ad alimentare un bizantino e tecnocratico stato di negazione della realtà. Credo sia arrivato il momento che i pugliesi sappiano che in Puglia l’assistenza di prossimità non è un diritto garantito”.

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