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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Comune di Foggia sciolto per mafia: a due anni dal ricorso di Landella la prima udienza al Tar

Cassata dal fascicolo la relazione del prefetto senza omissis per riacquisirla secondo la procedura corretta, in quanto atto classificato come riservato

A più di due anni dal deposito del ricorso per l’annullamento del decreto del presidente della Repubblica del 6 agosto 2021 che ha disposto il commissariamento del Comune di Foggia per infiltrazioni mafiose, il 7 febbraio è stata celebrata la prima udienza pubblica al Tar del Lazio.

A impugnare il provvedimento è stato l’ex sindaco Franco Landella, difeso dall’avvocato Saverio Sticchi Damiani. Il ricorso era stato depositato l’11 novembre 2021 e, in un primo momento, era stata allegata la versione con gli omissis della relazione della Prefettura stilata al termine degli accertamenti della commissione di accesso, incaricata di verificare se ricorressero pericoli di infiltrazione o condizionamenti da parte della criminalità organizzata.

La Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell’Interno si sono costituiti in giudizio. Qualche mese dopo, il 24 gennaio 2022, insieme alla presentazione del ricorso per motivi aggiuntivi, l’ex sindaco e il suo legale hanno depositato anche la versione integrale della relazione, senza gli omissis.

“Va osservata – come evidenziato in pubblica udienza ai difensori presenti – l’irritualità di tale produzione, trattandosi di atti classificati riservati”, affermano nell’ordinanza i giudici Francesca Petrucciani (presidente facente funzioni), Matthias Viggiano (estensore) e Alberto Ugo.

I magistrati si preoccupano, in pratica, di ristabilire la legittimità dell’acquisizione al fascicolo dell’atto. “Al fine di assicurare, da un lato, l’effettività del diritto di difesa della parte ricorrente e, dall’altro, la non divulgazione delle informazioni riservate – si legge nel pronunciamento pubblicato l’8 febbraio -, si rende necessario acquisire secondo la corretta procedura di cui all’art. 42, comma 8, l. 3 agosto 2007, n. 124 l’intera documentazione relativa alla procedura in esame, priva di oscuramenti e completa di tutta la documentazione alla stessa allegata”.

L’articolo citato recita così: “Qualora l'autorità giudiziaria ordini l'esibizione di documenti classificati per i quali non sia opposto il segreto di Stato, gli atti sono consegnati all'autorità giudiziaria richiedente, che ne cura la conservazione con modalità che ne tutelino la riservatezza, garantendo il diritto delle parti nel procedimento a prenderne visione senza estrarne copia”.

La Sezione Prima del Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio chiede, dunque, la relazione del Prefetto di Foggia, gli atti di nomina della commissione di accesso e gli atti relativi all’attività compiuta dalla commissione. Si tratta di documenti in possesso dell'Ufficio Territoriale del Governo e del ministero. 

Il termine per il deposito dei documenti dell’istruttoria amministrativa condotta dagli organi statali, in formato digitale e in copia cartacea, è fissato in trenta giorni dalla notifica dell’ordinanza.

I giudici hanno disposto, inoltre, che la segreteria provvedesse a eliminare dal fascicolo telematico la relazione priva di omissis depositata due anni fa dal ricorrente, in modo che non sia più visibile sul Processo Amministrativo Telematico.

L’Avvocatura di Stato ha sollevato alcune eccezioni preliminari, a quanto si evince dall’ordinanza, che saranno comunque esaminate. L’udienza di merito è fissata al 12 giugno 2024.

Del ricorso si era persa traccia. Nel giorno del deposito, una nota dello studio legale Sticchi Damiani sintetizzava le ragioni del ricorso: “L’interesse sotteso all’azione proposta non è la demolizione del provvedimento al fine di ripristinare il Consiglio comunale decaduto, bensì l’interesse morale a non veder ‘bollata’ la città e la precedente amministrazione quale ‘mafiosa’”.

Nel ricorso si censura il provvedimento, peraltro, anche per violazione del contradditorio procedimentale. In pratica, l’ex sindaco, non avendo potuto contestare i contenuti del provvedimento, si è rivolto al Tar per “una ricostruzione della vicenda” che possa tener conto anche delle sue ragioni.

Franco Landella, lo ricordiamo, si era dimesso il 4 maggio del 2021 e il 21 maggio era stato arrestato con l'accusa di corruzione e tentata concussione per l’affaire milionario della pubblica illuminazione. Il processo, che vede altri 11 imputati, è ancora in corso, scandito da una serie di rinvii per vizi procedurali.

E anche dinanzi al Tar del Lazio è una falsa partenza a contrassegnare l’avvio del processo amministrativo.

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