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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica Apricena

Potenza è un fiume in piena: "No alla politica nel Parco". I tre minuti "per fare i bisogni" e "la trappola dei sindaci del PD"

Riconfermati ieri i quattro sindaci uscenti del Consiglio direttivo dell'Ente Parco Nazionale del Gargano. Il sindaco di Apricena Antonio Potenza si scaglia contro il presidente della Comunità Rocco Di Brina e il Partito Democratico

E' un fiume in piena Antonio Potenza. E non le manda a dire. Non le manda a dire a poche ore dalla riconferma all'interno del Consiglio direttivo dell'Ente Parco Nazionale del Gargano dei quattro sindaci uscenti di Vico del Gargano, Cagnano Varano, San Marco in Lamis e Rignano Garganico. "Mai mi sarei immaginato di dover scrivere un comunicato alle 22 di sera del 15 aprile 2020, in piena emergenza coronavirus, per parlare di un episodio sgradevole che riguarda la comunità dei sindaci in seno al Parco Nazionale del Gargano.  E mi scuso anche che lo faccio in questo momento difficile per tutti ma è giusto che la gente deve sapere. La mia coscienza ed il mio dovere mi impongono come sempre di essere trasparente ed onesto nei confronti delle nostre popolazioni"

Fatta questa premessa, il primo cittadino di Apricena si lascia andare al racconto di un pomeriggio-sera diverso dagli altri, trascorso in videoconferenza con i colleghi. "Mi è stato notificata la convocazione di videoconferenza per una comunità dei sindaci del Parco per il 15 aprile 2020, alle ore 16.30 su piattaforma digitale. Nell’ordine del giorno c’era il rinnovo delle cariche in seno al consiglio direttivo del Parco, in particolare la nomina dei quattro membri scelti dalla comunità dei sindaci"

Potenza spiega che "nei gironi scorsi, contattato telefonicamente" aveva definito inopportuna "una scelta del genere in questo particolare momento". Per il sindaco di Apricena sarebbe stato più opportuno posticipare la discussione alla fine della emergenza "che dovrebbe coinvolgere i 17 sindaci dei comuni del Parco e non le segreterie di partito" puntualizza stizzito. Per il primo cittadino di Apricena "bisognava aprire una discussione approfondita su quanto fatto dagli uscenti ed individuare, possibilmente senza rotture nè condizionamenti della politica di parte, le personalità più condivise per il nuovo mandato".

"Non avevo capito che c’era una trappola da parte della componente dei sindaci che fanno riferimento al Pd della Provincia di Foggia" dichiara. "Ho cercato in tutti i modi di convincere i colleghi sindaci di sottoscrivere un documento condiviso, nel quale si confermassero i quattro uscenti per dare continuità alla comunità e riconvocarci a fine ottobre, a termine dell’emergenza Covid per approfondire la questione dei quattro membri in seno al direttivo del parco. Abbiamo discusso quattro ore, ripeto quattro ore, e in almeno quattro occasioni ho supplicato il presidente della comunità dei sindaci di non farci votare con voto palese, per due motivi: il primo perché la piattaforma digitale ha avuto problemi tecnici ripetutamente; l'altro perché il voto dovesse essere segreto per evitare rotture insanabili"

"Ho detto subito che non ero interessato a nessun incarico e a nessuna poltrona" sottolinea il sindaco. "Tutti i miei tentativi e quelli similari di altri colleghi non hanno sortito effetto, così il presidente della comunità, uomo del PD, (il riferimento è a Rocco Di Brina) ha pensato di forzare la mano e" - aggiunge il sindaco - "anche se non ha accordato pause di riflessione a chi come il sottoscritto le ha chieste, ha imposto di votare palesemente dopo però tre minuti per fare i bisogni"

Quel bisogno, denuncia il sindaco, sarebbe durato 25 minuti Abbiamo, perchè, sempre secondo Potenza, "Di Brina e i suoi colleghi del PD dovevano chiarire la questione con il partito"

E spiega: "Al momento della richiesta di disponibilità a candidarsi, in una prima fase erano venute fuori le candidature dei quattro uscenti (i sindaci di Cagnano, Rignano Garganico, San Marco in Lamis, Vico del Gargano) e la nuova candidatura del sindaco di San Nicandro Garganico. Nei famosi tre minuti mi sono permesso di telefonare al sindaco di Cagnano chiedendogli di fare un passo indietro, di ritirare la sua candidatura, visto che è a scadenza di mandato e tra qualche mese nel suo Comune si voterà, visto che è da quattro anni al parco, visto che per due anni ha fatto il presidente del parco. Gli ho chiesto un passo indietro dicendogli che così avrebbe dimostrato di avere grande maturità politica ed istituzionale ed avremmo garantito una unica mozione senza creare rotture. 

Richiesta inevasa. "Sono rimasto profondamento deluso, avendo appurato che mentre il sottoscritto ed altri per tre ore avevano lottato (senza interessi di poltrone) per creare armonia ed unione nel gruppo, c’era un disegno ben preciso da parte del PD di forzare la mano".

Potenza sostiene di aver chiamato il sindaco di Carpino chiedendogli di rinviare la seduta, di fare qualcosa. Al rientro dalla pausa, spiega il sindaco di Apricena, Di Brina avrebbe aperto la votazione, alla quale il sindaco di Apricena non ha preso parte:  "A questa mia decisone di non partecipare al voto hanno aderito anche i sindaci delle Tremiti e di Ischitella che come me hanno palesemente manifestato il loro malessere per il clima che si era venuto a creare. Nel frattempo altri sindaci hanno votato contro la linea del presidente.

Potenza punta il dito contro il Partito Democratico: "Trovo vergognoso questo atteggiamento, questo tra l’altro è uno dei motivi per cui molte volte non ho partecipato alle riunioni del parco, perché ormai mi è chiaro da anni che spesso quel luogo è solo lo spazio per fare politica, di fare interessi di parte e non delle comunità coinvolte, un modo che non ho mai condiviso".

E ancora, aggiunge: "Mi sembrava opportuno e doveroso informare l’opinione pubblica, perché ho dovuto togliere quattro ore del mio impegno quotidiano al fianco della mia comunità in questo momento di emergenza, per assistere ad uno spettacolo indecoroso. Questo non è il modo di rappresentare le istituzioni. Questo modo non ci appartiene e la nostra città, che seppur far parte dell’ente Parco, non accetterà mai una conduzione della comunità in questi termini. Per questi motivi, riprenderemo il percorso avviato nel 2018, per mettere in atto tutte le attività amministrative per rinegoziare il perimetro e le regole del Parco nella nostra città, affinchè ci sia un Parco vero, reale, che arricchisca la nostra comunità, che preservi il nostro paesaggio, che non sia solo un freno al nostro sviluppo economico, turistico, venatorio, ambientale o solo un carrozzone per i soldatini o trombati della politica".

Potenza chiosa: "No alla politica nel Parco".

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