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Rotice spietato con Forza Italia, fa fuori anche il vice sindaco e avverte: "Non mi piego"

Il sindaco di Manfredonia non intende sottostare ad alcun diktat e parla di una "pseudo crisi"

L’ultima testa a cadere nella Giunta Rotice è quella del vice sindaco Giuseppe Basta, in quota Forza Italia. Dopo un anno e nove mesi anche da assessore alla Transizione Ecologica, da marzo titolare pure delle deleghe alla Cultura, Polizia locale e scuola, è stato estromesso dall’esecutivo.

Il decreto di revoca è stato firmato ieri e il sindaco di Manfredonia lo ha comunicato - anche al diretto interessato - via social.

Stessa sorte è toccata alla consigliera comunale Liliana Rinaldi, anche lei forzista, che dice addio alla sua delega al Turismo conferita a marzo.

A quanto pare è solo l’inizio, anzi, il “punto di partenza di una seria riflessione ampia, traversale e collettiva”.

Il rimpasto si avvicina inesorabilmente. Un Rotice al vetriolo ha fornito la sua versione in un lungo post. Rifugge la dichiarazione di crisi politica e accusa gli azzurri di aver inscenato una “sceneggiata della pseudo crisi”. L’instabilità politico amministrativa, quantomeno, è acclarata.

“Le dimissioni dell’assessore Libero Palumbo e la perentoria presa di posizione di quattro consiglieri comunali di Forza Italia non sono un’improvvisa casualità, ma sono strumentalmente correlati tra loro, con premeditazione”, ha esordito prefigurando una congiura. 

L’assessore al Personale aveva rassegnato l’incarico venerdì scorso e il suo gruppo ‘Città protagonista’ aveva ritirato il sostegno all’amministrazione. All’indomani della nuova defezione, il gruppo consiliare di Forza Italia aveva invocato un tavolo urgente di verifica politica e amministrativa.

La mancata condivisione in riferimento a un protocollo d’intesa con il Consorzio Asi di Foggia che prevede iniziative imprenditoriali nel settore agroalimentare a Borgo Mezzanone sarebbe stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma, secondo Rotice, le dimissioni nulla hanno a che fare con quella delibera.

Rivela che, in una verifica politico-amministrativa interna, “da più parti” sarebbero emerse criticità sull’operato dell’assessore Palumbo. “Ad esempio, il mancato rapporto di trasparenza e collaborazione con i consiglieri comunali per realizzare il programma di governo, le reiterate ‘invasioni’ di altri settori dell’amministrazione non di sua diretta competenza, il mancato confronto e condivisione con la Giunta degli indirizzi gestionali legati al cimitero portati avanti in completa autonomia”, riferisce.

E non è tutto: “Non di secondo piano – aggiunge - può certamente essere considerato il notevole ritardo con il quale è stato consegnato il piano del nuovo fabbisogno del personale alla Cosfel, che ha inciso in maniera importante sulle difficoltà dell’amministrazione a rimettere in sesto la tecnostruttura con l’essenziale innesto di nuove assunzioni.  Anche sul fronte delle storiche stabilizzazioni del personale ex Lsu, il risultato è stato possibile non solo per l’impegno del singolo – prosegue Rotice -, ma frutto di un lavoro corale e di rapporti di filiera istituzionale a più livelli che hanno permesso il conseguimento del risultato”.

Trova strana la coincidenza delle dimissioni di Libero Palumbo e della “immediata e massiccia presa di posizione” di Forza Italia, che peraltro non è il partito dell’ex assessore. “Mi sorge il dubbio che qualcun altro gioca qualche altra partita, fuori dalle sedi deputate”.

Ne ha anche per il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale Vincenzo Di Staso. Considera “ingiustificabile” il suo comportamento: è accusato di aver disertato importanti riunioni, come quelle sul Pnrr di Borgo Mezzanone, “adducendo come scusante la verifica prioritaria delle sue disponibilità".

Spara a zero sui quattro consiglieri comunali che accusa di ostruzionismo e avverte: non intende sottostare ad alcun diktat. “Non cederò all’imposizione di una pseudo crisi utile solo all’ottenimento e spostamento di ulteriori deleghe assessorili”, promette, rispondendo a quello che definisce un comunicato stampa minatorio.  

Parla di “inutili e pretestuose beghe politiche che mirano a scopi personalistici dipendenti da decisioni verticistiche e legate a vecchie logiche di fare politica”.

Giudica, poi, incomprensibile quella che definisce una “giravolta” di Città Protagonista, e questo perché ritiene di averle sempre riservato pari dignità nell’azione di governo rispetto alle altre forze politiche. Nella fase di verifica, fa sapere, “non è venuta meno l’intesa politica, ma è stata chiesta l’indicazione di un altro nominativo per ricoprire l’incarico di assessore in sostituzione di Palumbo”.

Sui social volano gli stracci. L’ormai ex vice sindaco Basta rispedisce al mittente le accuse e individua nel rifiuto di un confronto con il suo gruppo la motivazione alla base della sua estromissione. Rimprovera al sindaco una “totale incompetenza politica”: “Ma quale ‘politica’ la sua? Quella fatta nel chiuso delle stanze a farsi consigliare da qualche assessore del suo ‘cerchio magico’, che anziché pensare alle reali e gravi problematiche della città semina zizzania, calunnie, diffidenze? Quella che permette ad alcuni consiglieri e assessori di creare un clima di ostilità nei confronti di chi ha lavorato incessantemente, al solo fine di trarne benefici personali?”.

Ha appreso della revoca dai social anche la consigliera comunale di Forza Italia di Manfredonia, Liliana Rinaldi: “Forse siamo diventati scomodi per aver chiesto troppe spiegazioni”, commenta. Poco male, però, perché deve ammettere che la sua delega al Turismo era “inutile” e la considerava un bluff: “Inutile perché non può essere altro, in quanto priva di potere decisionale da parte mia e di risorse economiche. E tale revoca della inutile delega fa davvero ridere, come un po’ diverse scelte operate dal sindaco, rispetto alle quali è emersa la sua mancata conoscenza di ogni dinamica politica. E se questa decisione di Gianni Rotice è risibile, non lo è il suo comportamento in questi due anni di amministrazione, che sfiora l'assurdo e diventa lesionismo agli interessi della città".

La consigliera non dimentica il "tradimento" del sindaco alla Provincia. "Ora, piuttosto che farneticare con i suoi post su Facebook, dia spiegazioni alla città su dove sono stati destinati i fondi, da chi è gestito l’infopoint, quali sono i criteri adottati per la elargizioni delle risorse su questo comparto - conclude la nota - Lo faccia e si rapporti alla città, che non ha più fiducia nel suo operato”.

Nelle schermaglie a distanza irrompe anche Azione Manfredonia. Il commissario cittadino Gaetando Brigida si sofferma, in particolare, su quella “riflessione ampia e trasversale” menzionata dal sindaco: “Ogni tentativo di riparare alla mala gestio dei rapporti non solo interpersonali, ma anche politici all’interno dell’intero panorama politico locale di Manfredonia pare tanto goffo quanto kafkiano”, commenta, parlando di ribaltoni, “manipolazione dei fatti” e di “figure e personalità troppo ingombranti, quelle degli assessori caduti, che mettono in ombra i ‘preferiti’ del sindaco. La definizione corretta è cerchio magico – afferma Brigida -  Sono scomodi e vanno eliminati”

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