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Martedì, 30 Aprile 2024
Economia

Servizi educativi per l'infanzia a rischio chiusura. Barone: "Non possiamo permetterci di non risolvere il problema"

In Puglia sono 500 le strutture educative per minori che accolgono 10mila bambini e occupano oltre 5mila persone, per il 95% donne

"Martedì faremo un incontro. Gli uffici mi hanno assicurato che c'è stato un problema di requisiti degli asili che non sono totalmente in regola. Cercheremo di trovare le somme e capire come arrivare a un punto di mediazione. Dovranno mettersi in regola, il regolamento è del 2007. L'intenzione è quella di venire incontro alle famiglie e ai bambini. Non possiamo permetterci di non risolvere il problema".

Così A 'D Domani', la Domenica del Direttore, di FoggiaToday, il neo assessore al Welfare Rosa Barone in merito alla situazIone "ormai insostenibile per tutti i servizi educativi per i minori della Regione Puglia", denunciata il 27 gennaio scorso il presidente regionale Fism Puglia Fabio Daniele, il presidente Confcooperative Federsolidarietà Puglia Daniele Ferrocino/Carla Calabrese, la Lega coop Sociali Puglia Massimiliano Maggio, il portavoce del Terzo Settore Carlo Rubino (delegato) e Orazio Nobile dell'A.C.S.E.MI, secondo i qualei l'assessorato al Welfare, settore servizi minori e famiglie, "appare inequivocabilmente responsabile del ritardo nell’applicazione dell’azione 8.6 del FSE 14/20 e il tutto sistema è costretto a chiudere".

In Puglia sono 500 le strutture educative per minori che accolgono 10mila bambini e occupano oltre 5mila persone, per il 95% donne, "che stanno accogliendo i minori già dal primo settembre così come previsto dall’avviso rivolto alle famiglie, ma non possono fatturare le loro prestazioni per i ritardi regionali".

"Dal 1 febbraio tutti i servizi saranno costretti a richiedere alle famiglie il pagamento dell’intera retta; ciò comporterà verosimilmente la rinuncia alla frequenza dei propri figli con la conseguenza di dover chiudere il servizio già dal prossimo mese. Siamo consapevoli che è necessario il controllo rigoroso dell’ufficio al Welfare per qualificare i servizi rivolti alle famiglie ma i tempi dei procedimenti amministrativi previsti dalla Legge e dagli stessi provvedimenti regionali devono essere rispettati. L’ufficio al Welfare non può considerarsi esente da responsabilità, anche gravi, visti i ritardi amministrativi accumulati. Invitiamo caldamente, pertanto, la Regione al rispetto dei termini, già ampiamenti scaduti da mesi, e chiediamo il riconoscimento di indennità alle strutture in sofferenza che consenta, a stretto giro, di pagare lo stipendio a migliaia di operatori. Sono 30 milioni di euro i fondi europei assegnati come prima assegnazione per l’a.e. 20/21 alle famiglie per garantire un accesso a servizi estremamente costosi a cui dovranno essere aggiunti almeno altri 20 milioni. Al presidente Emiliano, che ha trattenuto a sé la delega fino ad oggi e al nuovo assessore dott.ssa Barone, chiediamo di intervenire per risolvere già nei prossimi giorni e senza ulteriori indugi la questione, nonché di assegnare, altrettanto immediatamente agli Ambiti le ulteriori risorse necessarie, affinché non siano sempre i lavoratori privati e le famiglie a pagare per gli ingiustificati ritardi della P.A.".

Nel frattempo il consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani e presidente Movimento Regione Salento, ha presentato una interrogazione urgente indirizzata al presidente Emiliano e all’assessore al Welfare Barone, affinché sblocchino immediatamente i fondi: “In Puglia si rischia il blocco dei servizi educativi per bambini e adolescenti, perché dalla Regione non arrivano i fondi destinati ad asili e centri ludici accreditati, che li erogano alle famiglie economicamente disagiate. Questi centri sono ormai allo stremo, perciò ho presentato un’interrogazione urgente".

"A più di tre mesi dalla determina dirigenziale del Servizio regionale Minori, famiglie e pari opportunità del 21 ottobre 2020, a seguito della quale è stato pubblicato il bando rivolto ai nuclei familiari residenti o domiciliati in Puglia, i procedimenti amministrativi in capo all’Ufficio Welfare si stanno prolungando oltremisura rispetto ai tempi previsti dalla legge e dagli stessi provvedimenti regionali. Ritardi che stanno causando una situazione ormai insostenibile per l’intero sistema dei servizi educativi per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Puglia, che conta 500 strutture con oltre 5mila persone impiegate (per il 95% donne), che accolgono e si prendono cura di circa 10mila bambini. È dal primo settembre che questi centri stanno lavorando senza ricevere un euro, perché la Regione non ha ancora riconosciuto loro le indennità dovute. Senza liquidità è ormai impossibile continuare a far fronte al pagamento degli stipendi e ai costi di gestione. Si profila dunque il rischio di chiusura perché le famiglie, non potendo sostenere il pagamento dell’intera retta, dovranno rinunciare a servizi che rappresentano uno strumento importante per contrastare la povertà educativa e promuovere l’inclusione sociale attiva. Servizi qualificati praticamente inaccessibili, senza i buoni che la Regione eroga in base al reddito. I fondi europei assegnati ad hoc alla Puglia per l’annualità 2020/2021, da distribuire agli Ambiti territoriali dei Piani Sociali di Zona, ammontano a 30 milioni di euro, ma non sono stati ancora erogati. E peraltro sono fondi insufficienti, che andrebbero integrati con almeno altri 20 milioni. Ecco perché, nella mia interrogazione, sollecito anche lo stanziamento di risorse aggiuntive, per garantire a tutte le famiglie pugliesi, anche a quelle in difficoltà economica, il diritto ad usufruire di asili e centri ludici qualificati, preziosi presìdi di socialità e benessere psicofisico per i più piccoli”. .

Appello al neo assessore Barone arriva anche da Perrini di Forza Italia: "Il grido di allarme arriva ora anche dai sindacati, ma mesi fa avevo sollecitato il presidente Michele Emiliano perché la Regione non dimenticasse tutti quegli asili e scuole che si reggono soprattutto sulla retta che pagano e pagavano le famiglie, prima della crisi che ha travolto molte di loro e le ha spinte a rinunciare a quel tipo di educazione scolastica. Da mesi molte strutture lamentano di non ricevere neppure più i contributi regionali, per cui dal prossimo 1° febbraio quelle che resistono saranno costrette a chiedere, alle famiglie che usufruiscono ancora del servizio, il pagamento totale della retta: un colpo mortale che porterà altre famiglie a rinunciare. Di contro, molti insegnanti e operatori scolastici si ritroveranno senza lavoro. Un doppio danno, scolastico e occupazionale" 

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