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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Strage di San Marco, processo al 'basista' Caterino verso la parola fine: "Agguato al boss preparato"

Il 43enne di Manfredonia, già condannato all'ergastolo in primo e secondo grado, rischia ora la condanna definitiva: rigettato il ricorso presentato dalla difesa dell’uomo, fissata la discussione in Cassazione

Terzo e ultimo atto del procedimento penale a carico di Giovanni Caterino, ritenuto il ‘basista’ della strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017 e condannato all’ergastolo in primo e secondo grado. Il 43enne di Manfredonia rischia ora la condanna definitiva: il procuratore generale Nicola Lettieri, infatti, ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa dell’uomo (avvocato Giulio Treggiari), fissandone la discussione del caso il prossimo 17 ottobre.

“Il ricorso”, spiega Letteri, “va rigettato. Deducendo che il quadruplice omicidio, di cui è processo, fosse stato attentamente preparato seguendo tutti i movimenti delle due vittime designate e studiando le loro abitudini, venivano - in corso d'indagine - estrapolati i filmati tratti da impianti di videosorveglianza installati sui percorsi d'interesse e successivamente si giungeva ad associare l'utenza dell'imputato ai tragitti dell'autovettura utilizzata per i pedinamenti, accertando che i relativi dati erano incrociabili negli stessi tempi e luoghi".

"Tale prova tecnico-scientifica – sottolinea il procuratore generale - veniva poi corroborata da conversazioni captate riferibili all'imputato che conducevano ragionevolmente a ritenere che le stesse, alcune apertamente, altre connotate da inevitabile tenore criptico, si riferissero proprio al suo coinvolgimento  nella suddetta vicenda criminosa”.  “Nel corso del giudizio d'appello, si realizzava, inoltre, un ulteriore innesto probatorio nel materiale preesistente - formato dalle dichiarazioni auto ed etero­ accusatorie del collaboratore di giustizia Quitadamo” tali da “rafforzare il quadro probatorio”.

LA VICENDA | Caterino è ritenuto il ‘basista’ della strage del 9 agosto 2017, quando nei pressi della stazione dismessa, agro di Apricena, dopo l'uccisione al boss Mario Luciano Romito e a suo cognato Matteo De Palma, furono assassinati anche i fratelli Luigi e Aurelio Luciani, testimoni oculari dell'agguato.

Arrestato il 16 ottobre 2018 (guarda il video), secondo l’accusa nei giorni precedenti alla strage di mafia e il giorno del quadruplice omicidio, avrebbe pedinato il boss Romito. Tuttavia il manfredoniano si era proclamato sempre innocente. Il 12 febbraio dello stesso anno era stato vittima di un tentato omicidio per il quale, uno anno dopo è stato arrestato il nipote di Rocco Moretti. I mandanti - come è emerso dalle carte dell'inchiesta Omnia Nostra - sarebbero Matteo Lombardi e Pietro La Torre (continua a leggere). La vicenda era stata ricostruita tenendo conto delle intercettazioni ambientali, dei tabulati telefonici, delle analisi gps sulla Grande Punto e del percorso tracciato da una quindicina di telecamere (l'approfondimento qui).

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