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Cronaca

Polizia Municipale, Berardino UIL: “Landella ascoltaci, non fare come Mongelli”

Stefano Berardino, agente municipale ed esponente della UIL, e Luigi Giorgione, segretario foggiano del sindacato, affrontano l’emergenza sicurezza indicando soluzioni e chiedendo un maggiore coinvolgimento

All’indomani dell’incontro del comitato straordinario per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica svoltosi in Prefettura, il segretario della UIL di Foggia e l’agente della Polizia Municipale, nonché esponente del sindacato, Stefano Berardino, affrontano nuovamente le problematiche relative al Corpo: dalla carenza d’organico alla dotazione delle armi, dalla videosorveglianza ai mezzi (auto e radio) vecchi e obsoleti.

“La questione dei presidi nelle zone calde della città – affermano Giorgione e Berardino – ci fa pensare al modello di Agostinacchio e ai tre distaccamenti al Cep, al Candelaro e a quello centrale di fronte al Municipio. Siamo favorevoli all’idea ma il problema è un altro: se c’è carenza di organico chi ci mettiamo?”

Se così fosse non avrebbero tutti i torti gli esponenti della UIL, considerando che oggi ci sono 182 agenti a fronte dei 270 di dieci anni fa. Va tenuto conto anche che in cinquanta hanno un contratto part time. Ciononostante, Berardino sostiene che in attesa di tempi migliori, la conversione del contratto in full time significherebbe un giorno di lavoro in più per gli agenti (da 30 a 36 ore) spalmati su due turni. Unica soluzione, seppur momentanea e parziale, per andare incontro alle richieste del neo sindaco di Foggia.

Ma il nodo resta il mancato coinvolgimento dei sindacati - o di chi lavora in strada tra la gente - nelle scelte che riguardano la Polizia Municipale e le soluzioni da mettere in campo. “In passato – tuonano Berardino e Giorgione – la politica non ci ha ascoltati ad eccezione di Raffaele Piemontese che ci concesse l’opportunità di un incontro durante il quale portammo le nostre istanze”. I sindacalisti UIL aggiungono: “Siamo pieni di idee da portare sulla scrivania del sindaco, ma occorre un maggiore coinvolgimento e una discussione aperta sui problemi”.

I problemi sarebbero anche di carattere legislativo, se è vero che sarebbe necessaria un’ordinanza sindacale più incisiva che non si fermi cioè alla semplice sanzione – ad esempio nel caso del contrasto al fenomeno della prostituzione – ma che preveda anche il sequestro del denaro provento dell’attività di meretricio: “Mongelli e Arcuri illusero i cittadini dicendo che si sarebbe risolto il problema di ubriaconi molesti e prostitute sul viale della Stazione. Noi le multe le abbiamo fatte, ma il problema è rimasto” affermano.

Altra questione è come il primo cittadino intenderà spendere il milione e 700mila euro del Patto per le Città. Nell’agenda delle priorità – secondo Berardino – c’è quella del sistema di videosorveglianza “utile per le rapine ma anche per le indagini relativi a incidenti stradali mortali”. Altra, ancor più importante, è la soluzione ai problemi più volte denunciati di radio e di auto vecchie di vent’anni, che spesso non permettono una regolare ed efficace attività degli agenti della Municipale.

Diverso invece il discorso della dotazione delle armi. Sono 15 le pistole, di cui sette in via d’assegnazione, finora utilizzate dai vigili impegnati nei servizi di scorta all’ex sindaco Mongelli, e che per questo non hanno avuto alcun riscontro o riflesso sulla città: “Non siamo contrari all’armamento, ma la 16esima pistola comporterebbe la messa in piedi dell’armeria, pari ad un costo di 70mila euro” prosegue Stefano Berardino della UIL Funzione Pubblica – che conclude – “Landella ascoltaci almeno tu, non fare come Mongelli”.

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