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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Processo Landella & Co.: rinviati a giudizio l'ex sindaco e la moglie, Iaccarino e altre nove persone

Sono stati rinviati a giudizio nell'ambito della indagine su episodi di presunta corruzione, concussione e pecualo. La maxi-inchiesta, diretta dalla Procura di Foggia, fonda su una lunga serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, nonchè sulle accuse dell’ex presidente dell’assise comunale

Franco Landella, Leonardo Iaccarino, Daniela Di Donna, Paolo Tonti, Dario Iacovangelo, Antonio Capotosto, Giuseppe Melfi, Francesco Landini, Giada Pirazzini, Donatella Iaccarino, Giuseppe e Potito Casparrini, sono stati rinviati a giudizio nell'ambito della indagine su episodi di presunta corruzione, concussione e pecualato.

La maxi-inchiesta, diretta dalla Procura di Foggia, fonda su una lunga serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, nonchè sulle accuse dell’ex presidente dell’assise comunale. Il dibattimento comincerà il 15 marzo 2023.

Emessa la sentenza di non luogo a procedere per gli ex consiglieri comunali Lucio Ventura, Consalvo Di Pasqua e Pasquale Rignanese. Avevano patteggiato Marianna Tucci (1 anno e 3 mesi) e Davide Saurino (1 anno).

Il commento degli avvocati Curtotti e Ciarambino

Così come era stato riportato nella richiesta di rinvio a giudizio, formulate dai pm Bray e Infante, l'ex sindaco di Foggia, “abusando della sua carica” di sindaco, avrebbe richiesto la somma di 500mila euro prima, accomodata in 300mila poi, ad un imprenditore locale interessato a subentrare nell’appalto milionario, ben 53 milioni, avente ad oggetto il project financing per i lavori di riqualificazione ed adeguamento degli impianti di pubblica illuminazione nel Comune di Foggia. In quell’occasione avrebbe prospettato in maniera veemente di avere il potere di "poter mandare tutto all’aria”. Landella si sarebbe recato presso l'abitazione di Luca Azzariti, agente per conto della società Gi.One spa, prospettandogli, appunto, di poter "mandare a puttane" tutto, "evidenziando talune criticità che potevano precludere il buon esito dell'operazione economica". In qualità di sindaco di Foggia avrebbe compiuto "atti idonei diretti in modo non equivoco a costringerlo a consegnargli il denaro".

Dall’attività investigativa era emerso anche che l’ex primo cittadino avrebbe ricevuto dall’imprenditore locale Paolo Tonti la cifra di almeno 32mila euro per il voto favorevole alla deliberazione per la proroga del programma di riqualificazione urbana cui era interessata la Tonti Raffaele Coer srl. (imputato per il delitto p. e p. dall'art. 321 c.p. in relazione all'art. 319 c.p.)

Dalle indagini era emerso che parte della somma corrisposta, sarebbe stata poi consegnata da Landella, con la collaborazione di sua moglie (all’epoca dipendente pubblico addetta all’ufficio di gabinetto) ad alcuni consiglieri comunali, in due tranche di 2mila euro ciascuna, per il voto favorevole all’accapo espresso nella seduta del Consiglio comunale del 21 luglio 2020. 

“Il voto favorevole alla proroga del termine originariamente stabilito per il programma Tonti Raffaele Coer Srl costituiva un atto contrario ai doveri d’ufficio perché la compravendita del detto voto vincolava l’azione amministrativa al rispetto del pactum sceleris con il privato, sottraendo la predetta azione all’osservanza delle regole del buon andamento e dell’imparzialità che devono governare l’attività discrezionale della Ps e comportando la piena accondiscendenza verso l’interesse privato, con rinuncia al perseguimento di quello pubblico e ad una corretta comparazione degli interessi coinvolti” si evidenzia. 

Insieme a Franco Landella, tra gli indagati per il delitto p. e p. dagli artt. 110 e 332 ultimo comma c.p., c'è Michele De Carlo (la cui posizione è stata stralciata per motivi di salute). Il primo in qualità di sindaco e il secondo quale intermediario tra Landella e uno dei vertici della 'Go for gree' interessata al project financing relativo alla pubblica illuminazione, in concorso tra loro e con altri, lo avrebbero sollecitato a promettere loro circa un milione di euro affinché il Comune individuasse la società quale soggetto promotore e attuatore del project financing. 

Rinviato a giudizio anche Giuseppe Melfi, indagato insieme a Leonardo Iaccarino, per il delitto p. e p. dagli artt. 110, 319 e 360 del c.p.. In qualità di presidente del Consiglio comunale e di ex dipendente comunale addetto alla conduzione dell’azienda agricola Masseria Giardino, Iaccarino e Melfi avrebbero accettato da Francesco Landini, dapprima le promesse di 5mila euro a Iaccarino, 4mila euro a Melfi, più di 2mila litri di gasolio agricolo, e, successivamente, ricevuto parte delle predette utilità.

I due pubblici ufficiali avrebbero ricevuto il denaro “per influenzare gli uffici comunali affinché l’istanza di liquidazione per un importo di 26mila euro che sarebbe stata avanzata dall’impresa della moglie di Landini per una fornitura di fitofarmaci, “fosse imputata ad una determinazione di spesa del 6 giugno 2019, che, invece, autorizzava l’acquisto di fitofarmaci solo fino a 6800 euro e, inoltre, affinché in tal senso accelerassero i tempi necessari per la predetta liquidazione e il successivo pagamento (Landini è imputato per il delitto p. e p. dall’art. 321 c.p. in relazione all’art. 319 c.p.).

Leonardo Iaccarino e Antonio Capotosto sono stati rinviati a giudizio per il delitto p. e p. dagli artt 56, 110, 319 quater c.p, "perché abusando della qualità e dei poteri inerenti l’ufficio di presidente di Consiglio e di consigliere comunale" il 27 novembre 2020 avrebbero cercato di indurre il presidente della società cooperativa San Giovanni di Dio, a dare o promettere 20mila euro a favore dei due, in relazione al riconoscimento di un debito fuori bilancio nei confronti della cooperativa.

Leonardo Iaccarino per il delitto p. e p. dall'art 314 c.p. perché il 29 settembre 2020 avendo in possesso o comunque la disponibilità, per ragioni del suo ufficio, di due termoscanner e due confezioni di gel igienizzante che gli erano stati consegnati da una farmacia fornitrice del municipio, se ne sarebbe appropriato consegnando un termoscanner e un flacone di gel alla moglie e un altro a un'amica, per un valore complessivo di 200 euro.

Nella lente dei pm era finita anche la cifra con la quale Iaccarino avrebbe proceduto all’acquisto di numerosi oggetti presso la ferramenta Casparrini: si tratta di una levigatrice, un paio di scarpe, un bidone di vernice, quattro confezione di impregnanti, della carta vetrata, dei tasselli per il cemento, di bombolette di vernice spray, di prese boch, di targhette portachiavi, di torce grandi, di barattoli di vernice, di contenitori di plastica, di un seghetto, una pompa professionale per sturare i tombini, un bancale composto da 66 sacchi di pellet per un importo complessivo di 3956.18 euro (fatti commessi dal 13 ottobre al 16 novembre 2020). 

Risultano, i titolari, Giuseppe e Potito Casparrini, altresì indagati per il delitto p. e p. dagli artt. 110, 81 e 314 c.p, perché in concorso tra loro e con Leonardo Iaccarino, "su indicazione di quest'ultimo", avrebbero imputato al Comune di Foggia, la spesa che Iaccarino avrebbe effettuato per scopi personali, indicando - quali causali delle compravendite - operazioni commerciali relative a forniture di beni. 

Rinviata a giudizio anche la sorella di Iaccarino, perchè lei e la moglie dell'ex presidente del Consiglio comunale, lo avrebbe istigato all'accquisto di decorazioni e suppellettili con i soldi del Comune, indicati come fornitore di beni del Comune quali causali delle compravendite.

Rinviata a giudizio anche l'amica di Iaccarino, Giada Pirazzini. L'ex presidente della massima assise comunale, si sarebbe appropriato di 525 euro delle casse comunali, per l'acquisto di due cartucce per stampe, due mouse, un mousepad, di casse acustiche e di una stampante che in parte teneva seco e in parte consegnava all’amica, la quale avrebbe concorso con lo Iaccarino "dapprima istigandolo all’azione appropriativa, poi facendo si che la merce fuoriuscisse dall’esercizio commerciale senza alcun pagamento e quindi ricevendo in consegna dallo Iaccarino il bene richiesto".

Sempre l'amica di Iaccarino, avrebbe indicato sette libri della saga di Harry Porter e istigato Iaccarino a comprarli. L'ex presidente del Consiglio comunale di Foggia, è imputato per altri analoghi motivi, perché ad esempio, sempre con il soldi del Comune di Foggia, avrebbe acquistato prodotti di cancelleria, uno zaino, penne, righelli, colla, squadre e un raccoglitore, che avrebbe poi consegnato alla sua amica. O tre accessori per cellulare o più zaini per sé e per terzi, di due confezioni carte da gioco ‘Canasta’, tre power bank e otto penne, di alcuni testi scolastici per i propri figli.

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